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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

venerdì 6 novembre 2015

La metà dei Parchi nazionali lasciati allo sbando

Anche il Club Alpino Italiano si aggiunge alle tante numerose associazioni ambientaliste che chiedo al ministro dell'ambiente di provvedere a rimettere in sesto il sistema delle aree protette nazionali e in particolare modo i Parchi.
La metà dei Parchi nazionali lasciati allo sbando.
In molti mancano i consigli direttivi dopo la sciagurata legge Monti.
In altri ci sono commissari che da anni svolgono l'amministrazione ordinaria.
In altri ancora sono senza direttore e quindi hanno qualcuno "facente funzioni".
C’è un deficit di governance nei parchi nazionali che deve vedere un’azione immediata del Ministero dell’Ambiente. Nove associazioni ambientaliste, tra cui il Club alpino italiano, scrivono al Ministro Gian Luca Galletti chiedendo che venga garantita la piena funzionalità

degli enti parco e obiettivi comuni per lo svolgimento armonico e coordinato su tutto il territorio nazionale delle azioni a tutela della biodiversità. Gli ambientalisti denunciano che metà dei parchi nazionali (12 su 24) è in condizione precaria. Richiedono un intervento deciso a cominciare dai tre più esposti del Mezzogiorno, ora commissariati, che costituiscono un presidio di legalità sul territorio (Vesuvio, Cilento e Sila), a cui si aggiungono ben nove parchi nazionali che non sono a regime (tre sono senza presidenti, sei senza consigli direttivi, cinque senza direttori), mentre per il parco storico dello Stelvio (istituito 80 anni fa) si è deciso di degradarlo e tripartirlo tra le Province autonome di Trento e Bolzano e la Regione Lombardia.
Molto documentata la denuncia delle associazioni che entrando nello specifico ricordano al Ministro dell’Ambiente Galletti che:
- i parchi nazionali del Cilento, del Vesuvio e della Sila sono da quasi due anni commissariati e privi di una guida autorevole e legittimata dal sostegno di un Consiglio direttivo inesistente al momento:
- i parchi nazionali della Val Grande, Dolomiti Bellunesi e Gran Sasso sono senza un presidente, ma retti dai vicepresidenti espressione delle comunità locali;
- i parchi nazionali di Cilento, Vesuvio, Sila, Pollino, Alta Murgia e Cinque Terre mancano di consigli direttivi;

- i parchi nazionali della Majella, l’Alta Murgia, Circeo, Pollino e il Gargano non hanno i direttori, ma sono retti da “facenti funzione” senza i titoli previsti dalla legge.
Le Associazioni chiedono al Ministero dell’Ambiente di:
1. mettere tutti gli Enti parco nelle condizioni di poter operare a pieno campo sulla base degli strumenti di pianificazione e di programmazione che hanno a disposizione in un rapporto proficuo con il territorio e la cittadinanza:
2. procedere alla nomine dei presidenti nominando figure di alto profilo che soddisfino il criterio della competenza e vengano al più presto sanate le situazioni di affidamento a direttori “facenti funzione”, senza i titoli stabiliti dalla legge;
3. indicare obiettivi omogenei di tutela della biodiversità validi per i parchi nazionali su tutto il territorio, come già previsto peraltro nelle due Circolari Ministeriali del 28 dicembre 2012 e 21 ottobre 2013, in attuazione della Strategia Nazionale della Biodiversità, e che siano promosse azioni nazionali strategiche afferenti tra l’altro, ad esempio, alla Convenzione Europea del Paesaggio e alla Carta Europea Turismo Sostenibile.

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