Due manifestazioni di interesse
Oggi la disponibilità a partecipare ad un bando di un ente
pubblico, si chiama: manifestazione di interesse.
Il Rifugio forestale "La Giumenta", nel comune di Frascineto (Ph. E. Pisarra) |
In questo deliberato dell’Ente si dà la propria adesione a
realizzare un progetto, partecipare ad una gara d’appalto, costruire e o
installare un tale dispositivo.
Il meccanismo – per chi è a digiuno di appalti pubblici –
funziona pressappoco in questi termini:
l’Ente fa un bando pubblico per realizzare una tal opera,
ponendo le condizioni tecnico-economiche, previste dalle varie norme in materia
di appalti pubblici, chiedendo ad imprese e liberi professionisti di dare la
propria disponibilità a fare una offerta per il progetto o la realizzazione
dell’opera in oggetto.
Il candidato mostra il proprio interesse a partecipare a
questa gara.
Frascineto. Rifugio La Giumenta (Ph. di E. Pisarra) |
In un secondo momento si aggiudicano i lavori solo a chi ha
fatto l’offerta più vantaggiosa tra coloro che hanno manifestato l’interesse e
quindi hanno inviato la relativa documentazione.
È un metodo per velocizzare l’assegnazione degli incarichi e
i relativi lavori di realizzazione dell’opera.
Dopo questa premessa, provo ad esprimere un mio piccolo e
modesto parere su due tra le tante “manifestazioni di interesse” che il nostro
Ente Parco ha pubblicato di recente.
La prima questione è relativa ad un vecchio progetto presentato dall’amministrazione comunale di Frascineto e consiste nel chiedere a tecnici
ed imprese la Manifestazione di interesse a partecipare alla procedura
ristretta per l’affidamento dei lavori di APPROVVIGIONAMENTO IDRICO DEL
RIFUGIO SITO IN FONTE DELLA GIUMENTA E SISTEMAZIONE PERCORSI NATURALISTICI
ANCHE MEDIANTE INSTALLAZIONE DI TABELLONISTICA” INTERVENTO LOCALIZZATO NEL
COMUNE DI FRASCINETO (CS).
L’ammontare della somma è di circa 90.000 euro.
Il territorio del Parco del Pollino ha 29 strutture di
diverso tipo, forma e dimensioni adibite a rifugio.
A primavera partiranno i lavori di ristrutturazione del
rifugio di Colle Marcione, di proprietà di Calabria Verde (l’organizzazione che
nella nostra regione ha preso tutti i “cocci” delle dismesse Comunità Montane);
sono appena terminati i lavori di restauro, adeguamento alle norme di sicurezza
e quant’altro del rifugio Cannariati di Plataci.
Per il momento sul Pollino sono aperti solo due rifugi
(Pedarreto e Acquafredda).
A breve dovrebbe aprire anche il rifugio De Gasperi.
A questi vanno aggiunte le strutture di Piano Novacco e il rifugio "Biagio Longo": quest'ultimo è gestito dalla sezione di castrovillari del CAI.
Forse non sarebbe meglio rivedere l’intera rete dei rifugi
prima di autorizzarne altri?
Proprio per non fare la fine delle strutture di Piano
Casiglia nel comune di San Sosti, oggetto della seconda “manifestazione di
Interesse”.
San Sosti. Piano di Casiglia, casa di legno abbandonata, ora ricovero di animali. (Ph. E. Pisarra) |
Infatti, il secondo bando ha come oggetto: AVVISO PUBBLICO A
MANIFESTARE INTERESSE PER LA PARTECIPAZIONE ALLA PROCEDURA RISTRETTA PER
L’AFFIDAMENTO DEI LAVORI DI “Recupero area degradata “Piano di Casiglia Campo e
Mula” nel Comune di San Sosti con annessa sistemazione della strada di accesso”.
In entrambi i casi si tratta – con la scusa di
recupero rifugi, strutture ed aree degradate – sempre di aggiustare,
ripristinare, sistemare strade di accesso in luoghi di particolare interesse naturalistico
e paesaggistico.
Per poi fra qualche anno trovarsi di nuovo allo
stesso punto di partenza.
Come raccontano i fatti di Casiglia.
Casiglia è – per chi non conosce il luogo – un
meraviglioso pianoro alle pendici meridionali della Mula a quota di poco più di
mille metri dove alcuni anni fa il comune di San Sosti realizzò una serie di
case di legno che dovevano essere adibite a rifugio.
Mai nessuna di queste strutture ospitò un
escursionista o un turista o un qualsiasi avventore … che si è spinto fin qua
su.
Oggi si chiede di eseguire dei lavori di “Recupero area degradata “Piano di
Casiglia, Campo e Mula” nel Comune di San Sosti con annessa sistemazione della
strada di accesso”.
I lavori consistono
sinteticamente in:
1) demolizione, rimozione e
smaltimento a discarica di due fabbricati in legno fortemente degradati
(Capanno Piano di Casiglia e Capanno Serra Ceraseto);
2) sistemazione e ripristino
area pic-nic vicino al laghetto presso il Piano di Casiglia;
3) sistemazione delle facciate
esterne del fabbricato comunale in muratura presso Piano di Casiglia;
4) sistemazione abbeveratoio
esistente;
5) lavori stradali consistenti
in:
a) pulizia e livellamento
strada da Piano di Casiglia a Capanno Serra Ceraseto;
b) realizzazione pavimentazione
rigida in calcestruzzo su alcuni tratti deteriorati da bivio strada comunale
fino a Capanno Serra Ceraseto.
COME DIRE CHE LA STORIA NON HA
INSEGNATO NIENTE.
Piano di Casiglia. Il vecchio fabbricato in muratura (a sinistra) e la casetta di legno (di fronte). (PH. di E. Pisarra) |
Si provvede per l’ennesima
volta a sistemare e ripristinare aree pic-nic dove nessuno ha mai mangiato un
panino. In compenso per raggiungere queste improponibili aree pic-nic si
autorizza la realizzazione pavimentazione rigida in calcestruzzo. Questa sì che
è l’unica certezza nel tempo di questi lavori.
Come dire che … niente di nuovo
all’orizzonte.
Se poi pensiamo che questi
lavori di pavimentazione sono autorizzati e finanziati con denaro dell’Ente
Parco, che dovrebbe essere speso con e su altre priorità, allora si rafforza il
concetto espresso in altre occasioni sulla concezione di un area protetta come
di una vecchia comunità montana solo più estese.
Nulla di male. Basta saperlo.
Invece – a mio avviso – l’unica
cosa da fare a Casiglia è quella di rendere agibile e forse anche ampliare il
vecchio edificio e affidarlo a quella coppia di signori che stanno lì da anni
in modo che possa diventare un presidio territoriale e turistico per chi
percorre questi luoghi in quanto proprio in questo pianoro passa una tappa del
Sentiero Italia.
La stessa cosa dicasi del Campo e della Mula.
In questo splendido piano di alta quota ci sono alcune baracche di lamiera e qualche antica casetta in muratura, completamente diroccate.
Al punto tale che bisognerebbe portar via le lamiere e smantellare le baracche e poi rimettere in piedi le vecchie casette in muratura in modo da utilizzarle come ricovero dei pastori nei periodi di alpeggio e di rifugi per escursionisti negli altri periodi.
Ovviamente per fare ciò necessita aggiustare la strada.
Non si può fare come si fa sulle Alpi: ossia portare su tutto il materiale con due o tre voli di elicottero, prendendo sul posto il pietrame necessario per tirare su i muri.
Anche perchè poi ad agosto il Parroco di San Sosti ha preso l'abitudine di celebrare messa proprio al Campo. E allora vogliamo fare un torto alla Santa Romana Chiesa?
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