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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

mercoledì 10 febbraio 2016

Manifestazioni di interesse

Due manifestazioni di interesse
Oggi la disponibilità a partecipare ad un bando di un ente pubblico, si chiama: manifestazione di interesse.
Il Rifugio forestale "La Giumenta", nel comune di Frascineto
(Ph. E. Pisarra)
In questo deliberato dell’Ente si dà la propria adesione a realizzare un progetto, partecipare ad una gara d’appalto, costruire e o installare un tale dispositivo.
Il meccanismo – per chi è a digiuno di appalti pubblici – funziona pressappoco in questi termini:
l’Ente fa un bando pubblico per realizzare una tal opera, ponendo le condizioni tecnico-economiche, previste dalle varie norme in materia di appalti pubblici, chiedendo ad imprese e liberi professionisti di dare la propria disponibilità a fare una offerta per il progetto o la realizzazione dell’opera in oggetto.
Il candidato mostra il proprio interesse a partecipare a questa gara.
Frascineto. Rifugio La Giumenta
 (Ph. di E. Pisarra)
In un secondo momento si aggiudicano i lavori solo a chi ha fatto l’offerta più vantaggiosa tra coloro che hanno manifestato l’interesse e quindi hanno inviato la relativa documentazione.
È un metodo per velocizzare l’assegnazione degli incarichi e i relativi lavori di realizzazione dell’opera.
Dopo questa premessa, provo ad esprimere un mio piccolo e modesto parere su due tra le tante “manifestazioni di interesse” che il nostro Ente Parco ha pubblicato di recente.
La prima questione è relativa ad un vecchio progetto presentato dall’amministrazione comunale di Frascineto e consiste nel chiedere a tecnici ed imprese la Manifestazione di interesse a partecipare alla procedura ristretta per l’affidamento dei lavori di APPROVVIGIONAMENTO IDRICO DEL RIFUGIO SITO IN FONTE DELLA GIUMENTA E SISTEMAZIONE PERCORSI NATURALISTICI ANCHE MEDIANTE INSTALLAZIONE DI TABELLONISTICA” INTERVENTO LOCALIZZATO NEL COMUNE DI FRASCINETO (CS).
L’ammontare della somma è di circa 90.000 euro.
Il territorio del Parco del Pollino ha 29 strutture di diverso tipo, forma e dimensioni adibite a rifugio.
A primavera partiranno i lavori di ristrutturazione del rifugio di Colle Marcione, di proprietà di Calabria Verde (l’organizzazione che nella nostra regione ha preso tutti i “cocci” delle dismesse Comunità Montane); sono appena terminati i lavori di restauro, adeguamento alle norme di sicurezza e quant’altro del rifugio Cannariati di Plataci.
Per il momento sul Pollino sono aperti solo due rifugi (Pedarreto e Acquafredda).
A breve dovrebbe aprire anche il rifugio De Gasperi.
A questi vanno aggiunte le strutture di Piano Novacco e il rifugio "Biagio Longo": quest'ultimo è gestito dalla sezione di castrovillari del CAI.
Forse non sarebbe meglio rivedere l’intera rete dei rifugi prima di autorizzarne altri?

Proprio per non fare la fine delle strutture di Piano Casiglia nel comune di San Sosti, oggetto della seconda “manifestazione di Interesse”.
San Sosti. Piano di Casiglia, casa di legno
abbandonata, ora ricovero di animali.
(Ph. E. Pisarra)
Infatti, il secondo bando ha come oggetto: AVVISO PUBBLICO A MANIFESTARE INTERESSE PER LA PARTECIPAZIONE ALLA PROCEDURA RISTRETTA PER L’AFFIDAMENTO DEI LAVORI DI “Recupero area degradata “Piano di Casiglia Campo e Mula” nel Comune di San Sosti con annessa sistemazione della strada di accesso”.
In entrambi i casi si tratta – con la scusa di recupero rifugi, strutture ed aree degradate – sempre di aggiustare, ripristinare, sistemare strade di accesso in luoghi di particolare interesse naturalistico e paesaggistico.
Per poi fra qualche anno trovarsi di nuovo allo stesso punto di partenza.

Come raccontano i fatti di Casiglia.
Casiglia è – per chi non conosce il luogo – un meraviglioso pianoro alle pendici meridionali della Mula a quota di poco più di mille metri dove alcuni anni fa il comune di San Sosti realizzò una serie di case di legno che dovevano essere adibite a rifugio.

Mai nessuna di queste strutture ospitò un escursionista o un turista o un qualsiasi avventore … che si è spinto fin qua su.
Casiglia. Vecchio abbeveratoio (Ph. E. Pisarra)
Ben presto le strutture furono abbandonate e divennero rifugio di … vacche, vitelli, cani e cavalli.

Oggi si chiede di eseguire dei lavori di “Recupero area degradata “Piano di Casiglia, Campo e Mula” nel Comune di San Sosti con annessa sistemazione della strada di accesso”.
I lavori consistono sinteticamente in:
1) demolizione, rimozione e smaltimento a discarica di due fabbricati in legno fortemente degradati (Capanno Piano di Casiglia e Capanno Serra Ceraseto);
2) sistemazione e ripristino area pic-nic vicino al laghetto presso il Piano di Casiglia;
3) sistemazione delle facciate esterne del fabbricato comunale in muratura presso Piano di Casiglia;
4) sistemazione abbeveratoio esistente;
5) lavori stradali consistenti in:
a) pulizia e livellamento strada da Piano di Casiglia a Capanno Serra Ceraseto;
b) realizzazione pavimentazione rigida in calcestruzzo su alcuni tratti deteriorati da bivio strada comunale fino a Capanno Serra Ceraseto.

COME DIRE CHE LA STORIA NON HA INSEGNATO NIENTE.
Piano di Casiglia. Il vecchio fabbricato in muratura (a sinistra)
e la casetta di legno (di fronte). (PH. di E. Pisarra)
Si provvede per l’ennesima volta a sistemare e ripristinare aree pic-nic dove nessuno ha mai mangiato un panino. In compenso per raggiungere queste improponibili aree pic-nic si autorizza la realizzazione pavimentazione rigida in calcestruzzo. Questa sì che è l’unica certezza nel tempo di questi lavori.
Come dire che … niente di nuovo all’orizzonte.
Se poi pensiamo che questi lavori di pavimentazione sono autorizzati e finanziati con denaro dell’Ente Parco, che dovrebbe essere speso con e su altre priorità, allora si rafforza il concetto espresso in altre occasioni sulla concezione di un area protetta come di una vecchia comunità montana solo più estese.
Nulla di male. Basta saperlo.

Invece – a mio avviso – l’unica cosa da fare a Casiglia è quella di rendere agibile e forse anche ampliare il vecchio edificio e affidarlo a quella coppia di signori che stanno lì da anni in modo che possa diventare un presidio territoriale e turistico per chi percorre questi luoghi in quanto proprio in questo pianoro passa una tappa del Sentiero Italia.

La stessa cosa dicasi del Campo e della Mula.
In questo splendido piano di alta quota ci sono alcune baracche di lamiera e qualche antica casetta in muratura, completamente diroccate.
Al punto tale che bisognerebbe portar via le lamiere e smantellare le baracche e poi rimettere in piedi le vecchie casette in muratura in modo da utilizzarle come ricovero dei pastori nei periodi di alpeggio e di rifugi per escursionisti negli altri periodi. 
Ovviamente per fare ciò necessita aggiustare la strada. 
Non si può fare come si fa sulle Alpi: ossia portare su tutto il materiale con due o tre voli di elicottero, prendendo sul posto il pietrame necessario per tirare su i muri.
Anche perchè poi ad agosto il Parroco di San Sosti ha preso l'abitudine di celebrare messa proprio al Campo. E allora vogliamo fare un torto alla Santa Romana Chiesa?  





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