Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

giovedì 17 agosto 2017

La Ragioneria dello Stato dice che non ci sono soldi per la legge sui Parchi

Logo della Ragioneria dello Stato. 
La Ragioneria generale dello Stato, con la nota prot. n. 7791 del 18 luglio 2017, ha formulato una serie di pesanti rilievi di tipo finanziario sul disegno di legge n. 119/B riguardante la modifica della legge n. 394/1991 e successive modifiche e integrazioni sulle aree naturali protette, attualmente in esame presso la Commissione permanente “Territorio, Ambiente, Beni Ambientali” del Senato della Repubblica.


In precedenza, la Camera dei Deputati, nonostante numerose richieste di profondi emendamenti, aveva approvato la proposta di legge n. 4144: una proposta di legge deludente e ben poco lungimirante.

Ora i rilievi della Ragioneria generale dello Stato, che impongono, di fatto, la riscrittura del disegno di legge: confidiamo in competenza e buon senso, finalmente.
Come dire che abbiamo un Parlamento completamente allo sbando, che non sa quello che fa (o lo sa fin troppo!), modifica norme senza copertura finanziaria, riscrive leggi senza spirito di interesse verso la collettività!
E' ovvio che questa serie di rilievi rallenta ulteriormente l'approvazione delle modifiche (direi piuttosto la riscrittura) alla Legge sui Parchi.
Ci sono buone probabilità che anche questa riforma finisca in un binario morto e se ne riparlerà alla prossima legislatura. Con buona pace per chi confidava molto in questi "aiutini" per farsi i propri comodi. 

sabato 12 agosto 2017

L'oro del Pollino: gli alberi monumentali

"Se bruci un albero,
distruggi un sogno. 
I nostri boschi
continuano a bruciare
per colpa della gente
che non vuole sognare" 
Alfonso Alessandrini (Airone, ottobre 2001)




L’Italia è sicuramente il Paese che ha le migliori norme in materia di gestione delle foreste nel mondo.
Dai tempi della Serenissima, passando per i Borboni, fino ad arrivare alla Repubblica, le leggi, i regolamenti emessi per la gestione della risorsa legno, in molte circostanze, sono inappuntabili.
Una pagina del Corriere della Sera di qualche giorno fa che
inneggia agli alberi giganti. Come dire che la propaganda è
diversa dalla realtà. 
Mi piace ricordare come alle Direzioni Generali dei Ministeri interessati vi sono state personalità di ampio respiro con un grande senso dello Stato.

Riporto qui di seguito una LETTERA CIRCOLARE emanata il 1 luglio 1982 dalla Direzione generale del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, a firma del dott. Alfonso Alessandrini, allora capo del Corpo Forestale dello Stato, che concludeva così: Resta inteso che gli indirizzi su esposti costituiranno norme comportamentali pratiche non sempre poggianti su norme di legge esplicite.

MINISTERO DELL'AGRICOLTURA 
E DELLE FORESTE

LETTERA CIRCOLARE

 Negli ultimi tempi sulla stampa si sono rinnovate e fatte più frequenti le critiche nei confronti dei forestali, accusati di promuovere o consentire iniziative ed interventi dannosi per i boschi o per l'ambiente.
Generalmente si tratta di accuse infondate o esagerate, ma talvolta le critiche trovano qualche riscontro nella realtà, quando vi sia stata da parte nostra un'insufficiente valutazione preventiva delle conseguenze sull'ambiente di determinati interventi e una interpretazione non sufficientemente rigorosa delle norme vigenti.
A tale proposito si ricorda che la normativa sulle foreste e sull'ambiente, ai vari livelli (Stato, Regione, Comune), offre molte possibilità di intervenire in senso protettivo.

Occorre però che da parte nostra vi sia questa volontà di tutelare più rigorosamente gli ambienti che ci sono affidati, rispondendo in tal modo ad una precisa esigenza della società, di cui la stampa è spesso l'espressione più critica e sensibile.

A tale scopo, nelle attività relative alle utilizzazioni boschive ed alla tutela dei boschi, ci si dovrà ispirare ai seguenti criteri:

1.    rispetto generalizzato degli alberi monumentali, anche se in fase di deperimento, specie se ubicati in zone di particolare valore ambientale e paesaggistico e cioè in prossimità di sorgenti, corsi e specchi d'acqua, limiti di boschi ecc. ;

2.    estrema cautela e rigore per quel che riguarda l’apertura di nuove strade nei boschi, di regola da evitarsi;
3.   
Tronchi di faggio taglati nel bosco di Palladoro (comune di
San Severino lucano). Foto di G. Braschi
rigorosi interventi repressivi della circolazione e del parcheggio con vetture, con moto e con mezzi fuori-strada al di fuori delle strade, dei percorsi e dei luoghi autorizzati. A tale proposito, a parte le eventuali leggi regionali e le ordinanze di alcuni comuni, che bisogna far rispettare, va ricordato che la circolazione e la sosta al di fuori delle strade producono sempre danni al terreno, al cotico erboso, alla vegetazione in generale ed alla rinnovazione in particolare;

4.    rigorosa tutela dei boschi, degli alberi e degli arbusti, anche di specie considerate "secondarie", che offrono rifugio, nidificazione, nutrimento alla fauna selvatica protetta e, in particolare, all'avifauna;

5.    controllo dei campeggi (autorizzati), che interessano terreni boscati, e rigorosi interventi di repressione del campeggio selvaggio nei terreni boscati con tende, roulottes, campers, ecc., specialmente quando si tratti di aree di notevole interesse naturalistico c, in ogni caso, quando vi siano danneggiamenti del terreno e della vegetazione. Si ricorda tra l'altro, che è sempre Opportuno, rinvenendo veicoli abbandonati su strade e sentieri, interessanti zone isolate o particolari, annotarne i numeri di targa;

6.    ragionata ed articolata opposizione alla utilizzazione dei boschi per riprese cinematografiche quando siano· interessate zone di notevole valore naturalistico e quando vi siano particolari pericoli (danni alla vegetazione, accentuazione dell'erosione, disturbo della fauna selvatica, ecc.) Tale opposizione non ha generalmente ragion di essere per le riprese naturalistiche mentre invece trova motivo nel caso nel caso di films da girare con l’uso di complesse attrezzature e con la partecipazione di notevoli masse di tecnici e di comparse. Le eventuali autorizzazioni ad effettuare riprese di questo tipo dovrebbero in ogni caso essere subordinate al versamento di un deposito cauzionale ed all’osservanza di particolari prescrizioni.
Taglio di faggi e conseguente apertura di stradine forestali
(foto di G. Braschi)
Qualora in sede di applicazione delle direttive sopra indicate dovessero dei contrasti con amministrazioni locali, con enti o con privati, se ne dovrà riferire urgentemente all’ufficio regionale competente, e, nei casi di particolare importanza, a questo Ministero per promuovere la necessaria azione di coordinamento.

Resta inteso che gli indirizzi su esposti costituiranno norme comportamentali pratiche non sempre poggianti su norme di legge esplicite.






Ho avuto modo più volte di incontrare in occasioni pubbliche sia sul Pollino che a Roma, l’allora Capo del CFS, il dott. Alfonso Alessandrini, e non ho un buon ricordo.
Tuttavia, ho rivalutato la sua figura, sia attraverso i suoi scritti, libri e articoli, che tramite le sue “proverbiali” circolari, dalle quali traspare la grande passione che nutriva per il nostro patrimonio forestale.
Purtroppo figure di questo spessore non se ne trovano più.
Non se ne trovano perché è cambiata la nostra “struttura” giuridica. Oggi le Foreste sono ad appannaggio delle Regioni e i Ministeri, anche in seguito alla sciagurata modifica del titolo V della Costituzione, non hanno più nessun potere di intervento.
Sono state istituite le “Conferenze di Servizio”, una sorta di “riunione di condominio” dove tutti i soggetti interessati (a vario titolo) a una questione sono chiamati a esprimere il proprio pensiero.
Spettacolari faggi "affettati", pronti per essere portati via.
(foto di G. Braschi)
In linea teorica questo tipo di discussione è il massimo della democrazia; solo che all’atto pratico in molti decidono di non decidere (vedasi, una per tutte, la questione della costruzione della centrale elettrica sul Torrente Frido): le conseguenze di questo andazzo sono disastrose per la natura, per l’ambiente e per le popolazioni interessate.
Se a questo “modus operandi” aggiungiamo anche l’istituzione degli Enti Parco, si ha la quadratura del cerchio.
Infatti, questi ultimi sono ridotti a veri e propri “ragionieri” e, molte volte, artefici loro stessi, dei danni causati alla nostra natura.
Come a dire che proprio quelli che dovevano difendere gli “interessi” dei boschi, della fauna, della flora di un dato territorio sono i primi a concedere le autorizzazioni alla loro distruzione.
Se a questo aggiungiamo che le norme e le responsabilità, come ai tempi di Alessandrini erano certe, oggi, spesso non si capisce chi controlla i controllori; quali sono le leggi alle quali fare riferimento per proporre un esposto in difesa di un bosco, per evitare l’apertura dell’ennesima stradina in terra battuta, oppure per farla chiudere ai mezzi a motore dopo il taglio degli alberi.
Tutto ciò rende l’azione dell’uomo inutile nei confronti di qualsiasi atto verso i boschi e la natura in generale.
Scrivo questa riflessione anche alla luce del messaggio, scritto dal mio carissimo amico e collega Giorgio Braschi, ricevuto da Gruppo WhatsApp “Palladoro”, evocativo di un bella foresta antica e severa di faggi monumentali, nel comune di San Severino lucano.
 Non c’è pace per il nostro territorio. In questo periodo quasi ogni passeggiata o escursione diventa motivo di tristezza, amarezza e indignazione. Ieri siamo stati a Palladoro e proseguendo per i Tre Confini, lungo la bella “Strada Panoramica degli Orizzonti dei Briganti”, poco dopo Palladoro, abbiamo trovato uno spettacolo deprimente: i grandi faggi monumentali che si potevano ammirare lungo quel breve ma suggestivo tratto di bosco erano tutti spariti; qualcuno c’era ancora, ma sistemato a lato della strada già sapientemente affettato, pronto per essere caricato sui camion … parevano pietose carcasse giganti senza vita distese nelle polvere. Questo è lo spettacolo che offriamo ai turisti in
Stradine di accesso (Foto di G. Braschi)
agosto. I monumenti vegetali che fino a pochi mesi fa spiccavano maestosi nel bosco a lato strada e che con orgoglio mostravamo a turisti e conoscenti, oggi non ci sono più. È rimasto il bosco monotono e banale formato da faggi di nessun pregio, tutti uguali come piantagione di scopini da gabinetto. Nessuno pretende che non si utilizzi il bosco per la sua funzione produttiva, ma si pretenderebbe anche il rispetto di quella turistico ricreativa, salvaguardando gli alberi più grandi e più belli che sono i nostri monumenti da ammirare, di cui essere fiere, da far ammirare ai visitatori. È come se a Roma buttassero giù le statue per venderne il marmo. Ricordo il dott. Lauriola, direttore della Foresta Umbra, che nel 1973 ci spiegava che le stradelle, le piste forestali e i sentieri escursionistici non faceva tagliare ai lati per almeno 40-50 metri; al di là consentiva il taglio produttivo regolare … i turisti durante le loro camminate ammiravano alberi colossali bellissimi, una natura intatta e affascinate, senza sapere che poco più in là il bosco assolveva anche alla sua funzione produttiva, con gli inevitabili danni del caso, (comunque provvisori), ma almeno tenuti discretamente poco visibili ai visitatori,. Un modo intelligente di gestire il bosco, attuato cinquant’anni fa… da noi, in pieno Parco Nazionale, sembra si sia tornati indietro di 100 anni … e pensare che fin dal 1982 una circolare ministeriale del Direttore Generale delle Foreste, il dott. Alessandrini, un grande forestale,
raccomandava nelle attività di utilizzazione boschive , il rispetto degli alberi monumentali (intesi come grandi alberi i criteri di definizione di albero monumentale verranno 32 anni dopo con la Circolare della Presidenza del Consiglio del 2014), soprattutto in zone di particolare valore ambientale e paesaggistico (siamo nel Parco); raccomandava “estrema cautela e rigore per quel che riguarda l’apertura di nuove strade nei boschi, di regola da evitarsi” (sic! Caramola, Palladoro, Bosco Magnano e Bosco Favino a Monte Alpi sono oggi diventati labirinti di stradelle)... e lo scempio continua!
Un abbraccio sconfortato Giorgio

Tanto per aggiungere altro sale alle ferite di Giorgio (e non solo alle sue) aggiungo che anche i Boschi di Chiaromonte, Castelsaraceno, San Donato di Ninea, San Sosti, Mottafollone, Grisolia, Verbicaro, non stanno meglio.
Tuttavia, potrebbe essere la volta buona per chiedere una moratoria di almeno dieci anni anche a seguito degli incendi che hanno distrutto buona parte dei boschi perimetrali al nostro Parco.






PS

Ringrazio Giorgio Braschi per aver autorizzato a pubblicare la sua lettera e le foto




mercoledì 9 agosto 2017

La potenza di internet

La potenza di internet è intrinseca in sé: non puoi nascondere nulla.
Si trovano anche numerose balle immesse in rete da appositi organismi che devono controbattere le informazioni vere e disinteressate.
Un tempo erano i traduttori, gli uffici della controinformazione, le immagini televisive che, spesso, davano traduzioni, diciamo così, interessate, e si scopriva poi, dal labiale, che l’intervistato aveva detto esattamente il contrario di quello che era stato tradotto dallo speaker.
Oggi, con internet, questa possibilità è superata, ma molti governi non amano la libera circolazione di notizie e quindi, quando possono rallentarne la diffusione, non mancano di farlo.
Homepage del Sito dell'Agenzia per la Coesione Teritoriale 
Faccio questa riflessione, perché mi è capitato, in queste notti calde e insonni, di navigare “a zonzo” in internet e di capitare per caso nel sito dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, della Presidenza del Consiglio.
Curiosando tra le pagine di questo strano sito mi sono imbattuto nella relazione annuale sulla spesa pubblica delle regioni italiane.
Ovviamente, sfogliando il documento, sono andato a cercare dove iniziasse il rapporto su come e chi spende i denari in Calabria e lo ho trovato a p.114.
I dati riportati non mi hanno sorpreso: nulla di nuovo.
 Chi spende in Calabria sono gli enti locali, comuni e regione.
Come spendono? in mobilità, in trasferimenti. Gli enti che hanno un maggior capitolo di spesa sono tanti i consorzi e il primo è quello di Bonifica Integrale dei Bacini dello Jonio Cosentino, con un peso del 33,9 % rispetto al totale della spesa in conto capitale.
Invece, la spesa in forme associative si attesta su livelli molto bassi, addirittura inferiore a 1 euro per abitante.
Per esempio, cosa e come si spende in cultura in Calabria e nel Meridione d’Italia?
Spesso sentiamo dire in televisione o leggiamo sui giornali che la centralità della cultura, come motore per il rilancio socio-economico del Meridione, è una priorità del programma del governo di turno; tuttavia i numeri dicono esattamente il contrario.
Si legge nel rapporto che nel contesto europeo, “il confronto internazionale risulta impietoso: la spesa primaria per attività culturali e ricreative in rapporto al PIL risulta in Italia – nonostante lo straordinario patrimonio artistico e la ricchissima eredità culturale – decisamente inferiore a quella media dei Paesi Ue”.
I danni vengono da lontano. Già nel 2008, dopo la cura “Tremonti-Bondi”, sicuramente condizionata dalle politiche di restringimento della spesa, la nostra Nazione era il fanalino di coda (0.8% del PIL), rispetto a Danimarca, Finlandia e, perfino, Slovenia, Bulgaria e Lettonia che registravano una spesa superiore al 2% del PIL.
Dopo di noi solo l’Irlanda impegna un percentuale più bassa.
E il nostro Mezzogiorno?
I dati riportati in questo rapporto analizzano un arco di tempo che va dal 1951 al 2015.
Nel primo decennio (1951-60) gli investimenti in cultura ammontano allo 0,68% del PIL; si passa allo 0,85% negli anni Settanta, fino al crollo nel quinquennio 2011 – 2015, quando gli investimenti scendono allo 0,15%, anzi “negli ultimi anni raggiungono un peso inferiore allo 0,1 % rispetto al PIL”. 
Questo fa pensare a come i nostri governi - pare – abbiano rinunciato all’obiettivo di un riequilibrio fra le diverse aree del Paese.
Sarebbe bello che dati come questi venissero discussi per costruire una nuova piattaforma programmatica che mettesse al centro – per parlare solo di Mezzogiorno – i problemi, per esempio, legati alla disoccupazione giovanile che ha il record europeo in Calabria (58,7%).
Ci sarà mai un momento in cui il Governo si preoccuperà e occuperà seriamente di quello che accade in Italia e in special modo nel Meridione?

Perché una cosa è certa: i fenomeni o si governano o si subiscono; nella seconda ipotesi, le conseguenze potrebbero essere assai gravi sia in termini economici che in quelli di ordine pubblico.