Si sa: l’autunno ha i colori più belli dell’anno.
Monocromatici, intensi, unici, con tante sfumature da far
impazzire.
Se a questo si aggiunge anche una giornata splendida,
calda, classica delle estati di San Martino il binomio è presto fatto.
Con la scusa di provare il Land appena uscito dall'officina,
dopo un ricovero di oltre una settimana e con sintomi gravi, mi sono
avventurato in un luogo dove non ero mai stato se non a piedi.
Una splendida chioma di faggio in veste autunnale (PH di E. Pisarra) |
Dopo un avvio stentato che mi ha fatto temere il peggio,
il “mezzo” ha dato dimostrazione della sua potenza anche in mano ad un autista
scarso, da sterrato poco impegnativo.
Ci tengo a precisare che non ho fatto un metro di strada
fuori pista.
E il Pollino in fatto di piste sterrate abbonda e alla
grande.
Infatti, secondo alcuni geografi, il Pollino ha il più
alto tasso di strade per chilometro quadrato.
Di gran lunga superiore a quello del Serengeti.
Ebbene, confesso, con la scusa di mettere alla prova il
Land appena uscito dall'officina mi sono dato come meta la Fontana del
Principe.
Per noi di Civita, la Fontana del Principe, rappresenta
sempre un luogo ameno anche se ultimamente sembra più una località abbandonata
con tracce di “non finito jonico” individuate nelle panche che dovevano
costituire un tavolo da pic-nic con relativi sedili, mai completati, oppure,
realizzati e presto sabotati: in entrambi i casi ora abbiamo dei sedili con
delle minacciose piastre di ferro pronte a colpire alla prima distrazione il
malcapitato turista che osa sedersi su quei moncherini.
Ma come si dice: l’appetito vien mangiando. E allora perché
non andare fino al Vascello?
Molti passaggi da vero fuoristrada che il Land ha affrontato
con estrema facilità, senza batter ciglio.
Il Land a Fontana del Principe (Ph di E. Pisarra) |
Lo spettacolo delle alte cime (Serra Dolcedorme e Serra
delle Ciavole) tra i faggi dorati e il cielo blu cobalto che a me piace tanto è
sublime.
Regna il silenzio assoluto. Solo gli animali del bosco
svolgono le loro attività approfittando del caldo del giorno e dell’ora ben
consapevoli che non durerà per molto.
Ma perché non andare oltre?
Da qui in poi ho camminato su queste stradine solo a
piedi. E con grosse difficoltà a causa del fondo poco battuto e molto
sconnesso, a tratti con profonde buche che poi ho scoperto essere dei luoghi di
test per gli amanti del fuoristrada estremo, quelli per intenderci, che hanno
bisogno di mettere alla prova il mezzo facendo dei veri e propri tuffi dentro
pozzanghere profonde, piene di fango e acqua.
Non è certamente il mio caso.
Con molto timore affronto questo tratto pronto a fare
marcia indietro al primo vero ostacolo.
Per fortuna grazie alla Maratona Aragonese di questa estate,
ad ogni buca di una certa profondità, è stata creata una bretella di
aggiramento.
E sono arrivato al bivio per Piano di Fossa.
Con un occhio alla strada, un altro al paesaggio pronto a
cogliere l’attimo per una foto indimenticabile, mi sono reso conto di essere
entrato in un tratto di strada sterrata (per usare un eufemismo) completamente
ignoto, percorso solo a piedi almeno vent'anni fa.
Due belle buche strapiene di fango e acqua mi invitano a
girare la macchina e fare dietrofront.
In linea d’aria mancano pochi chilometri alle ormai
tristemente famose case dei Napoletani. Bisogna andarci. Provo a trovare uno
spazio per parcheggiare il Land e andare a piedi. Trovato. Parcheggiato. Chiusa
la macchina, prendo la fotocamera e mi avvio a piedi. Dopo pochi metri incontro
un fuoristrada che proveniva in senso inverso. Subito ho chiesto notizie della
situazione viaria e quando, alla risposta di che fuoristrada avessi, sento una
sonora risata, torno indietro, riprendo il Land e mi avvio.
Faggio in abito autunnale (Ph. E. Pisarra) |
Le baracca dei napoletani o quel che resta mi appare dopo
pochi minuti.
È fatta mi son detto!
Per la prima volta il Land giunge dai “Napoletani”.
Che desolazione!
Faccio quattro foto e vado via subito.
Preferisco allontanarmi da questo scempio. Il quesito ora
è: tornare indietro per la stessa strada o proseguire in direzione della
Falconara lungo la sterrata di servizio all'acquedotto di Terranova del
Pollino?
Ormai il Land ha superato meravigliosamente il test post
officina (anche se ancora ha qualche piccolo acciacco da verificare con il meccanico)
meglio andare avanti, convinto che questa sterrata, essendo molto trafficata,
sicuramente sarà un pochino meglio messa della via fatta finora.
Infatti, la previsione si rivela giusta. In compenso il
paesaggio è stupendo. Qualche mandria di bovini ancora al pascolo rompe il
silenzio del bosco. In breve sono fuori dalle piste a rischio.
Arrivato al bivio della Falconara incontro alcuni bikers che
vogliono andare a San Lorenzo Bellizzi. Dalla faccia non sembrano tanto
convinti. Comunque mi fermo, spengo il motore e li faccio passare.
Dopo pochi minuti guardo allo specchietto retrovisore e
vedo che qualcuno di loro ha invertito la marcia e sta tornando indietro.
Mi fermo e chiedo come mai: la risposta è stata laconica:
strada pessima e troppa fatica.
Sulla prima concordo; sulla seconda dissento. La MTB non
va da sola.
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