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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

domenica 15 novembre 2015

I colori dell’autunno

Si sa: l’autunno ha i colori più belli dell’anno.
Monocromatici, intensi, unici, con tante sfumature da far impazzire.
Se a questo si aggiunge anche una giornata splendida, calda, classica delle estati di San Martino il binomio è presto fatto.
Con la scusa di provare il Land appena uscito dall'officina, dopo un ricovero di oltre una settimana e con sintomi gravi, mi sono avventurato in un luogo dove non ero mai stato se non a piedi.
Una splendida chioma di faggio in veste autunnale (PH di E. Pisarra)
Dopo un avvio stentato che mi ha fatto temere il peggio, il “mezzo” ha dato dimostrazione della sua potenza anche in mano ad un autista scarso, da sterrato poco impegnativo.
Ci tengo a precisare che non ho fatto un metro di strada fuori pista.
E il Pollino in fatto di piste sterrate abbonda e alla grande.
Infatti, secondo alcuni geografi, il Pollino ha il più alto tasso di strade per chilometro quadrato.
Di gran lunga superiore a quello del Serengeti.
Ebbene, confesso, con la scusa di mettere alla prova il Land appena uscito dall'officina mi sono dato come meta la Fontana del Principe.
Per noi di Civita, la Fontana del Principe, rappresenta sempre un luogo ameno anche se ultimamente sembra più una località abbandonata con tracce di “non finito jonico” individuate nelle panche che dovevano costituire un tavolo da pic-nic con relativi sedili, mai completati, oppure, realizzati e presto sabotati: in entrambi i casi ora abbiamo dei sedili con delle minacciose piastre di ferro pronte a colpire alla prima distrazione il malcapitato turista che osa sedersi su quei moncherini.
Ma come si dice: l’appetito vien mangiando. E allora perché non andare fino al Vascello?
Molti passaggi da vero fuoristrada che il Land ha affrontato con estrema facilità, senza batter ciglio.
Il Land a Fontana del Principe (Ph di E. Pisarra)
Lo spettacolo delle alte cime (Serra Dolcedorme e Serra delle Ciavole) tra i faggi dorati e il cielo blu cobalto che a me piace tanto è sublime.
Regna il silenzio assoluto. Solo gli animali del bosco svolgono le loro attività approfittando del caldo del giorno e dell’ora ben consapevoli che non durerà per molto.
Ma perché non andare oltre?
Da qui in poi ho camminato su queste stradine solo a piedi. E con grosse difficoltà a causa del fondo poco battuto e molto sconnesso, a tratti con profonde buche che poi ho scoperto essere dei luoghi di test per gli amanti del fuoristrada estremo, quelli per intenderci, che hanno bisogno di mettere alla prova il mezzo facendo dei veri e propri tuffi dentro pozzanghere profonde, piene di fango e acqua.
Non è certamente il mio caso.
Con molto timore affronto questo tratto pronto a fare marcia indietro al primo vero ostacolo.
Per fortuna grazie alla Maratona Aragonese di questa estate, ad ogni buca di una certa profondità, è stata creata una bretella di aggiramento.
E sono arrivato al bivio per Piano di Fossa.
Con un occhio alla strada, un altro al paesaggio pronto a cogliere l’attimo per una foto indimenticabile, mi sono reso conto di essere entrato in un tratto di strada sterrata (per usare un eufemismo) completamente ignoto, percorso solo a piedi almeno vent'anni fa.
Due belle buche strapiene di fango e acqua mi invitano a girare la macchina e fare dietrofront.
In linea d’aria mancano pochi chilometri alle ormai tristemente famose case dei Napoletani. Bisogna andarci. Provo a trovare uno spazio per parcheggiare il Land e andare a piedi. Trovato. Parcheggiato. Chiusa la macchina, prendo la fotocamera e mi avvio a piedi. Dopo pochi metri incontro un fuoristrada che proveniva in senso inverso. Subito ho chiesto notizie della situazione viaria e quando, alla risposta di che fuoristrada avessi, sento una sonora risata, torno indietro, riprendo il Land e mi avvio.
Faggio in abito autunnale (Ph. E. Pisarra)
Le baracca dei napoletani o quel che resta mi appare dopo pochi minuti.
È fatta mi son detto!
Per la prima volta il Land giunge dai “Napoletani”.
Che desolazione!
Faccio quattro foto e vado via subito.
Preferisco allontanarmi da questo scempio. Il quesito ora è: tornare indietro per la stessa strada o proseguire in direzione della Falconara lungo la sterrata di servizio all'acquedotto di Terranova del Pollino?
Ormai il Land ha superato meravigliosamente il test post officina (anche se ancora ha qualche piccolo acciacco da verificare con il meccanico) meglio andare avanti, convinto che questa sterrata, essendo molto trafficata, sicuramente sarà un pochino meglio messa della via fatta finora.
Infatti, la previsione si rivela giusta. In compenso il paesaggio è stupendo. Qualche mandria di bovini ancora al pascolo rompe il silenzio del bosco. In breve sono fuori dalle piste a rischio.
Arrivato al bivio della Falconara incontro alcuni bikers che vogliono andare a San Lorenzo Bellizzi. Dalla faccia non sembrano tanto convinti. Comunque mi fermo, spengo il motore e li faccio passare.
Dopo pochi minuti guardo allo specchietto retrovisore e vedo che qualcuno di loro ha invertito la marcia e sta tornando indietro.
Mi fermo e chiedo come mai: la risposta è stata laconica: strada pessima e troppa fatica.

Sulla prima concordo; sulla seconda dissento. La MTB non va da sola. 

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