Oggi è un caotico luogo (per via dei
lavori autostradali) e ingorgo di camion, auto di servizio e qualche autobus in
carico-scarico di passeggeri da e per tutta Italia e oltre.
Rumori, caos, odori da gas di scarico
mortificano questo posto caro alla memoria di quanti, in un passato non troppo
lontano, venivano qui proprio per fuggire l’afa e tutto il resto.
In più Campotenese, oggi ha anche una
struttura, che è in corso di ultimazione, progettata nientedimeno che dal
famoso architetto bolognese Mario Cuccinella.
Come si legge nel tabellone si tratta
del “CENTRO
ECOSOSTENIBILE” che richiama nelle sue forme le cataste di legna che
caratterizzano il paesaggio del Parco coniugando un giusto equilibrio tra
tradizione e innovazione, tra architettura moderna e cultura locale.
Il nuovo "CENTRO ECOSOSTENIBILE" di Campotenese. |
Qualche giorno fa in attesa di un gruppo
escursionistico sono andato a vedere da vicino questa struttura e mi ha fatto
molta impressione.
Sarà stata anche la luce del mattino, il
ferro della struttura, la forma, il contrasto con i monti circostanti e la
completa estraneità al luogo che mi spingono a scrivere “due righe” di
impressioni, visto anche che nessuno ne parla, ma in molti pensano che si
tratti di una vera e propria ciofeca avulsa da qualsiasi motivazione artistica e
architettonica.
845 metri quadrati – per parafrasare
Enzo Biagi – sottratti all’agricoltura e alla bellezza del paesaggio di
Campotenese e del Pollino.
Forse quando sarà ultimata si
contestualizzerà nel territorio come una gigantesca catasta di legna. Attualmente
è un ammasso di ferro in corso di rivestimento in legno.
La facciata del nuovo "CENTRO ECOSOSTENIBILE" di Campotenese. |
Giro in lungo e in largo il Pollino
ormai da molti anni e non ho mai visto cataste di legno di questa forma e di
queste dimensioni.
E queste cataste di legno non caratterizzano
nessun paesaggio del Pollino.
Una vera bruttura!
Uno spreco di denaro pubblico.
Una struttura inutile perché di uffici
del Parco ne abbiamo già fin troppi.
Una struttura inutile perché il Parco
non ha bisogno di nuovo spazio didattico ed espositivo in quanto ne ha già tanto!
Ha perfino chiuso quasi tutti i centri
visita: questi sì ricchi di spazi espostivi e tematici dell’area protetta.
Una struttura inutile, contraria alla
filosofia del recupero edilizio e del patrimonio artistico e architettonico del
quale il nostro Parco abbonda: mi viene in mente – tanto per stare nelle
vicinanze – il Complesso di San Bernardino a Morano, l’imponenza del Castello,
sempre di Morano, oppure la struttura dell’ex carcere mandamentale o il vasto seminario
diocesano di Mormanno.
In molti parchi italiani (penso al Parco
del Gran Sasso e allo splendido lavoro di recupero del castello di Assergi)
hanno deciso di recuperare il patrimonio storico, artistico ed architettonico
del proprio territorio, ma noi, sempre bastian contrari, investiamo il nostro
futuro, nella costruzione di una schifezza architettonica inutile, ingombrante
e brutta.
Mah!
Come si può non condividere? I commenti più lusinghieri che ho sentito in giro lo danno assomigliante a una rampa di lancio per missili o a una stazione di partenza di funivia... e pensare che sono anni ormai che anche da noi si parla di evitare il consumo del territorio... ora so solo che quando dal Colle San Martino arrivo lì, la vista dei monti è ostacolata e dove c'era un prato verde ora c'è... un non so che... ma dico, se proprio era necessario spendere dei soldi, non si poteva realizzarlo alla periferia di Castrovillari, dove avrebbe invece valorizzato il contesto urbano?
RispondiEliminaConcordo con la riflessione di Pisarra profondo conoscitore del nostro Parco. Aggiungo che tutto ciò fa parte della triste realtà ed incapacità degli amministratori del sud, che invece di investire il denaro pubblico per creare economia sostenibile, lo spendono.
RispondiEliminaOrmai inutile piangere sul latte versato. Io ho provato a far girare un "appello" a riguardo prima ancora che si cominciasse la costruzione. Purtroppo nessuna mi ha "cagato". Si sa sono il solito rompiballe.
RispondiEliminaQuesto è e questo ci meritiamo. Questa struttura una volta finita come tante altre cattedrali nel deserto restarà una piaga sanguinate che eroderà ulteriori risorse economiche.
Quirino Valvano, si continua a fare sempre lo stesso errore; inutile l'amore e la semplicità per il sostenibile, paesaggio, appartiene a pochi. Questa sarà l'opera più grande, ma tante più piccole e abbandonate sono state fatte, e nonostante ciò, si continua a sbagliare. Qualcuno prima o poi ne dovrà rispondere. Un idea Emanuele, perché non pubblichiamo ( in questo caso lo dovresti scrivere tu), un articolo su tutte le opere esistenti costruite dalla fine degli anni ottanta ad oggi con tanto di foto e denominazione della struttura. Se vi va io mi posso occupare della mia zona, valle del rubbio e sarmento, così vediamo di fare un bel elenco di opere abbandonate.
RispondiEliminacondivido in pieno il tuo pensiero Emanuele, anzi prendo spunto dalla tua nota per dare maggior risalto a questo ulteriore esempio di scempio, in aggiunta alle tante altre opere abbandonate di cui fa cenno Quirino Valvano.
RispondiEliminaMessner Mountain Museum ... che ne pensate?
RispondiEliminaQuello che dice Quirino mi pare assolutamente interessante. Anche perché è una idea "prospettica".raccogliere le cose buone (poche) e meno buone (tante) fatte può essere di controllo e monito per le cose future. Ancora di più se il progetto viene condiviso e portato avanti da tanti. Ne vogliamo parlare ?
RispondiEliminaFerdinando Laghi
Per me va bene, possiamo anche sviluppare il tutto on-line, senza bisogno di spostarsi.
EliminaLa catasta di legno, però, prima o poi va bruciata e sparisce! Chissà, forse anche con questa hanno intenzione di farci i "focarazz"...!
RispondiEliminaPeccato che la struttura ancora non si finita. Più che altro indignatevi per altro (per esempio la centrale del Mercure, in pieno Parco del Pollino).
RispondiEliminaCome Associazione Italiana Wilderness, a differenza del silenzio di altre associazioni ambientaliste, avevamo già nell'ormai lontano 2010 deninciato l'inutilità di questa opera. Un vero spreco di danaro pubblico, che poteva essere impiegato per opere di tutela ambientale o al limite di valorizzazione dei centri storici del Pollino... Ecco il comunicato che scrivemmo e divulgammo... ovviamente ancora attuale: (http://www.notiziedaiparchi.it/?p=1893)
RispondiEliminaEmanuele, devo dire che ho difficoltà come tecnico e sinceramente non ci sono abituato, a dare dei giudizi su un'opera architettonica di notevole imbatto ambientale. Ricordo a me stesso che nell'approccio di qualsiasi progettazione architettonica bisogna considerare " moltissimi elementi " che alimentano, condizionano e determinano le proposte progettuali. Per chiarire: soprattutto DOVE si deve inserire l'oggetto architettonico, COME dev'essere realizzato e soprattutto chi saranno i fruitori. Inoltre il progettista ha l'OBBLIGO d'interpellare TUTTI coloro e non solo quelli che lo pagano, che direttamente o indirettamente e come futuri fruitori, possono offrire suggerimenti e indicazioni indispensabili affinché l'opera possa diventare condivisa e non IMPOSTA. Scusatemi lo sfogo ma l'esperienza ultradecennale, durante la quale ho prodotto qualcosa, mi porta a restare scandalizzato sulla catasta di legna, imbatto traumatico, materiali inopportuni e per fortuna non ci sono entrato, perchè dall'esterno i presupposti non sono affatto positivi. Ma come succede in questi casi.... è un tecnico importante, famoso... viene da.... e soprattutto lo manda.... e poi i tecnici locali, magari anche bravi che si possono anche confrontare con i luminari, stanno a guardare oppure cambiano mestiere!!! Scusate lo sfogo - Arch. Carlo Forace
RispondiEliminaBastava recuperare la stazioncina delle ferrovie calabro-lucane e le segherie ex Armenti che sono lì a due passi da questo cuneo di acciaio e legno ma io ho deposto ormai le armi e non combatto più perchè su ogni cosa che faccio e dico vengo contestato dagli stessi miei compaesani.Teniamoci la catasta di legno e stiamo zitti perchè tutto sommato il fegato ci guadagna.Un saluto ad Emanuele e a Carlo. ing Fedele D'Agostino
RispondiEliminaE ora che è finita è diventata q che un ristorante... Nessuna cultura nessuna natura.. Solo i nostri soldi, presi per il bene di tutti e utilizzati per far l'utile di pochi
RispondiEliminanon è diventato un ristorante, vieni a trovarci!
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