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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

giovedì 18 febbraio 2016

MORTE AL LUPO! RITORNO AL MEDIOEVO prima parte


E’ tornato il tempo della “caccia al lupo”, un’isterìa scatenata dalla valanga di menzogne tuffate nel mare di ignoranza che ormai nutre la politica, la mediatica e l’incultura di questo povero Paese, capace di autodistruggersi giorno dopo giorno. Sono tornate in auge le vecchie favole del “lupo cattivo”, dei ripopolamenti di belve lanciate dagli elicotteri, dell’invasione di torme di predatori scatenati, sufficienti a giustificare le corse alle sparatorie senza limiti. L’ultima “perla” è stata offerta alla Televisione da “Le Jene”, con un incredibile servizio televisivo che conferma, per chi ancora ne dubiti, l’incessante dominio dell’analfabetismo ecologico nazionale. Ma il Gruppo Lupo Italia si ribella, protesta a nome dei lupi italiani e dei cittadini ancora in grado di ragionare con la propria testa: e ha scritto lettera aperta, che qui riportiamo per intero.

Care Jene, Cara Jenner, carissimi mezzi di (dis)informazione,
credete davvero che il tema del ritorno del lupo vada affrontato con il metodo della “caccia alle streghe”? Nessuno vi aveva mai parlato dell’Operazione San Francesco, che mezzo secolo fa aveva salvato il
Lupo italico. (foto dal web)
lupo appenninico dall’estinzione? Non pensate che i grandi predatori svolgano un ruolo essenziale nell’ambiente naturale, contenendo l’eccessiva espansione degli erbivori e tenendoli in continuo movimento?
Anziché affogare nel consueto “analfabetismo ecologico” che ispira oggi la politica e la (in)cultura prevalente, non sarebbe meglio approfondire un poco gli equilibri dinamici dell’ecosistema, in cui le uniche storture sono i goffi e disordinati interventi dell’uomo?
Certo, dobbiamo concedervi qualche attenuante. Perché se a scuola nessuno insegna l’ecologia (e si bandiscono anche musica, lingue antiche e storia dell’arte), il futuro di un popolo di cementificatori, trivellatori, inquinatori, massacratori di alberi e foreste, sarà bello che segnato. Del resto si sa bene che, come sancisce un manifesto sottoscritto da 500 scienziati europei, ormai “la politica ha scelto l’ignoranza”. E’ più comodo, o meglio consente di fare sempre e comunque i propri comodi. E poi, diciamolo: la vostra bibbia sono alcuni splendidi piani di azione per il lupo, dove si sposano le lungimiranti strategie del ministero dell’ambiente (venatorio) e le tattiche accademiche da “lupomat” (vale a dire, il lupo visto come bancomat per attingere sempre e comunque a nuovi fondi). Né mancano a vostro conforto sproloqui di certe associazioni parambientaliste filo-venatorie… Così il vostro credo insegna che la povera Italia sia invasa da migliaia di lupi ferocissimi (che però non hanno ancora prodotto neanche la millesima parte di morti e feriti del glorioso esercito di fucilieri). E prescrive rimedi da squartatori, facendo tacere chiunque dissenta. Ma non vi avevano raccontato che invece a Yellowstone, dopo il ritorno del lupo, la natura è rifiorita grazie alla cosiddetta “cascata trofica”? Perché, dicono, quanto più l’ecosistema è in movimento, tanto più la biodiversità se ne avvantaggia…
In Italia, invece, stiamo ripiombando precipitosamente nel Medioevo. Si rispolvera la vecchia leggenda extra-metropolitana dei lupi siberiani lanciati da aerei ed elicotteri (magari col paracadute?), si alimenta con ogni mezzo la paura del diavolo-lupo. Grazie alla combutta tra ignoranza e malafede, si mescola il sacro con il profano: ai branchi di autentici lupi, si sommano incoscientemente le legioni di ibridi, e di cani ranndagi, vaganti e inselvatichiti, che non vivono certo di aria e di erbe selvatiche, ma qualche danno al bestiame domestico lo producono, o no? Per non parlare poi dei cani lupi da compagnia, frutto di incroci con i lupi della Cecoslovacchia, venduti a caro prezzo ma poi spesso abbandonati perché voraci e pericolosi. Tutto colpa davvero del lupo cattivo, oppure di quell’uomo sapiente che oggi anela a distruggerlo?
Un dubbio ci arrovella, un quesito più penetrante sorge spontaneo.
Manifesto del Gruppo Lupo Italia
Dunque il futuro della società umana verrà assicurato solo sterminando tutti gli animali e annientando le forze della natura con cui non sappiamo convivere? Morte ai grandi predatori della terra, come orso lupo lince, e poi leone tigre leopardo ghepardo giaguaro, e poi delle acque, come squalo orca sula cormorano? Lasciamo perdere poi a piccola fauna, perché lo sterminio degli insetti e delle api sembra deciso da un pezzo. Quanto alle minoranze etniche, stiamo già facendo il possibile. In pratica, ci prepariamo a un bel futuro da grande sparatoria, sempre e dovunque (al diavolo le regole!), per migliorare la nostra qualità di vita. Sparare ai lupi perché sono troppi. E poi anche ai caprioli e ai cinghiali, perché aumentano a dismisura. Incrementare predatori ibridi, e ripopolare di porcastri, perché la giostra delle doppiette e degli affari in nero non abbia a cessare, ma punti gloriosamente sempre più a crescita e sviluppo, le due parole magiche.
E sia consentita un’ultima domanda. Nelle dilaganti inchieste contro la natura matrigna, non punge il vago sospetto che dietro alla fiera dei fucilieri giustizieri e al festival delle libere sparatorie non covino magari anche gli interessi delle industrie armiere? Quelle che facevano, e fanno ancora, lauti affari con il commercio degli ordigni di morte, dalle mine anti-uomo ai giocattoli esplosivi, dai fucili di precisione ai missili, dalle pistole alle mitragliette, fino a ogni varietà di bombe e proiettili… Ma forse questi sono solo cattivi pensieri momentanei, da scacciare lontano.

Una cosa però resta certa. Proprio la stessa Italia, che mezzo secolo fa sbalordì l’Europa, salvando quel lupo appenninico, che poi riconquistò la Francia (Bonne nouvelle, le loup revient! = Buone notizie, il lupo ritorna!, titolava il settimanale L’Express), sta ora cambiando rotta. E ha deciso di conquistare il primo posto internazionale non solo in materia di corruzione, evasione, sfacelo del territorio e pagliacciate, questo forse non era sufficiente. Vuole anche mettere a ferro e a fuoco tutto ciò che resta, o che tentava di risorgere, della vera natura. 

Segreteria Gruppo Lupo Italia

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