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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

mercoledì 4 novembre 2015

Fotografare è scrivere con la luce

Dopo le giornate di pioggia mai vista dei giorni scorsi, è arrivato il classico autunno, freddo, terso, limpido, sereno dei giorni di inizio novembre.
E proprio in occasione di queste giornate splendide vado in montagna per lavoro.
Vari colori autunnali dei boschi del Pollino (Ph. E. Pisarra)
Approfitto di questo nuovo lavoro per riprendere a fotografare come ai vecchi tempi. E mai come in questi giorni è meraviglioso “scrivere con la luce” sfruttando i colori caldi di un autunno che, dopo aver provocato un mare di danni in termini di alluvioni e allagamenti in quasi tutta Italia e in particolare modo nella nostra regione, dà il massimo in termini di qualità dell’atmosfera.
Una atmosfera tersa che riflette una luce diretta che nelle prime ore del mattino, così come nel calar del sole, è ideale per scrivere con la luce. Ossia fotografare prima con gli occhi e poi con il cervello ed, infine, con la macchina fotografica.
Se si combinano questi tre elementi viene fuori una immagine, una foto a dir poco fantastica.
È accaduto ieri l’altro.
Scendendo dalla Scala di Gaudolino alle ultime luci del giorno la foresta di alberi misti rifletteva tutto lo spettro dei colori pastello delle varie tonalità di foglie dovute alla più o meno capacità di assorbimento delle radiazioni solari: ed ecco, l’acero di monte, che con le sue ampie foglie verde-chiaro trattiene alcuni raggi e ne rimanda degli altri. Il risultato è bellissimo, proprio come sa essere la natura nei nostri monti.
Foglie di vari alberi (Ph. di E. Pisarra)
Poi ci sono i faggi che stanno perdendo le foglie, ma prima di cederle completamente, si arrossiscono, e colorano il bosco con tutte le tinte di arancione fino al rosso mattone.
A questi si aggiungono vari tipi di pino con gli aghi sempre verdi, in questa stagione e, soprattutto dopo le piogge, si intensifica la tonalità e allora danno vita ad un colore unico, intenso, forte, oltre che profumato.
Poi ci sono i carpini, qualche sorbo, altri tipi di pini, qualche tasso e poi, in basso, le chiome classiche dei lecci.
Una tavolozza di colori che neanche il più bravo dei pittori impressionisti sarebbe mai capace di mettere insieme.

La natura lo fa egregiamente e io ne approfitto per portare in pellicola (o meglio in digitale, purtroppo!!!!) questi colori. 

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