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Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

venerdì 17 marzo 2017

Una provocazione (O forse no!)


Qualche giorno fa, in occasione di una gita escursionistica in uno dei paesini che si affacciano sul Lago di Como, mi sono imbattuto nell’Orrido di Bellano:  luogo tanto decantato e famoso in Lombardia come uno dei canyon più belli e suggestivi che bisogna assolutamente visitare.

Cartelli pubblicitari che indicano l'Orrido di Bellano (Ph Pisarra)
Grandi cartelli informano e guidano il visitatore verso l’ingresso posto alle spalle di un edificio di stile antico  che un tempo ha ospitato un cotonificio.
L’ingresso è a pagamento, 4 euro a persona, ed è gestito dalla Pro Loco.
La gola è attraversata dal Torrente Pioverna e la peculiarità dell’Orrido sta nel fatto che lo si può percorrere per un tratto utilizzando un camminamento di poche centinaia di metri particolarmente suggestivo.
Al cancello d’ingresso accoglie i visitatori un gabbiotto con l’ufficio informazioni e la cassa; subito dopo c’è un piccolo spazio con cinque pannelli che spiegano, in sintesi, l’evoluzione geologica della Valle, la formazione dell’Orrido e la rete dei geositi in Lombardia.

I
Orrido di Bellano, ingresso, biglietteria e pannelli illustrativi
(Ph. Pisarra)
l primo tratto (circa 30 metri) lo si percorre su una passerella in metallo che costeggia la condotta dell’acqua  indirizzata verso una centrale idroelettrica; si prosegue e, oltrepassato un primo ponte, tramite una rampa di scale si giunge in un primo spazio con splendida vista sulla forra.
 Si prosegue su per un’altra scalinata, un secondo piccolo camminamento su passerelle infisse nella roccia, quindi, si arriva su un terrazzino con veduta panoramica e … si torna indietro!
Tutto qui!



Tempo impiegato: meno di quindici minuti andata e ritorno, alla modica cifra di “soli” quattro euro.

Mi sorge spontanea la riflessione: se dovessimo fare una cosa del genere sul Raganello quanto bisognerebbe esigere?
Orrido di Bellano. Camminamento all'interno del Canyon. (ph Pisarra)
E qui vengo alla provocazione, non prima di aver fatto una premessa: non sono mai stato d’accordo sul  far pagare un biglietto d’ingresso per poter godere delle nostre bellezze naturali, storiche e architettoniche.

Ho sempre pensato, e ne resto fortemente convinto, che l’uso del bene naturale può fare da MOTORE DI AVVIAMENTO per altre attività, queste sì, da pagare per poterne usufruire.
Per anni il Raganello ha fatto conoscere Civita e il Pollino nel mondo.

Dallo spoglio di un vecchio quaderno delle firme, conservato presso il Museo etnico di Civita, si notano nomi di visitatori provenienti dal Giappone, dalla Russia, dagli Stati Uniti, dal Canada; oltre che da tutti i paesi europei e, per la stragrande maggioranza, dalle località italiane: il lavoro che abbiamo fatto in tanti anni nella promozione del territorio ha dato i suoi frutti.

Perfino una agenzia di Marketing ha certificato che le parole più conosciute sono: il Ponte del Diavolo, il Canyon del Raganello e molto dopo, il Pino loricato. Possiamo dire che il Parco nazionale del Pollino “campa” ancora su questi allori.
Oggi, dopo aver visto, l’Orrido di Bellano, ho cambiato idea.
Per due ordini di ragioni.
La prima.
Le migliaia di visitatori che ogni anno giungono attratte dalle immagini della natura del Raganello non portano nessun beneficio alla comunità. Anzi sono di disturbo e nuocciono: inquinano, schiamazzano, si limitano a un semplice approccio alle Gole, o a una escursione più o meno lunga, più o meno faticosa e... vanno via.
A parte un ritorno economico per le guide, non rimane nulla nella comunità. Il rapporto costo-benefici è in netto svantaggio per l’economia locale. Anche se le strutture ricettive fanno il pieno, non tutti gli avventori visitano il Raganello. Nessuno versa un obolo al comune, che, in compenso, ha l’onere della pulizia, della manutenzione della viabilità, della sicurezza e della vigilanza.
A questo punto si può iniziare a pensare di introdurre la tassa di soggiorno.
Orrido di Bellano. reti di protezione (Ph Pisarra)

Ma il mio ragionamento è un altro. Finora il Raganello e le sue gole sono state a esclusivo appannaggio di un segmento ben preciso di visitatori. Anche se un piccolo passo avanti si è fatto con l’introduzione di un servizio navetta che consente di raggiungere il Ponte del Diavolo comodamente, seppure in modo chiassoso e inquinante. Anche in questo caso senza alcuna entrata per il Comune o l’Ente Parco. Il limitato spazio temporale che permette la percorrenza delle Gole è logicamente collegato con la stagione e le condizioni meteo. Di conseguenza abbiamo la presenza di molte persone in un arco di tempo molto ridotto: circa tre mesi all’anno, con la conseguenza che in alcuni giorni d’agosto orde di persone chiassose e schiamazzanti percorrono il tratto basso del torrente senza alcun riguardo per l’ambiente, la fauna e la flora del luogo.
Sembra di essere al luna park o meglio in una delle tante strutture di acqua plan dove è ammesso gridare, sbattere qualsiasi cosa in acqua e lanciare urli da stadio, perché non esiste nessun servizio di vigilanza da parte delle autorità del Parco e del Comune.
In sintesi: non si rispetta il luogo proprio perché non si pagaun costo aggiunto per la bellezza del luogo oltre al prezzo del servizio e si massificano i danni in un “mordi e fuggi” che negli ultimi anni sono sempre più evidenti.
Penso che si debba mettere mano a questa deriva prima che sia troppo tardi.
Urge, con grande premura, porre mano a quel regolamento del quale si parla da anni, ma che ancora non esiste.
E qui l’esperienza dell’Orrido di Bellano viene in mio aiuto, per gestione e tempistica:
L’Orrido di Bellano è gestito dalla Pro Loco, esiste un ufficio informazioni turistiche, c’è un orario e un periodo di apertura.
Per il Raganello da anni si rimpalla la decisione su chi e come debba essere stilato il Regolamento di accesso, chi possano essere gli accompagnatori e quali le condizioni di ingaggio.
Orrido di Bellano. Un'altra immagine della passerella.
(Ph. Pisarra)
Con la conseguenza che ci tocca assistere a come questo bene si stia sempre più deteriorando: spesso vediamo orde di gente che bivacca, prende il sole, cucina, mangia e … ascolta la radio ad alto volume, non curandosi per niente del luogo.
Un giorno mi è capitato, mentre risalivo la fiumara nei pressi dell’ex ponte provvisorio, di vedere l’acqua colorata di rosso e trasalii pensando a chissà quale terribile delitto fosse stato commesso a monte.
Risalendo la corrente con molta celerità, ben presto mi si svelò l’arcano: qualcuno aveva abbandonato decine di angurie che la corrente del Raganello aveva provveduto a rompere.
Una questione importante è la sicurezza offerta dagli accompagnatori. Per carità, sono tutti ottimi professionisti che hanno una solida formazione maturata tra le fila del Soccorso Alpino e delle Guide del Parco. Tuttavia questi soggetti non sono abilitati a guidare persone in ambiente di forra dove è previsto l’uso di corde, imbraghi e discensori per affrontare i vari salti. 
Questo compito spetta solo ed esclusivamente alle guide alpine abilitate per questo e che in Calabria… non esistono.
Più volte ho suggerito ai vari sindaci succedutisi nel governo di Civita e di altri paesi del Parco, di individuare almeno quattro giovani ai quali far seguire un corso specifico là dove sono attivati, sulle Alpi o sul Gran Sasso.
Mille promesse e mai nulla di concreto con il risultato che gli accompagnatori – oltre ai “fai da te” – sono fuori legge. Se accadesse un incidente grave le autorità chiuderebbero le Gole e sarebbe la fine per il turismo e l’economia civitese.
Orrido di Bellano. Passerella di veduta del canyon del Pioverna. Ph Pisarra)
Una seconda questione:
la comunità civitese è stata sempre avanti nel pensare che la soluzione per arginare la fuga dal paese fosse un uso corretto e sostenibile del proprio patrimonio.
Qualche volta ha pensato davvero in grande, forse troppo: per esempio con il progetto della costruzione di una funicolare che collegasse il Raganello con il centro abitato oppure di una funivia che unisse il paese con la cima della timpa del Demonio, con tutti i servizi annessi come un’area di svago sulla sponda sinistra dell’alveo fluviale o un rifugio-belvedere sulla vetta.


Progetti che sono falliti miseramente per le varie congiunture politiche.
Oggi, per tornare al nostro ragionamento, il paese e la comunità hanno bisogno di guardare avanti con occhi più attenti alla conservazione del proprio patrimonio naturale, perché conservare, e conservare bene, significa aumentarne il valore.
Per questo è necessario un Regolamento di fruizione del Raganello, che preveda – tra l’altro – il numero chiuso giornaliero, l’accompagnamento da parte di personale qualificato e preparato, orari precisi, condizioni e attrezzature adeguate e il pagamento sì di un contributo all’Ente gestore, sia esso il Comune o l’Ente Parco.
Orrido di Bellano. La condotta forzata "esce" dalla Gola. (Ph Pisarra)
Accanto a questo Regolamento, per estendere il periodo di fruizione che non si limiti solo al periodo estivo e per ampliare la fascia di fruizione a più tipologie di persone, si potrebbe pensare a un camminamento come quello dell’Orrido di Bellano che potrebbe avere il suo ingresso dalla Filanda Filardi e, attraverso vari step, raggiungere l’ex Ostello della Gioventù.
Avremmo così un flusso controllato, altri escursionisti meno allenati che si unirebbero a quanti vogliano cimentarsi nel torrentismo puro, la fruizione della filanda, del suo museo e dei suoi servizi.
Otterremmo anche un tempo di permanenza maggiore nel territorio con conseguenti maggiori introiti per la comunità.


martedì 14 marzo 2017

Leader, emigrazione, giovani e ambiente

Se non abbiamo a livello nazionale leader in grado di capire verso dove vada la società italiana, figurarsi se queste guide si possono trovare a livello regionale.
Riflettevo su questo semplice principio leggendo due lettere di giovani ingegneri inviate rispettivamente al Presidente della regione Basilicata e al popolo calabrese.
Forse per la Calabria è “normale” continuare a emigrare. Oserei dire che abbiamo nel nostro DNA il gene dell’emigrazione o forse della fuga dai nostri paesi e dalla nostra regione.
Priorità per i cittadini calabresi (fonte: Corriere Calabria)
Anche perché delle tante promesse, fatte dai vari governi che si sono succeduti dal Dopoguerra a oggi, molte sono state disattese e quindi hanno aperto, qualora fossero mai state chiuse, le porte alla nuova emigrazione.
Nuova perché oggi parte anche chi ha terminato gli studi e non trova nella propria regione alcuna possibilità di impiego, con la conseguenza che emigrano non solo braccia, ma anche “cervelli”.
Per la verità è già da tempo che esportiamo conoscenze e professionalità per il solo semplice fatto che se un giovane frequenta facoltà come “Ingegneria elettronica delle nanotecnologie” è gioco forza che questa persona, alla fine del percorso di studi, sia costretta a emigrare.

A questo proposito mi ha colpito la lettera, pubblicata sul Fatto Quotidiano, di un giovane ingegnere di Castrovillari, laureatosi con il massimo dei voti presso l’Università della Calabria, emigrante in Svizzera, che non manca di lodare la scuola pubblica italiana e i suoi insegnanti, ma che esorta i giovani a andare via perché il Meridione NON OFFRE, e non sarà in grado di offrire a breve e medio termine, lavoro e occupazione.
In questa lettera, il giovane racconta la relativa facilità all’assunzione che hanno molte strutture pubbliche e private all’estero rispetto al nostro paese.
Questo perché in Calabria – a parte i lavori dell’ammodernamento dell’autostrada – non ci sono in vista nuovi cantieri in grado di dare lavoro a qualche migliaio di persone.
Diversa è la situazione lucana.
Tra petrolio e acqua in Basilicata ci sarebbero i presupposti per l’attivazione di tantissime possibilità di lavoro, se non ci fosse l’incapacità governativa a trattare e ad avere un proprio forte ruolo con le multinazionali dell’oro nero.
Infatti, un altro giovane ingegnere – nella lettera indirizzata al presidente della regione Basilicata - si lamenta della realtà lavorativa in cui è collocata la forza lavoro nel contesto regionale.