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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

mercoledì 4 aprile 2018

Gole del Raganello. Riflessioni

Carissimi amici,
il Canyon del Raganello ha bisogno di un regolamento perché negli ultimi anni l'afflusso indiscriminato di visitatori ha notevolmente contribuito a modificare l'assetto ambientale del Torrente. Noi di Civita, che qui siamo cresciuti e lo abbiamo esplorato sin da ragazzi, abbiamo le prove di questo cambiamento. Sono scomparsi tantissimi uccelli e non ci sono più pesci; lo schiamazzo di gente che batte i caschi in acqua, come se si trovasse in un qualsiasi acquapark, DEVE essere eliminato o quantomeno ridimensionato.

Gole del Raganello. Gitanti nei pressi del Ponte del diavolo
 Continuo a pensare che ha fatto bene il Sindaco a proporre una forma di regolamentazione; ha fatto male a non coinvolgere i tanti singoli soggetti e associazioni che da anni lavorano su e per questo territorio e che avrebbero potuto apportare il proprio contributo alla discussione.

 In realtà, io sono dell'avviso che questo Regolamento debba essere stilato non dal Comune, ma dall'Ente Parco che, appellandosi alle norme transitorie contenute nel Piano del Parco, può benissimo predisporre una REGOLA per l'accesso alle Gole, così come al Fiume Lao e a tutti gli altri ambienti "critici" del territorio che protegge.
Il Canyon è un ambiente molto fragile dal punto di vista naturalistico e, quindi, necessita di "periodi di quiete".

Ben venga una chiusura periodica del Canyon: non è affatto vero che l’unico dato per accedervi sia che le previsioni meteo siano ottimali. Serve anche un periodo più o meno lungo - (e a me piace che il Canyon sia interdetto a tutti dal 1 ottobre fino al 1 giugno) - affinché l'acqua ripulisca le tracce dei tanti "pellegrini" dell'annata turistica.
Noi civitesi, nel passato, abbiamo sempre accuratamente evitato di “andare nel Raganello” prima del 15 luglio e dopo il 30 settembre.
E questo non per un Regolamento o per una ordinanza comunale, bensì per una tacita “tradizione” comunitaria.

Non dimentichiamo che il Canyon del Raganello, oltre ad essere zona a Protezione Speciale (ZPS) e Sito di Interesse Comunitario (SIC), fa parte della ZONA UNO del territorio del Parco nazionale del Pollino: zona che, per fare un paragone, equivale all’altare di una chiesa, dove si entra in punta di piedi.

In questo ambiente nidificano e vivono decine di specie (qualcuna che rischia di scomparire è stata anche inserita nella LISTA ROSSA delle specie in via di estinzione) e l’Ente parco e tutti noi abbiamo il DOVERE di proteggerle per le “future generazioni”.
Sersale (CZ). Valli Cupe. Escursionista con casco in visita
al Canyon. 
Come guida posso ben testimoniare quanto avviene normalmente nelle Gole: una “ben varia umanità” si arrabatta nelle marmitte, controcorrente, afferrandosi a qualche spezzone di corda trovato per caso, oppure si arrampica sulle spalle di qualcuno pur di superare un salto. Ho ben presenti, tacendo su altro, gli schiamazzi di gruppi che gridano, giocano, si buttano reciprocamente l’acqua addosso; a vicenda si fotografano nelle pose più strane, magari nei punti o speroni di roccia più delicati; mangiano lasciando segni visibili e vistosi…

Tutto questo con la presenza di una Guida non accade.

Per ciò è necessario anche il numero chiuso giornaliero, che io quantificherei in non più di 200 visitatori al giorno, scaglionati in piccoli gruppi non superiori alle 10 persone per volta.
Questo per quanto riguarda la discesa completa, ossia con partenza dall’Ostello di Civita, dal Ponte d’Ilice, da Pietraponte e da San Lorenzo Bellizzi.

Lo stesso discorso deve valere anche per chi affronta il Torrente in risalita.

Imporre una Guida, vietando l’accesso ai “fai da te”, non è solo una questione di sicurezza per i visitatori, ma anche di economia locale.
Quanto dico riguarda i tratti dove è necessario l’uso di corde e di capacità di utilizzare attrezzature alpinistiche per muoversi in ambienti, come si dice in gergo giornalistico, “ostili”.
Sersale (CZ). Valli Cupe. Chiosco per info e noleggio caschi
Per la zona dove è possibile tollerare i “fai da te”, basta copiare, per esempio, quello che è stato fatto nelle Valli Cupe nel Catanzarese - predisporre un gabbiotto all’ingresso del Canyon, sia nei pressi del Ponte del Diavolo, sia nelle vicinanze di Pietraponte, dove si possa affittare un casco e, eventualmente, una muta, e consentire di percorrere il tratto dell’alveo Canyon solo fino alle prime difficoltà, rappresentate dalle marmitte o dai grandi massi, dove bisogna calarsi o arrampicare.

Otterremmo così due risultati: si accontenterà la stragrande maggioranza dei “fai da te” che vuole vivere solo la piccola esperienza in un torrente, senza impegnarsi più di tanto, e ridurremmo l’impatto ambientale nei tratti più delicati delle Gole; inoltre, cosa che non guasta, rimpingueremmo le languenti casse comunali.

Mi rendo conto che parlare di regole e di scelte in questo periodo storico non è “politicamente corretto”, ma nel Raganello, così come nel Lao, siamo giunti a un livello di insostenibilità tale da compromettere l’intero sistema naturalistico dei siti.
Se non si corre ai ripari, avremo fra poco ambienti sterili, senza alcune piante tipiche e endemismi vari minacciati da tanto inquinamento umano.

Voglio dire che siamo nelle condizioni di chi, avendo un certo capitale depositato in banca, deve usare gli interessi senza intaccare la risorsa primaria.
Tralascio il discorso sulla sicurezza, perché sappiamo bene come in ambienti di forra sia impossibile azzerare qualsiasi pericolo.

Infatti, la storia ci ricorda che nel lontano 1993, a causa delle particolari temperature estive, lo “zero termico” sul Monte Bianco era salito a quota 4300 m. Come conseguenza di ciò, si verificarono molti incidenti mortali che portarono a un vivace dibattito sulla sicurezza e sulle modalità di annullamento di qualsiasi pericolo. Si proposero mille soluzioni, tra le quali anche quello di dotare il percorso di una sorta di punti di chiamata con colonnine SOS molto simili a quelle poste sulla rete autostradale, e per fortuna di queste non se ne fece niente.

Di tutto quanto altro proposto, passò come regola l’imposizione dell’ingaggio di una GUIDA obbligatoria per coloro che si accingevano a scalare il Monte Bianco.
Fu così che si registrò un subitaneo azzeramento degli incidenti.
Purtroppo quella norma fu transitoria, legata alla particolare annata calda, e negli anni successivi riprese la registrazione del numero di morti.

Siamo anche distanti anni luce dai provvedimenti estremamente ristrettivi adottati nei Canyon americani: per esempio, per i fumatori che si accingono a fare un tratto del Colorado in gommone, vengono contate loro perfino le sigarette e all’arrivo devono consegnare le cicche di quelle utilizzate, altrimenti fioccano multe salate!

Noi non possiamo permetterci che accada un incidente mortale nel Raganello: i tanti interventi effettuati del Soccorso Alpino in questi anni per vari incidenti per fortuna non gravi, sono segnali che non bisogna trascurare, perché nel momento in cui si verificasse un tale evento, il Prefetto chiuderebbe le Gole e …   

Allora la figura della Guida ritorna in primo piano nel mio discorso.

Come ho scritto nel mio precedente articolo, noi non abbiamo simili figure professionali perché queste non fanno parte della nostra tradizione montanara. Tuttavia in qualche modo bisogna incominciare.
E prima si inizia e meglio è!
Sersale (CZ). Valli Cupe. Cartello di fine responsabilità per
coloro che hanno noleggiato i caschi
In attesa di corsi di formazione specifici, qualificati, tenuti da docenti di comprovata professionalità e bravura, avevo proposto al mio Sindaco, in occasione di una mia audizione in Giunta Comunale, una moratoria, con un incarico provvisorio, limitato nel tempo, a un gruppo di professionisti che già operano da anni nelle varie forre del Pollino e in ambienti simili.

Ovviamente di questo consiglio nel Regolamento non vi è traccia, ma non vi troviamo  consiglio di alcun genere per chi affronti le Gole Alte in quanto, questo sito è sottoposto ad un regime di tutela ancora più ristretto; infatti, nel documento istitutivo della Riserva naturale Orientata, non vi è cenno, in attesa del Regolamento che sarebbe dovuto seguire. Regolamento mai scritto e mai predisposto.

Di conseguenza tutti noi che abbiamo percorso dal 1987, anno dell’istituzione della riserva orientata, le Gole Alte siamo stati “abusivi”, e continueremo ad esserlo, vista la situazione in cui essa si trova.

Ultima considerazione riguarda l’utilizzo dell’eventuale tassa comunale incassata dall’Ente: potrebbe essere usata per dare un piccolo sollievo ai nostri giovani molto provati e nella difficoltà di trovare o creare un lavoro.

Tanto per fare un esempio, il Canyon e le varie cascate delle Valli Cupe sono visitati da 40.000 persone all’anno che nelle Valli Cupe, nel comune di Sersale (CZ), producono un reddito, derivato dal biglietto di tre euro a persona, di 120000 euro e che danno lavoro, seppur stagionale, a dodici giovani che sono impegnati da aprile a fine settembre.

Altra cosa sono i servizi a disposizione di coloro che visitano questi luoghi: parcheggi, viabilità, trasporti, navette, servi igienici devono essere a carico dell’Ente pubblico (comune di Civita, Ente Parco del Pollino) almeno fino a quando non ci saranno imprese turistiche disposte a investire denaro e a impegnarsi in prima persona.
Fino a quando continueremo a vedere gente che gira in costume per la piazzetta di Civita, in cerca della propria auto per cambiarsi, magari offrendo un piccolo spettacolo di spogliarello ai tanti anziani che bighellonano intorno alla fontana pubblica? 
Perché da noi è tutto così difficile?
Emanuele Pisarra