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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

lunedì 16 novembre 2015

La Gioconda e Pollinea, la città delle Nevi

La Gioconda è una società fondata a Napoli agli inizi degli anni sessanta con lo scopo di realizzare insediamenti turistici sul Pollino.
Il discorso viene da lontano. È partito con la creazione, da parte dello Stato, di una società partecipata (EFIM – INSUD) con lo scopo di “valorizzare” le montagne d’Italia.
Nasce Cervinia, Pila, Cortina, Campitello Matese, Pescasseroli, Camigliatello silano, Gambarie d’Aspromonte e Pollinea, la città delle nevi.
Siamo agli inizi degli anni settanta e il progetto è ambizioso. Costruire sul Pollino alle pendici di Serra di Crispo una serie di bungalow sparsi nel bosco, una strada di accesso, un’altra di collegamento con i Piani del Pollino, un mega albergo al Pollinello e una funivia con Morano Calabro.
Nello stesso tempo muoveva i primi passi il WWF Italia che ebbe il battesimo del fuoco proprio con la vicenda di Pollinea. Infatti, propose in alternativa a questo tipo di “valorizzazione” della Montagna l’istituzione di un Parco nazionale del Pollino.
Per la verità di Parco se ne era già parlato alla inaugurazione del Rifugio di Piano Ruggio intitolato al primo ministro Alcide De Gasperi.
Ma da quel lontano 1958 non se ne fece niente.
L’occasione per riprendere il discorso fu data proprio dalla vicenda della costruzione della Città delle Nevi.
Furono messi al lavoro da parte del WWF i migliori specialisti del tempo coinvolgendo il CNR.
Ben presto venne fuori un idea di Parco all'avanguardia ma che cozzava con i tempi.
Per inciso, ogni tanto, sfoglio il vecchio progetto del WWF e lo trovo ancora attuale.
Non ci fu niente da fare. La spuntò il WWF e non se ne fece nulla.
Una battaglia durata anni.
Fino a quando qualche anno fa la Gioconda fu liquidata.
Fogli di eternit che un tempo sono servite ad isolare le pareti della casa -prototipo.
8Ph. di E. Pisarra)
L’istituzione del Parco fece il resto.
Oggi quel che resta di questo insediamento sono le rovine della prima casa di legno realizzata come prototipo di questo villaggio turistico immerso nel bosco.
Resti di un pavimento in ceramica rialzato, appoggiato su di una base di cemento realizzata su una paleria di ferro profilato.
Pareti di legno, imbottite tra due fogli di eternit intermezzati da fogli di polistirolo.  
Per fortuna la vegetazione, inesorabile, sta ricoprendo tutto, anche se qualche malgaro usa un lato del perimetro della casa come recinzione per la mandria di bovini in custodia. Dopotutto si risparmia qualche metro di filo spinato. Qualche fusto semisommerso e tante macerie sparse qua e là.
Poco più avanti una casetta di legno, piccolissima, con la porta spalancata, abbandonata da qualche giorno, un altro recinto con una struttura di ferro, alta almeno dieci metri, testimoniano i primi segni infrastrutturali della futura Città delle Nevi.
Fin qui, in estrema sintesi, la vicenda della Gioconda e della Città delle Nevi.
In conclusione, il WWF riuscì a bloccare il primo di una serie di tantissimi tentativi di “valorizzare” la montagna ma non fu propositivo.
O meglio le proposte avanzate per i tempi erano troppo … futuristiche.
Istituire un Parco nazionale agli inizi degli anni settanta era una bestemmia. In pieno sviluppo economico non si poteva “imbalsamare” la natura. E altre amenità simili.
Vent'anni dopo furono istituiti ben venti nuovi Parchi nazionali. Perdemmo semplicemente vent'anni.
Per il Pollino si pescò a piene mani in quel progetto del WWF che vent'anni prima era stato accusato di mummificare il territorio.
Così va la storia!!!


PS

Ma quell'ammasso di amianto chi deve portarlo via?Ricordo a me stesso che negli Stati Uniti quando si decide di istituire un Parco che comprende un paese o una città vengono perfino smontate e portate vie le tubature posate sotto terra, in modo da non lasciare traccia di presenza umana in quel luogo.Si dirà che si tratta di “americanate”. Forse. Gli italiani, invece, nonostante sentenze definitive, non si schiodano dalle loro strutture.Infatti, qualche chilometro più avanti, un edificio di due piano in cemento armato, nonostante diverse sentenze di abbattimento e di rimozione delle macerie, svetta come un monumento alla stupidità umana.Si dirà che si tratta di “cose italiane”. Certamente! 

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