Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

domenica 27 settembre 2015

Emanuele sta camminando sulla Via Francigena in Valle d'Aosta



La via francigena in Valle d'Aosta (in rosso); in giallo il tratto
percorso da Emanuele Pisarra

Mi è sempre piaciuto camminare.
Ancor più se su un percorso storico, dove hanno camminato per migliaia di anni i nostri antenati, con l’augurio che la mia testimonianza possa essere da sprone per coloro che si accingono ad intraprendere un sentiero e, magari, non sono ancora sicuri del percorso.
 Questa volta mi sono cimentato con la VIA FRANCIGENA nel tratto che interessa la Valle d’Aosta.
Complice il mio amico e mentore Enea Fiorentini, massimo conoscitore della Via in Valle, oltre ad essere colui che ha tracciato gran parte della strada fino a Roma.
Desideravo farlo da tanto tempo.
Ancora prima del Cammino di Santiago.
Infatti, Enea mi aveva invitato all’inaugurazione del tratto valdostano già nel 2008; una serie di problemi di famiglia mi hanno fatto desistere.
 L’occasione si è concretizzata in vista dell’expo 2015.
Mi sono detto che dopo una settimana a contatto con migliaia di persone una "buona" camminata impegnativa, salutare e disintossicante ci starebbe "a fagiolo."
Lultima domenica di settembre mi vede in treno verso la Valle d'Aosta.
Le notizie non sono buone: il Passo del Gran San Bernardo è chiuso a causa del maltempo. 
Bisogna iniziare il cammino da Aosta.
Bene.  

 


 

sabato 26 settembre 2015

Semplicemente geniale!

 Tre cose meritano un salto ad Expo 2015, prima della imminente chiusura.

Una sezione del padiglione Italia (foto di E. Pisarra)
Per prima cosa il Padiglione Italia. Anche se scontato per le informazioni semplici, di base e piene di luoghi comuni, merita la visita perché sintetizza in modo mirabile, scenico, pieno di effetti speciali la nostra nazione.

Spettacolari immagini (a noi italiani note, almeno lo spero) di montagne, monumenti, paesaggi.
Riflesse in un sistema di specchi per cui il visitatore si trova immerso nelle nuvole che sorvolano il Monte Bianco, le grandi praterie alpine; la luce splendida che mostra il Duomo di Milano, la chiesa di San Francesco ad Assisi e tantissime altre località famose in Italia. Manca quella che noi classifichiamo come Italia minore, ma tant’è, nell’immaginario collettivo l’Italia è i classici monumenti e quindi non c’è spazio per questi altri tesori.
Una scultura del Mantegna
 (foto di E. Pisarra)
Secondo luogo per eccellenza è il padiglione Eataly dove in un’ala del piano superiore è ospitata la mostra curata da Vittorio Sgarbi: i Tesori d’Italia. Semplicemente unica e magnifica, giusto per dare una testimonianza dell’immenso patrimonio artistico che possediamo.
Ovviamente in questo padiglione si possono assaggiare i migliori piatti della cucina regionale italiana curati da chef stellati di notevole spessore: unico problema, troppo cari.
Una visita merita il padiglione zero. Il primo per chi entra dall’ingresso Ovest di Triulza.
Una spettacolare genesi dell’uomo che dalle caverne, passando per l’era pre e post industriale, è arrivato ai nostri giorni. Vi invito in particolar modo a soffermarvi (se potete) a partire dalla clip presentata appena entrati e poi sull’ultima videata: tra i titoli di borsa che scorrono su una parete immensa guardate i monitor sulla sinistra dove appaiono scene in diretta delle maggiori televisioni degli stati cosiddetti ricchi.
L'albero della Vita
(foto di E. Pisarra)
Infine, l’immensa montagna di rifiuti prodotti ogni giorno ci ricordano che stiamo sprecando una smisurata quantità di cibo a discapito di quanti sul pianeta vivono con pochissimo: peccato che a questa montagna manchino gli odori: sarebbe stata un’altra cosa ricordare oltre alle macerie anche gli odori che producono queste montagne di cibo in decomposizione.
Infine, bisogna fermarsi ed attendere il buio per ammirare l’opera di Marco Balich che è l’ALBERO DELLA VITA.
Semplicemente geniale.
Un gioco di luci che si accende al ritmo di vari brani musicali è veramente uno spettacolo. Se poi a questo aggiungiamo anche l’acqua che scorre a getti verso l’alto, le foglie e i fiori che si aprono sul tronco dell’albero ci rendiamo conto che il genio umano (e italico) è in grado di pensare e realizzare cose che veramente stupiscono e mostrano le nostre capacità tecnologiche.
Sicuramente è l’opera più bella e interessante dell’intero evento.
Buona visita!




 



Expo 2015. Genio italico

Prima di andare all’expo 2015 come testimonial per il Parco nazionale del Pollino, selezionato dalla Federparchi, per conto del Ministero dell’Ambiente, mi ero fatto un idea dell’evento, attraverso la lettura di quotidiani e di servizi televisivi, alquanto dubitativa.
Sabato 19 settembre 2015. Visitatori di Expo sul Decumano
(foto E. Pisarra)
Nel senso che eventi di questa portata sono tutto tranne lo scopo per il quale sono stato pensati.
Se nutrire il mondo è lo slogan dominante, poi si nota che uno degli sponsor è una multinazionale delle bibite o degli hamburger o dei surgelati, allora vuol dire che qualcosa non funziona nella filosofia di base che tiene in piedi questi evento.
 Inoltre, abbiamo seguito con trepidazione le vicende legate alla scelta del luogo dove organizzare l’evento, la tempistica riguardante la costruzione dei padiglioni, i costi, i problemi legati ad eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata: tutte variabili che hanno messo in serio dubbio l’avvio dell’evento nei tempi previsti.
Tuttavia il genio italico, di fronte ad impegni di così vaste proporzioni, fuori dall’ordinario, si impegna allo spasimo e quindi riesce là dove nessun altro neppure lontanamente avrebbe preso in considerazione di metter su in pochi mesi quello che era previsto che si realizzasse in cinque anni.
Ma questo fa parte del Genio Italico.
Come tutti sanno l’evento partì con poco entusiasmo, ebbe uno sviluppo lento con grande paura di non riuscire nemmeno a coprire i costi di investimento ed, infine, ha avuto un record di presenze al punto che per visitare alcuni padiglioni è necessario fare una fila di diverse ore, per un massimo di sette, per vedere l’esposizione di alcuni paesi come il Giappone, gli Emirati arabi, il Kazakhistan e il Kuwait.
Veramente una marea di gente si riversa ai cancelli di ingresso.
Ancora di più se si tratta del fine settimana.
Infatti, il nostro padiglione (quello della Biodiversità), posto in fondo al decumano a partire dal cancello d’ingresso principale e dopo circa due km, in uno dei fine settimana ha raggiunto il massimo delle visite (4367 persone).
Poca cosa se consideriamo che in questo weekend sono entrati all’expo 250.000 visitatori.

Padiglione Biodiversità del Ministero dell'Ambiente.
(foto by E. Pisarra)
Vuol dire che meno del 2% ha visitato il padiglione della Biodiversità. Eppure in questo stand non c’era bisogno di fare la fila, le Guide ufficiali delle postazioni di accoglienza dei parchi calabresi sono state sempre pronte a dare qualsiasi informazione, il CFS, con la Cites sempre disponibile, anche con una esposizione molto “accattivante” (purtroppo) dato che mostrava molti oggetti ricavati dal traffico di animali protetti. Perfino un leopardo imbalsamato, oltre a scarpe, valigette, cinture, monili vari ricavati da pelli di pitone, zanne di elefante, carapaci di tartarughe: una vera e propria raccolta dell’orrore che mostra tutta l’aggressività dell’uomo verso altri abitanti del pianeta.
Eppure tutto questo non ha molto interessato il pubblico.
Come dire che la storia dei Parchi nazionali e delle aree protette non interessasse il visitatore dell’expo.
A questo punto viene da chiedersi: ma chi è il visitatore tipo dell’expo?
A mio avviso, per quel poco che ho potuto osservare nelle piccole pause di lavoro, il visitatore tipo ha preso l’expo come una GRANDE KERMESSE dove poteva passare una giornata, assaggiare del cibo, distrarsi e poi visitare uno o più stand di paesi stranieri con il segreto auspicio di poterci andare giorno.
 O magari visitare padiglioni di paesi lontani dove ha la certezza che – a meno di una super vincita della lotteria – non ha nessuna possibilità di andarci nel medio tempo.
Schermata di dati ambientali (foto di E. Pisarra) 
Invece, non ha visto il padiglione dei TESORI D’ITALIA, la magnifica raccolta di opere d’arte selezionate per regione da Vittorio Sgarbi.
Semplicemente stupenda!
Duecento opere d’arte uniche, rare, provenienti da chiese, musei, enti pubblici, date in prestito all’expo per farsi ammirare da tutti.
In questo padiglione non c’è stata quasi mai la fila.
Forse perché tutti conoscono il Mantegna, Mattia Preti e la pittura risorgimentale italiana.
Semplicemente non sono interessati. Punto e basta.
Allora questo evento mondiale a cosa serve?
Sicuramente non a dare una ulteriore conoscenza del sistema delle aree protette in Italia.
Pochissime persone non sapevano dell’esistenza dei Parchi nazionali.

Particolare della ricostruzione del villaggio (foto E. Pisarra)
Quasi tutti coloro che hanno ricevuto in dono la carta dei Parchi d’Italia ha mostrato di conoscere almeno di nome il Parco del Pollino. Sicuramente – in Calabria – il parco più conosciuto. Seguito a ruota dalla Sila e poi dall’Aspromonte; per quest’ultimo in molti sono rimasti fermi alle vicende dei sequestri degli anni ottanta e non si sono accorti che nel frattempo questa montagna fa parte delle aree protette d’Italia.
In questo difetta la pubblicità del ministero dell’ambiente che non investe molte risorse per far conoscere le aree protette in Italia.
Inoltre, la posizione infelice del Padiglione della Biodiversità posto in fondo al decumano, molto defilato, è stata meta di veri e propri appassionati, i quali, imperterriti sono venuti con determinazione a vedere questa esposizione.

Ingresso padiglione della Federparchi
(foto by E. Pisarra)
Mentre nessuno è capitato per caso e poi si è fermato a chiedere informazioni sulle aree protette.
 Anche gli eventi realizzati nella saletta a fianco vedevano la partecipazione di pochi eletti.
In questo qualcosa non ha funzionato. Nonostante l’impegno e gli sforzi della Federparchi, del Ministero dell’Ambiente, a mio avviso, la grande esposizione universale per le aree protette non è stata una grande opportunità. Anzi direi sicuramente che è stato un flop.
 Per fare un paragone ci sono stati molti più visitatori interessati ai parchi nelle passate edizioni della BIT rispetto ad Expo.
Anche se l’improvvisa accelerazione dell’ultimo mese potrebbe cambiare la carte in tavola.
Potrebbe!

Settimana dei parchi calbresi ad expo 2015

Un grande successo di pubblico e di soddisfazioni ha concluso  la settimana dei Parchi nazionali calabresi all’expo 2015.
Marco Brunetti, Angelita Bitonti ed Emanuele Pisarra.
L’iniziativa, realizzata dalla Federparchi, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e la sapiente regia dei tre enti di gestione delle aree protette calabresi e l’istituto Pangea, con la collaborazione delle guide Ufficiali Marco Brunetti e Angelita Bitonti ha raccontato le realtà dei parchi calabresi a un folto pubblico sia di italiani che di stranieri, oltre a tante scolaresche.
Infatti, la settimana dei parchi calabresi ha registrato il picco delle presenze al padiglione della biodiversità con il record di oltre quattromila visitatori in un solo giorno: primato mai raggiunto prima da quando è partita la kermesse dell’expo 2015.
Presto i dati forniti da Federparchi: 12282 visitatori, di cui 57 scuole e 716 cittadini stranieri interessati ai nostri parchi.
“Complimenti per la disinvoltura e la padronanza di linguaggio, del bagaglio di conoscenze delle relative realtà ed emergenze naturalistiche, storiche ed ambientali che le rispettive guide hanno saputo dare ai tanti visitatori che si sono alternati al nostro padiglione della biodiversità  - racconta Giampiero Sammuri, presidente della Federparchi”.

Il vice ministro Barbara Degani in visita al padiglione in
visita al padiglione biodiversità fotografata
 con Emanuele Pisarra
“I nostri Parchi sono uno scrigno di biodiversità che è sconosciuta a molti italiani, allorquando ritiravano dalle mie mani la carta dei parchi, preparata dalla Federparchi – racconta Marco Brunetti, Guida Ufficiale del Parco nazionale d’Aspromonte – in molti si informavano della realtà dei parchi calabresi, increduli, per esempio che il Parco del Pollino, fosse l’area protetta più estesa d’Italia; oppure che il territorio dell’Aspromonte, noto alle cronache per altre vicende, fosse anche governato sotto l’egida di un parco nazionale”.
Invece, Angelita Bitonti, guida Ufficiale del Parco nazionale della Sila, ha illustrato con dovizia di particolari gli ambienti alpini degli altopiani silani, la storia di questi territori e le bontà dei prodotti della gastronomia locale, in primo luogo della patata regina, orgoglio calabrese.
In un'unica parola: la biodiversità delle aree protette della Calabria.
Infine, la guida ufficiale del Pollino, ha illustrato con alcune sue immagini, scelte tra le tante del suo vastissimo archivio, la peculiarità  e l’aspetto imponente del pino loricato, del canyon del Raganello, dei paesaggi e della realtà storico-culturale delle comunità arbereshe del Pollino.
Inoltre, il padiglione della biodiversità ha più volte ricevuto la visita del vice ministro dell’ambiente, Barbara Degani, che si è complimentata con tutte le Guide, lo staff di Pangea e con la Federparchi per l’ottima accoglienza fornita ai visitatori, anche in lingua inglese e francese.
In particolar modo ha fatto i complimenti ad Angelita Bitonti, del Parco nazionale della Sila, “colta” in fragrante mentre teneva una lezione di educazione ambientale in tema di biodiversità ad una scuola lombarda.

Il vice ministro dell'ambiente Barbara Degani posa con le guide
ufficiali dei Parchi calabresi in occasione di una lezione di
educazione ambientale
 
Grandi parchi, splendidi paesaggi, accoglienza, disponibilità, professionalità: sono stati gli ingredienti di queste guide ufficiali  che hanno saputo fare squadra e dare il meglio di sé, consapevoli che la vetrina offerta da expo 2015 rappresenta una grande opportunità di incremento del turismo naturalistico nella nostra regione.






Tabella riepilogativa dei visitatori alla settimana dei parchi calabresi ad Expo 2015

data
totale
studenti
famiglie
stranieri
18/09/2015
985
150
779
56
19/09/2015
4361
0
4243
118
20/09/2015
2503
0
2290
213
21/09/2015
1134
232
780
122
22/09/2015
723
264
429
30
23/09/2015
1209
234
889
86
24/09/2015
1367
546
719
91
 
 
 
 
totali 12282 1426 10129 716