Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

lunedì 30 novembre 2015

No ai cambiamenti climatici.

In occasione della giornata per il Clima, anche dal Pollino è giunto un forte grido di attenzione verso questi fenomeni che a lungo sono stati ignorati.
Monte Pollino. Gruppo di manifestanti mostrano lo striscione di adesione alle 
giornate dedicate ai cambiamenti climatici di Parigi (Ph. di Emanuele Pisarra)
In questa splendida giornata di tardo autunno con la prima neve in quota, un gruppo di “temerari” è salito in vetta al Pollino per portare un messaggio ricco di speranza ai governati del mondo che da qui a qualche giorno si troveranno a Parigi a discutere di cambiamenti climatici e di come porvi rimedio.
Per la verità sono molto scettico su questo tipo di manifestazioni che sono sostenute dall’entusiasmo momentaneo da uno sparuto gruppo di persone che si prendono la briga di portare in cima ad una montagna uno striscione, srotolarlo per poter dire al mondo che anche da una sparuta cima del pianeta giunge un grido di attenzione al problema.
Emanuele Pisarra in cima al Pollino. 
La mia preoccupazione è dovuta, in primo luogo, alla mancanza di adesioni delle cosiddette autorità locali. Penso in primo luogo alle autorità del Parco alle quali – pare – non interessino le sorti del Pianeta.
Come dire che: tanto il problema dei cambiamenti climatici e le loro conseguenze se avverranno (se accadranno) noi non ci saremo e quindi meglio preoccuparsi del “momento” piuttosto che stare a pensare a questi fenomeni proposti dai soliti “catastrofisti”.
Forse hanno ragione!
Tuttavia chi non ha una visione del fenomeno non capisce a cosa andiamo incontro.
I presupposti di questo incontro mondiale sul clima sono buoni; già solo per il fatto che i potenti del
Monte Pollino. Escursionisti in cammino sulle prime nevi dell'anno
mondo si vedono è un grande evento.
In altre conferenze del passato molti stati hanno disertato i lavori.
È altrettanto vero che l’incontro di Parigi ha come motivazione ufficiale la riduzione delle emissioni di gas in atmosfera e quant’altro, ciò nonostante, anche alla luce delle tragiche vicende di Parigi, sicuramente le questioni climatiche passeranno in secondo piano rispetto alle questioni – per esempio – siriane e turche.
Non credo che questa sia la volta buona.

Lo voglio pensare!

sabato 28 novembre 2015

altri lupi uccisi

Altri due lupi trovati morti.
Questa volta il teatro del vile atto è la Val d'Agri.
Precisamente il Monte Raparo, dove, verosimilmente, si è trattato di un vile atto di bracconaggio e poi nei pressi di Pergola: in questo caso si è trattato di un incidente d'auto.


Continuo ad avere sempre forti perplessità sui lupi uccisi da automobili.
Tuttavia, la scommessa di far conviverei lupi e greggi all'interno di un parco sia completamente persa. Infatti, nonostante i continui appelli dei vari dirigenti degli Enti Parco, i lupi continuano a morire senza sosta.
Nonostante  gli sforzi prodigati dal Corpo Forestale dello Stato impegnati da anni ad indagare le motivazioni di questi atti nei confronti della fauna selvatica, non si riesce ancora a risolvere un problema che ormai si porta avanti da anni.

Sembra che il lupo e la pastorizia non possano convivere.
Il lupo al pari della pastorizia ha bisogno di interventi ed aiuti comunitari.
Anche se spesso le mandrie attaccate negli ultimi anni sono completamente incustodite per cui sono facile preda di attacchi da parte dei lupi che comunque devono pur cibarsi.

Infine, il lupo, è un opportunista: va dove sa che è più facile procurarsi da mangiare.
Se si guardassero meglio le mandrie forse non avremmo tanti danni da fauna selvatica.

Lupo ucciso sul Monte Raparo (foto dal web)
Tuttavia, visto che abbiamo deciso che la fauna selvatica è patrimonio della collettività è necessario ed urgente che i danni da essa causati sia a nostro carico.
Tempestivamente!
Ben vengano le varie iniziative già adottate in altri parchi; per esempio, la fornitura di cani da guardiania, oppure l'installazione di recinti elettrificati e, per ultimo, la costituzione del "gregge del parco" destinato a rimborsare gli allevatori che sono stati danneggiati da predazioni da parte del lupo: unico problema è la velocità del risarcimento.
Se si agisce con tempestività si evita di fornire "armi" ai detrattori dei parchi che trovano in quest'ultimi uno dei motivi dell'aumento dei lupi.

venerdì 27 novembre 2015

Marcia Globale per il Clima - Manifestazione sul Pollino (domenica 29 novembre)

Programma

Località Piano di Visitone (Comune di Viggianello PZ), a 1400 m slm nel Cuore del Parco Nazionale del Pollino, in occasione della Marcia Globale per il Clima;
 – ore 09:30 - raduno dei partecipanti al Piano di Visitone; incontro-dibattito informale sugli effetti dei cambiamenti climatici sul territorio del Parco;
 – ore 10:30 - partenza del gruppo di escursionisti che compirà la salita al Monte Pollino per esporre lo striscione della manifestazione sulla vetta a 2248 m, accompagnati dalle Guide del Parco e dai Volontari del Soccorso Alpino.
La manifestazione continuerà al Piano con eventuali giochi e attività di animazione ambientale per i bambini, e passeggiate guidate per tutti nei dintorni (boschi e splendidi punti panoramici).
Si raccomanda un abbigliamento adeguato; siamo in montagna a fine novembre, con possibilità di trovare la località innevata.
In caso di innevamento, informarsi preventivamente sull'accessibilità dal versante calabro.

Partecipa alla Marcia Globale per il Clima sul Pollino per manifestare per il 100% di energie pulite, proteggere il futuro dei nostri figli e preservare per loro e per le generazioni future la bellezza dei paesaggi e la ricchezza di biodiversità del Parco, seriamente minacciate dagli effetti dei cambiamenti climatici.


Questo evento fa parte della Marcia Globale per il Clima. Il prossimo 30 novembre, leader politici da tutto il mondo si incontreranno a Parigi per iniziare i negoziati per il prossimo accordo sul clima. Per questo, il giorno prima, in tutto il mondo scenderemo nelle piazze e nelle strade per chiedere a ognuno dei nostri leader di impegnarsi a raggiungere il 100% di energie pulite. Insieme, possiamo spingere il mondo verso un accordo per il clima che rinunci all'energia inquinante e garantisca energie pulite per tutti. Scriviamo insieme un pezzo di storia!

Firmiamo la petizione sul CLIMA

Il buon esito della raccolta firme organizzata sul web da Mountain Partnership consentirà alla delegazione italiana di presentare la petizione in seduta plenaria

Mountain Partnership, l’organizzazione internazionale di cui fanno parte Stati, istituzioni pubbliche e private impegnate nello sviluppo sostenibile delle aree montane, ha lanciato una petizione per promuovere una maggiore attenzione sull’impatto del cambio climatico sulle montagne nell’ambito della prossima Conferenza sul clima di Parigi – la XXI Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici - in programma dal 30 novembre all’11 dicembre 2015.

La petizione chiede che le montagne siano adeguatamente incluse nei negoziati sul cambiamento climatico e nelle politiche di adattamento e mitigazione in ragione della maggiore fragilità degli ecosistemi montani.
Sottolinea l'importanza globale delle zone montane come riserve di acqua, di diversità culturale e biologica e fonti di prodotti essenziali per l'umanità nel suo complesso, e come luoghi di grande rilevanza spirituale, ricreativa, turistica e storica.

I mezzi di sussistenza delle popolazioni di montagna e la sicurezza delle comunità locali e dei visitatori sono a rischio a causa delle variazioni nelle precipitazioni, dell'aumento del numero di eventi estremi, lo scioglimento del permafrost, la distruzione delle foreste necessarie per la protezione dalle valanghe e per stabilizzare i versanti.

La delegazione italiana (Ministero Esteri ed Ambiente) ha garantito a Mountain Parnership che, a fronte di un importante numero di firme raccolte, presenterà la petizione in seduta plenaria alla conferenza di Parigi.

Per leggere e firmare la petizione, clicca qui.

mercoledì 25 novembre 2015

Mezzo metro sopra le nuvole

Qualche giorno fa, prima dell’arrivo del tanto annunciato “Missile Attila”, mi trovavo sulla cima del Cozzo Pellegrino.
Oltre ad essere la mia cinquantanovesima salita a questo picco, contavo le volte in cui la vista spaziava su tutto il versante tirrenico. Ebbene, solo cinque volte ho avuto il piacere di guardare oltre l’orizzonte delle cime vicine.
Oggi è uno di questi pochi giorni: le nuvole camminano, camminano ma non sovrastano le cime occidentali del nostro Parco.
Sembra come se ci fosse una barriera naturale 8e in parte lo è) che trattiene le nuvole pesanti, al punto che non riescono a scavalcare la barriera di roccia e si fermano, impotenti, svuotate, impossibilitate a proseguire il proprio cammino verso la Piana di Sibari.
E io sono sopra di loro. Lo spettacolo è, a dir poco, straordinario. Essere sopra le nuvole, vederle correre ai tuoi piedi, illuminate da un sole radente che stenta a penetrare nelle profondità dense, significa toccare il cielo con le mani.
Dalla cima del Cozzo Pellegrino. Le nuvole avanzano ... (Ph. di E.  Pisarra)
È un momento veramente magico. Chiedo al mio amico Pino di spostarsi sul crinale occidentale del Pellegrino, che, immerso nelle nuvole, sembra uno scoglio che emerge in un oceano bianco, irreale, silenzioso che ogni tanto appare e scompare nel mare di nubi bianche provenienti dal mare, dà l’impressione di essere la parte emersa di un grande promontorio conficcato nelle immensità della terra nascoste dalle nuvole.
Pino gesticola alla grande mentre la nuvola lo avvolge e lo isola come una piccola macchia nera che si agita nel movimento lento e inesorabile della perturbazione che si sposta lentamente verso oriente e poi si dissolve al calore della pianura.

Uno spettacolo indescrivibile, unico e magico che solo le alte cime possono mostrare.  

lunedì 23 novembre 2015

Protocollo di intesa CAI MIBACT


Qualche giorno fa è stato siglato l’ennesimo protocollo che il Club Alpino Italiano attiva con i diversi enti dello Stato.
Club Alpino Italiano
Questa volta l’intesa è stata firmata con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT) ed ha come titolo PROTOCOLLO D'INTESA PER LA V ALORIZZAZIONE DELLA RETE SENTIERISTICA E DEI RIFUGI MONTANI PER UN TURISMO SOSTENIBILE E RESPONSABILE.
Un altro successo che il nostro Sodalizio porta a casa.
Infatti, nonostante la questione della sentieristica, sia spesso interpretata “motu proprio” da molti enti, questo Protocollo che ha lo scopo di promuovere in ambito nazionale e internazionale la conoscenza e la diffusione dell'offerta di turismo sostenibile, rappresentata in particolare in ambito montano dalla rete sentieristica e dai relativi percorsi escursionistici e dalle proposte presenti nell' Allegato A[1];
b) valorizzare l'offerta di accoglienza dei rifugi montani collocati all'interno dei percorsi escursionistici, ai quali è affidato anche il ruolo di presidio culturale del territorio e delle popolazioni.
Inoltre è previsto la realizzazione del CATASTO NAZIONALE DEI SENTIERI la Segnaletica e la manutenzione della rete sentieristica.
Il Protocollo ha la durata di tre anni rinnovabili.




[1] L’allegato A prevede due tappe del Sentiero Italia che interessano il Pollino: da Piano di Lanzo a Morano Calabro e da Morano calabro fino a Madonna del Pollino.



Testo completo

CAI e MiBACT, ecco il testo del Protocollo d'Intesa firmato dal Ministro Franceschini e dal Presidente generale Martini

La firma del “Protocollo d'Intesa per la valorizzazione della rete sentieristica e dei rifugi montani per un turismo sostenibile e responsabile” è stato presentato e firmato il 30 ottobre 2015 a Roma.




La firma del Protocollo a Roma

Venerdì 30 ottobre 2015 a Roma il Ministro dei Beni e Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini e il Presidente generale del CAI Umberto Martinihanno sottoscritto il“Protocollo d'Intesa per la valorizzazione della rete sentieristica  e dei rifugi montani per un turismo sostenibile e responsabile”.
Ecco di seguito gli 8 articoli del Protocollo, l'intero documento comprensivo di premesse e allegati è scaricabile in fondo alla notizia.

Articolo 1 – Premesse e allegato
Le premesse e l'Allegato A costituiscono parte integrante e sostanziale del presente Protocollo d'intesa (vedi pdf in fondo alla notizia n.d.r.)


Articolo 2 – Impegni delle parti
Il presente Protocollo impegna le Parti a:
a) promuovere in ambito nazionale e internazionale la conoscenza e la diffusione dell'offerta del turismo sostenibile, rappresentata in particolare in ambito montano dalla rete sentieristica e dai relativi percorsi escursionistici e dalle proposte presenti nell'Allegato A;
b) valorizzare l'offerta di accoglienza dei rifugi montani collocati all'interno dei percorsi escursionistici, ai quali è affidato anche il ruolo di presidio culturale del territorio e delle popolazioni;

Le Parti collaborano affinché:
c) le Autorità nazionali, regionali e locali contribuiscano, secondo le rispettive competenze, alla preservazione e manutenzione dei sentieri e delle opere alpine oggetto del presente protocollo:
Le Parti si impegnano a:
d) aggiornarsi reciprocamente, su base annuale, sullo stato di fruibilità e frequentazione delle infrastrutture interessate dal presente protocollo anche mediante la costituzione di un apposito comitato bilaterale.


Articolo 3 – Catasto Nazionale dei Sentieri
Il CAI, attraverso i propri organismi centrali e territoriali, predisporrà il Catasto Nazionale dei Sentieri. Le modalità operative di predisposizioni del Catasto Nazionale dei Sentieri saranno definite dal CAI e comunicate al MiBACT.


Articolo 4 – Segnaletica dei sentieri
Le Parti si impegnano a collaborare con le Regioni per addivenire ad una uniformità della segnaletica orizzontale e verticale sentieristica a livello nazionale.

Articolo 5 – Manutenzione rete sentieristica e opere alpine
Le Parti si impegnano a sottoscrivere un accordo con ANCI – Associazione Nazionale Comuni d'Italia – sulla manutenzione della rete sentieristica e dei rifugi interessati al presente protocollo.


Articolo 6 – Sicurezza e soccorso alpino
Al fine di garantire la frequentazione dei percorsi oggetto del presente protocollo, garantendo la prevenzione e l'assistenza in materia di sicurezza ai frequentatori e agli escursionisti, il CAI anche avvalendosi del ruolo del Corpo Nazionale Soccorso alpino e Speleologico, provvederà ad aggiornare il MiBACT sulle informazioni divulgate a livello informatico e cartaceo presso i punti informativi dislocati lungo i percorsi (punti di chiamata del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, rifugi, Comuni, APT, Musei, Parchi, sedi CAI ecc...) utili al coinvolgimento attivo dei frequentatori dei percorsi.


Articolo 7 – Comitato paritetico
Allo scopo di coordinare le attività del presente Protocollo, entro 15giorni dalla firma, le Parti costituiranno un Comitato paritetico composto da 6 membri, di cui 3 di nomina del MiBACT e 3 di nomina del CAI. Il Comitato sarà presieduto dal Direttore generale della Direzione generale Turismo del MiBACT o da un suo delegato. La partecipazione al Comitato è a titolo gratuito.


Articolo 8 – Durata
Il presente Protocollo, che ha validità di 3 anni e può essere rinnovato d'intesa tra le Parti.

lunedì 16 novembre 2015

La Gioconda e Pollinea, la città delle Nevi

La Gioconda è una società fondata a Napoli agli inizi degli anni sessanta con lo scopo di realizzare insediamenti turistici sul Pollino.
Il discorso viene da lontano. È partito con la creazione, da parte dello Stato, di una società partecipata (EFIM – INSUD) con lo scopo di “valorizzare” le montagne d’Italia.
Nasce Cervinia, Pila, Cortina, Campitello Matese, Pescasseroli, Camigliatello silano, Gambarie d’Aspromonte e Pollinea, la città delle nevi.
Siamo agli inizi degli anni settanta e il progetto è ambizioso. Costruire sul Pollino alle pendici di Serra di Crispo una serie di bungalow sparsi nel bosco, una strada di accesso, un’altra di collegamento con i Piani del Pollino, un mega albergo al Pollinello e una funivia con Morano Calabro.
Nello stesso tempo muoveva i primi passi il WWF Italia che ebbe il battesimo del fuoco proprio con la vicenda di Pollinea. Infatti, propose in alternativa a questo tipo di “valorizzazione” della Montagna l’istituzione di un Parco nazionale del Pollino.
Per la verità di Parco se ne era già parlato alla inaugurazione del Rifugio di Piano Ruggio intitolato al primo ministro Alcide De Gasperi.
Ma da quel lontano 1958 non se ne fece niente.
L’occasione per riprendere il discorso fu data proprio dalla vicenda della costruzione della Città delle Nevi.
Furono messi al lavoro da parte del WWF i migliori specialisti del tempo coinvolgendo il CNR.
Ben presto venne fuori un idea di Parco all'avanguardia ma che cozzava con i tempi.
Per inciso, ogni tanto, sfoglio il vecchio progetto del WWF e lo trovo ancora attuale.
Non ci fu niente da fare. La spuntò il WWF e non se ne fece nulla.
Una battaglia durata anni.
Fino a quando qualche anno fa la Gioconda fu liquidata.
Fogli di eternit che un tempo sono servite ad isolare le pareti della casa -prototipo.
8Ph. di E. Pisarra)
L’istituzione del Parco fece il resto.
Oggi quel che resta di questo insediamento sono le rovine della prima casa di legno realizzata come prototipo di questo villaggio turistico immerso nel bosco.
Resti di un pavimento in ceramica rialzato, appoggiato su di una base di cemento realizzata su una paleria di ferro profilato.
Pareti di legno, imbottite tra due fogli di eternit intermezzati da fogli di polistirolo.  
Per fortuna la vegetazione, inesorabile, sta ricoprendo tutto, anche se qualche malgaro usa un lato del perimetro della casa come recinzione per la mandria di bovini in custodia. Dopotutto si risparmia qualche metro di filo spinato. Qualche fusto semisommerso e tante macerie sparse qua e là.
Poco più avanti una casetta di legno, piccolissima, con la porta spalancata, abbandonata da qualche giorno, un altro recinto con una struttura di ferro, alta almeno dieci metri, testimoniano i primi segni infrastrutturali della futura Città delle Nevi.
Fin qui, in estrema sintesi, la vicenda della Gioconda e della Città delle Nevi.
In conclusione, il WWF riuscì a bloccare il primo di una serie di tantissimi tentativi di “valorizzare” la montagna ma non fu propositivo.
O meglio le proposte avanzate per i tempi erano troppo … futuristiche.
Istituire un Parco nazionale agli inizi degli anni settanta era una bestemmia. In pieno sviluppo economico non si poteva “imbalsamare” la natura. E altre amenità simili.
Vent'anni dopo furono istituiti ben venti nuovi Parchi nazionali. Perdemmo semplicemente vent'anni.
Per il Pollino si pescò a piene mani in quel progetto del WWF che vent'anni prima era stato accusato di mummificare il territorio.
Così va la storia!!!


PS

Ma quell'ammasso di amianto chi deve portarlo via?Ricordo a me stesso che negli Stati Uniti quando si decide di istituire un Parco che comprende un paese o una città vengono perfino smontate e portate vie le tubature posate sotto terra, in modo da non lasciare traccia di presenza umana in quel luogo.Si dirà che si tratta di “americanate”. Forse. Gli italiani, invece, nonostante sentenze definitive, non si schiodano dalle loro strutture.Infatti, qualche chilometro più avanti, un edificio di due piano in cemento armato, nonostante diverse sentenze di abbattimento e di rimozione delle macerie, svetta come un monumento alla stupidità umana.Si dirà che si tratta di “cose italiane”. Certamente! 

domenica 15 novembre 2015

I colori dell’autunno

Si sa: l’autunno ha i colori più belli dell’anno.
Monocromatici, intensi, unici, con tante sfumature da far impazzire.
Se a questo si aggiunge anche una giornata splendida, calda, classica delle estati di San Martino il binomio è presto fatto.
Con la scusa di provare il Land appena uscito dall'officina, dopo un ricovero di oltre una settimana e con sintomi gravi, mi sono avventurato in un luogo dove non ero mai stato se non a piedi.
Una splendida chioma di faggio in veste autunnale (PH di E. Pisarra)
Dopo un avvio stentato che mi ha fatto temere il peggio, il “mezzo” ha dato dimostrazione della sua potenza anche in mano ad un autista scarso, da sterrato poco impegnativo.
Ci tengo a precisare che non ho fatto un metro di strada fuori pista.
E il Pollino in fatto di piste sterrate abbonda e alla grande.
Infatti, secondo alcuni geografi, il Pollino ha il più alto tasso di strade per chilometro quadrato.
Di gran lunga superiore a quello del Serengeti.
Ebbene, confesso, con la scusa di mettere alla prova il Land appena uscito dall'officina mi sono dato come meta la Fontana del Principe.
Per noi di Civita, la Fontana del Principe, rappresenta sempre un luogo ameno anche se ultimamente sembra più una località abbandonata con tracce di “non finito jonico” individuate nelle panche che dovevano costituire un tavolo da pic-nic con relativi sedili, mai completati, oppure, realizzati e presto sabotati: in entrambi i casi ora abbiamo dei sedili con delle minacciose piastre di ferro pronte a colpire alla prima distrazione il malcapitato turista che osa sedersi su quei moncherini.
Ma come si dice: l’appetito vien mangiando. E allora perché non andare fino al Vascello?
Molti passaggi da vero fuoristrada che il Land ha affrontato con estrema facilità, senza batter ciglio.
Il Land a Fontana del Principe (Ph di E. Pisarra)
Lo spettacolo delle alte cime (Serra Dolcedorme e Serra delle Ciavole) tra i faggi dorati e il cielo blu cobalto che a me piace tanto è sublime.
Regna il silenzio assoluto. Solo gli animali del bosco svolgono le loro attività approfittando del caldo del giorno e dell’ora ben consapevoli che non durerà per molto.
Ma perché non andare oltre?
Da qui in poi ho camminato su queste stradine solo a piedi. E con grosse difficoltà a causa del fondo poco battuto e molto sconnesso, a tratti con profonde buche che poi ho scoperto essere dei luoghi di test per gli amanti del fuoristrada estremo, quelli per intenderci, che hanno bisogno di mettere alla prova il mezzo facendo dei veri e propri tuffi dentro pozzanghere profonde, piene di fango e acqua.
Non è certamente il mio caso.
Con molto timore affronto questo tratto pronto a fare marcia indietro al primo vero ostacolo.
Per fortuna grazie alla Maratona Aragonese di questa estate, ad ogni buca di una certa profondità, è stata creata una bretella di aggiramento.
E sono arrivato al bivio per Piano di Fossa.
Con un occhio alla strada, un altro al paesaggio pronto a cogliere l’attimo per una foto indimenticabile, mi sono reso conto di essere entrato in un tratto di strada sterrata (per usare un eufemismo) completamente ignoto, percorso solo a piedi almeno vent'anni fa.
Due belle buche strapiene di fango e acqua mi invitano a girare la macchina e fare dietrofront.
In linea d’aria mancano pochi chilometri alle ormai tristemente famose case dei Napoletani. Bisogna andarci. Provo a trovare uno spazio per parcheggiare il Land e andare a piedi. Trovato. Parcheggiato. Chiusa la macchina, prendo la fotocamera e mi avvio a piedi. Dopo pochi metri incontro un fuoristrada che proveniva in senso inverso. Subito ho chiesto notizie della situazione viaria e quando, alla risposta di che fuoristrada avessi, sento una sonora risata, torno indietro, riprendo il Land e mi avvio.
Faggio in abito autunnale (Ph. E. Pisarra)
Le baracca dei napoletani o quel che resta mi appare dopo pochi minuti.
È fatta mi son detto!
Per la prima volta il Land giunge dai “Napoletani”.
Che desolazione!
Faccio quattro foto e vado via subito.
Preferisco allontanarmi da questo scempio. Il quesito ora è: tornare indietro per la stessa strada o proseguire in direzione della Falconara lungo la sterrata di servizio all'acquedotto di Terranova del Pollino?
Ormai il Land ha superato meravigliosamente il test post officina (anche se ancora ha qualche piccolo acciacco da verificare con il meccanico) meglio andare avanti, convinto che questa sterrata, essendo molto trafficata, sicuramente sarà un pochino meglio messa della via fatta finora.
Infatti, la previsione si rivela giusta. In compenso il paesaggio è stupendo. Qualche mandria di bovini ancora al pascolo rompe il silenzio del bosco. In breve sono fuori dalle piste a rischio.
Arrivato al bivio della Falconara incontro alcuni bikers che vogliono andare a San Lorenzo Bellizzi. Dalla faccia non sembrano tanto convinti. Comunque mi fermo, spengo il motore e li faccio passare.
Dopo pochi minuti guardo allo specchietto retrovisore e vedo che qualcuno di loro ha invertito la marcia e sta tornando indietro.
Mi fermo e chiedo come mai: la risposta è stata laconica: strada pessima e troppa fatica.

Sulla prima concordo; sulla seconda dissento. La MTB non va da sola. 

venerdì 6 novembre 2015

La metà dei Parchi nazionali lasciati allo sbando

Anche il Club Alpino Italiano si aggiunge alle tante numerose associazioni ambientaliste che chiedo al ministro dell'ambiente di provvedere a rimettere in sesto il sistema delle aree protette nazionali e in particolare modo i Parchi.
La metà dei Parchi nazionali lasciati allo sbando.
In molti mancano i consigli direttivi dopo la sciagurata legge Monti.
In altri ci sono commissari che da anni svolgono l'amministrazione ordinaria.
In altri ancora sono senza direttore e quindi hanno qualcuno "facente funzioni".
C’è un deficit di governance nei parchi nazionali che deve vedere un’azione immediata del Ministero dell’Ambiente. Nove associazioni ambientaliste, tra cui il Club alpino italiano, scrivono al Ministro Gian Luca Galletti chiedendo che venga garantita la piena funzionalità

degli enti parco e obiettivi comuni per lo svolgimento armonico e coordinato su tutto il territorio nazionale delle azioni a tutela della biodiversità. Gli ambientalisti denunciano che metà dei parchi nazionali (12 su 24) è in condizione precaria. Richiedono un intervento deciso a cominciare dai tre più esposti del Mezzogiorno, ora commissariati, che costituiscono un presidio di legalità sul territorio (Vesuvio, Cilento e Sila), a cui si aggiungono ben nove parchi nazionali che non sono a regime (tre sono senza presidenti, sei senza consigli direttivi, cinque senza direttori), mentre per il parco storico dello Stelvio (istituito 80 anni fa) si è deciso di degradarlo e tripartirlo tra le Province autonome di Trento e Bolzano e la Regione Lombardia.
Molto documentata la denuncia delle associazioni che entrando nello specifico ricordano al Ministro dell’Ambiente Galletti che:
- i parchi nazionali del Cilento, del Vesuvio e della Sila sono da quasi due anni commissariati e privi di una guida autorevole e legittimata dal sostegno di un Consiglio direttivo inesistente al momento:
- i parchi nazionali della Val Grande, Dolomiti Bellunesi e Gran Sasso sono senza un presidente, ma retti dai vicepresidenti espressione delle comunità locali;
- i parchi nazionali di Cilento, Vesuvio, Sila, Pollino, Alta Murgia e Cinque Terre mancano di consigli direttivi;

- i parchi nazionali della Majella, l’Alta Murgia, Circeo, Pollino e il Gargano non hanno i direttori, ma sono retti da “facenti funzione” senza i titoli previsti dalla legge.
Le Associazioni chiedono al Ministero dell’Ambiente di:
1. mettere tutti gli Enti parco nelle condizioni di poter operare a pieno campo sulla base degli strumenti di pianificazione e di programmazione che hanno a disposizione in un rapporto proficuo con il territorio e la cittadinanza:
2. procedere alla nomine dei presidenti nominando figure di alto profilo che soddisfino il criterio della competenza e vengano al più presto sanate le situazioni di affidamento a direttori “facenti funzione”, senza i titoli stabiliti dalla legge;
3. indicare obiettivi omogenei di tutela della biodiversità validi per i parchi nazionali su tutto il territorio, come già previsto peraltro nelle due Circolari Ministeriali del 28 dicembre 2012 e 21 ottobre 2013, in attuazione della Strategia Nazionale della Biodiversità, e che siano promosse azioni nazionali strategiche afferenti tra l’altro, ad esempio, alla Convenzione Europea del Paesaggio e alla Carta Europea Turismo Sostenibile.

giovedì 5 novembre 2015

GIS DAY 2015

Il prossimo 18 novembre ho l’onore di fare un intervento alla XVII giornata mondiale dei Sistemi Informativi Geografici nell’aula magna dell’Università della Calabria.
Questa volta il tema che mi è stato affidato riguarda una possibilità di Cammino per la Calabria e la Basilicata.
Programma del GIS DAY 2015
Racconterò il progetto che stiamo portando avanti in seno al Gruppo di Lavoro per i Sentieri del Club Alpino Italiano in regione Calabria che riguarda il recupero del SENTIERO ITALIA.
Il percorso più lungo del mondo che con i suoi circa 6000 km in 368 tappe porterà l’escursionista ad attraversare l’intera nazione: dalla Sardegna a Trieste.

Noi della Calabria ci occuperemo del tratto che attraversa la nostra regione, ed io, in particolare, mi occuperò delle tappe che interessano il Pollino.

Cinque tappe, “forti”, selvagge. Da vero tuffo nella Wilderness intensa e ricca di emozioni.
Si parte dal Passo dello Scalone e si arriva a Madonna del Pollino.
In mezzo, la Mula, il Cozzo Pellegrino, il Santuario della Madonna del Pettoruto, la Montea, il Pollino e centri storici del calibro di Morano, San Sosti e San Donato di Ninea.

Tappe molto lunghe e interessanti perché consentono al vero escursionista di mettersi alla prova, esplorare uno dei parchi più misteriosi e selvaggi del nostro Mezzogiorno, respirare il … “fiato del cosmo” come racconta Seneca. 

http://www.mapdesignproject.it/progetti-e-attivita/38-2/gis-day-calabria-2015/tecnologie-geospaziali-per-lo-sport-il-turismo-e-il-tempo-libero/


mercoledì 4 novembre 2015

Fotografare è scrivere con la luce

Dopo le giornate di pioggia mai vista dei giorni scorsi, è arrivato il classico autunno, freddo, terso, limpido, sereno dei giorni di inizio novembre.
E proprio in occasione di queste giornate splendide vado in montagna per lavoro.
Vari colori autunnali dei boschi del Pollino (Ph. E. Pisarra)
Approfitto di questo nuovo lavoro per riprendere a fotografare come ai vecchi tempi. E mai come in questi giorni è meraviglioso “scrivere con la luce” sfruttando i colori caldi di un autunno che, dopo aver provocato un mare di danni in termini di alluvioni e allagamenti in quasi tutta Italia e in particolare modo nella nostra regione, dà il massimo in termini di qualità dell’atmosfera.
Una atmosfera tersa che riflette una luce diretta che nelle prime ore del mattino, così come nel calar del sole, è ideale per scrivere con la luce. Ossia fotografare prima con gli occhi e poi con il cervello ed, infine, con la macchina fotografica.
Se si combinano questi tre elementi viene fuori una immagine, una foto a dir poco fantastica.
È accaduto ieri l’altro.
Scendendo dalla Scala di Gaudolino alle ultime luci del giorno la foresta di alberi misti rifletteva tutto lo spettro dei colori pastello delle varie tonalità di foglie dovute alla più o meno capacità di assorbimento delle radiazioni solari: ed ecco, l’acero di monte, che con le sue ampie foglie verde-chiaro trattiene alcuni raggi e ne rimanda degli altri. Il risultato è bellissimo, proprio come sa essere la natura nei nostri monti.
Foglie di vari alberi (Ph. di E. Pisarra)
Poi ci sono i faggi che stanno perdendo le foglie, ma prima di cederle completamente, si arrossiscono, e colorano il bosco con tutte le tinte di arancione fino al rosso mattone.
A questi si aggiungono vari tipi di pino con gli aghi sempre verdi, in questa stagione e, soprattutto dopo le piogge, si intensifica la tonalità e allora danno vita ad un colore unico, intenso, forte, oltre che profumato.
Poi ci sono i carpini, qualche sorbo, altri tipi di pini, qualche tasso e poi, in basso, le chiome classiche dei lecci.
Una tavolozza di colori che neanche il più bravo dei pittori impressionisti sarebbe mai capace di mettere insieme.

La natura lo fa egregiamente e io ne approfitto per portare in pellicola (o meglio in digitale, purtroppo!!!!) questi colori.