Area del Vulture (foto dal web) |
Istituire un Parco in Italia è cosa assai
difficile.
Farlo al Meridione è ancora un’impresa improba.
Mi riferisco allo splendido territorio che
ruota intorno al vecchio vulcano spento del Vulture, in provincia di Potenza,
tra i comuni di Melfi, Rionero, Atella, solo per citarne i più grandi.
La regione interessata è, ovviamente, la
Basilicata.
Una terra splendida e felice, che vive in
pieno e a tutto tondo i dolori del cambiamento.
Infatti, potrebbe essere veramente una
terra appagata e ricca, mentre beghe partitiche, interessi vari, lobbysmo e
miopia politica fanno sì che ciò non accada. Con il risultato che invece di
essere una regione splendida, diventa una terra maledetta, dove fare, dire e
prendere una decisione, qualsiasi essa sia, diventa una questione di vita o di
morte.
Manco dal Vulture dagli inizi degli anni Novanta e già da allora si parlava del Parco regionale del Vulture.
Dibattiti, incontri, mediazioni e le più disparate richieste hanno avuto come unico risultato la paralisi.
Il Vulture e i laghi di Monticchio (foto dal web) |
Se a questo si aggiunge che la istituzione
dei parchi del Pollino e della Val d’Agri non hanno dato nessun risultato, in
termini di immagine positiva delle aree protette, di protezione degli ambienti,
di sviluppo economico, va da sé che istituire un altro parco,
seppur di ordine regionale, sia una “Missione Impossibile”.
Il risultato che la OLA
(Organizzazione Lucana Ambientalista) chiede di non parlare di Parco del
Vulture ma di una sorta di parco “papocchiato” da localismi e ipotecato dalle lobby energetiche.
Questo, forse, è il risultato di una sorta
di concertazione tra soggetti molto diversi tra di loro (comuni, associazioni
di categoria, ambientalisti, compagnie petrolifere) che portano come
conseguenza al nulla di fatto.
Come al solito il punctum dolens
(copyright by Rocco de Rosa) sta nel significato di Parco. Alcuni pensano che
un Parco sia un marchio da sfruttare; altri pensano che sia un’area protetta dove
si salvaguarda la biodiversità, per altri ancora, un Parco è un sistema di vincoli che
blocca lo sviluppo socio-economico.
“Eravamo favorevoli alla perimetrazione
originaria – hanno detto i
rappresentati di Legambiente – ma dopo le osservazioni di alcuni
sindaci riteniamo che la proposta non abbia più senso. Alcuni Comuni – hanno aggiunto – si gioverebbero
solo del marchio ma così come proposto il parco non avrebbe senso dal punto di
vista ecologico ed ambientale oltre che economico. Se non si ritorna alla
proposta originale degli uffici regionali la nostra associazione esprimerà
serie riserve”.
Dello stesso parere i rappresentanti del Wwf per i
quali “la proposta degli uffici è stata stravolta dai sindaci. Prima veniva
salvaguardata la biodiversità ora si pensa solo all’aspetto vincolistico a
danno delle prospettive di reale sviluppo. Chiediamo dunque una perimetrazione
più omogenea”.
Il Monte Vulture (foto dal web) |
Tirare i remi in barca, decidere sul da
farsi, è toccato alla Terza Commissione del Consiglio regionale della Basilicata,
presieduta da Francesco Pietrantuono, la quale ha risolto la questione con un
nulla di fatto. E siamo di nuovo al punto di partenza, in una sorta di gioco
dell’oca che, ad ogni iniziativa, fa tornare alla casa madre senza concludere
il percorso.
Pare che una delle questioni siano: Quanto deve essere grande, cosa deve includere o escludere,
quanti comuni posso parteciparvi e, soprattutto, la superficie deve essere
omogenea e unica, non può essere spezzettata.
Molti specialisti, si appellano alla
politica e al buon senso degli amministratori, sostenendo che la perimetrazione
attuale sia l’unica possibile, che non ci sono alternative per arrestare il
degrado di Monticchio e delle sue acque. Acque che cambiano colore, immondizia sparsa dappertutto, abusivismo vario, deturpano uno dei posti più belli della Basilicata. Con seri danni per tutti
coloro che vivono di turismo e agricoltura.
Il Vulture non merita questo!!!
E la Basilicata rischia di perdere un’altra occasione per distinguersi dall’omogeneizzazione verso il basso come tutte le altre regioni del Meridione.
E la Basilicata rischia di perdere un’altra occasione per distinguersi dall’omogeneizzazione verso il basso come tutte le altre regioni del Meridione.
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