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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

mercoledì 16 marzo 2016

roba da matti!

L’Ente Parco nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese  pubblica un bando di gara Per la prevenzione di eventuali danni al territorio attraverso la ricognizione visiva delle condotte che collegano i pozzi petroliferi e che attraversano il territorio del Parco” alla modica somma di 3,5 milioni di euro.
La valle del Sauro vista dal santuario di Serra Lustrante
(foto da internet)
Roba da matti!
Un Ente Parco - istituzionalmente predisposto alla tutela e alla salvaguardia del territorio e della biodiversità – non deve occuparsi di sicurezza delle condotte petrolifere che pur attraversano il sottosuolo del Parco.
Anzi dovrebbe lavorare per eliminare questo “inconveniente” invece di spendere denaro pubblico per fare un lavoro che spetta di dovere alle compagnie petrolifere proprietarie delle condotte.
Logo del Parco 
Ma siamo di fronte a un Ente Parco in balia delle compagnie petrolifere che viene meno agli impegni istituzionali che le norme in materia gli affidano.
Stessa cosa dicasi in relazione alle autorizzazioni che l’Ente Parco dovrà dare a breve a seguito delle richieste di nuove ricerche di idrocarburi e gas.
Mi duole molto, davvero molto, dare ragione a Legambiente, ma sottoscrivo in pieno il documento in cui l’associazione afferma: “E’ inaccettabile che l’Ente Parco dichiari di rispondere quando avrà le carte sul tavolo. La sua posizione dovrebbe essere forte e chiara. Il Parco deve trovare ogni modo per frenare, limitare e, se possibile, impedire ogni attività industriale impattante, come l’industria petrolifera, nel suo territorio.
L’Ente Parco sia l’istituzione preposta al cambiamento, il soggetto trainante verso una rivoluzione del paradigma petrolio che, con le promesse fallite di un’occupazione inesistente, vede tutt’ora la Basilicata schiava delle grandi compagnie petrolifere”.
il Centro Oli di Viggiano di notte. (foto dal web)
“Ci chiediamo inoltre che garanzie di terzietà e trasparenza può assicurare un soggetto che deve autorizzare attività di un suo finanziatore venendo meno alla propria mission anche in termini etici e facendo sorgere dubbi sulla esatta interpretazione della funzione degli Enti Parco: soggetti destinati a servire i territori e a favorire un’evoluzione culturale in termini di sostenibilità ambientale delle comunità locali”
Sembra che questo parco sia un’altra ruota del carro dell’indotto che le compagnie petrolifere foraggiano per tenere “buona” una popolazione e “distrarla” dal vero obiettivo che un soggetto attuare come l’Ente di gestione di
un momento del trasporto di una condotta
(foto dal web)
un area protetta ha (o dovrebbe avere) nel suo DNA: tutela, conservazione e valorizzazione delle risorse naturali.
Certamente il giovane e piccolo Parco dell’Appennino lucano è in una posizione di inferiorità nei confronti di ENI o TOTAL ma, soprattutto, sa di combattere una guerra già persa in partenza per il solo fatto che stride molto parlare di conservazione di ambienti naturali se si è circondato da pozzi petroliferi, centro oli, condotte e olezzi vari.
Se a questo si aggiunge l’isolamento (anche se, per la verità, lo sono tutti i parchi italiani) da parte delle istituzioni regionali e nazionali si ha la quadratura del cerchio.

A questo punto uno si chiede a cosa serva e quale ruolo abbia nella conservazione del paesaggio -  in senso lato -  L’Ente Parco nazionale dell’Appenino lucano Val d’Agri Lagonegrese…
Mi duole ancora una volta dare anche ragione all'ex ministro Brunetta quando si chiedeva a cosa servano questi Enti Parco.  

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