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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

giovedì 17 marzo 2016

Club Italiano Pastore della Sila

Se non fosse vero sembrerebbe una barzelletta.
La prima cucciolata di cani da pastore abruzzese arrivata sul Pollino
(foto dal web)
L’Ente Parco nazionale del Pollino organizza uno stage per pastori in Abruzzo alla ricerca di un cane adatto a difendere le greggi dall’attacco di lupi sempre più affamati e pericolosi.
Riesce, dopo tante peripezie, a portare un po’ di pastori – notoriamente molto diffidenti – in Abruzzo per un incontro con allevatori di cani abruzzesi e, a seguito di questi incontri, arrivano sul Pollino i primi cani da guardiania.
Per la verità questo progetto era già partito alcuni anni fa, con l’arrivo di un piccolo nucleo di cani abruzzesi, affidati a una azienda agricola locale, dove sono stati fatti riprodurre e in seguito assegnati agli allevatori di pecore e capre in tutto il territorio del Parco.
Fino a quando sono stati erogati i contributi pubblici e garantita l’assistenza veterinaria da fondi stanziati dal parco tutto andò bene.
un'altra immagine dell'arrivo dei cani abruzzesi
sul Pollino (foto dal web)
Il progetto è decaduto con la fine dei contributi pubblici. I pastori del Pollino sono tornati agli antichi “usi e costumi” in materia di rapporti cane-mandria e proprietà.
Come ricorda una storiella civitese.
Eravamo agli inizi degli anni Settanta e il medico condotto del paese, noto appassionato di caccia, accompagnava i suoi cani a “cambiamento d’aria” presso una antica masseria. Di tanto in tanto andava a controllare la salute delle sue bestie, portando con sé diversi chili di pasta e altre prelibatezze.
Quando arrivava in azienda, si lamentava con il proprietario del fatto che i suoi cani sembrava non stessero molto bene in … carne.  Lui rispondeva: “Dottò non vi preoccupate, stanno facendo i denti!”.
Rassicurato, il medico se ne tornava a casa. Il proprietario, portava in casa le cibarie per i cani ma riservava loro quattro calci negli stinchi e li invitava ad andare a cercarsi il cibo fuori dalla sua abitazione.
Da questa storiella vera si evince come i pastori del Pollino (ma io penso che un po’ tutti i pastori del mondo si assomiglino) non investano molto nella prevenzione, tanto poi, lamentandosi, sanno che qualcuno rimborserà loro i danni causati dalla predazione da lupi.
Tornando al nostro discorso di partenza, mentre i nostri pastori del Pollino affrontano un viaggio fino in Abruzzo alla ricerca di un cane adatto a difendere le mandrie ovo-caprine dai lupi, in Sila esiste un cane autoctono in grado di fare lo stesso lavoro di quello abruzzese.
Infatti, apprendiamo da un comunicato stampa, prodotto e divulgato dalla ottima macchina pubblicitaria dell’Ente Parco della Sila, che esiste il CLUB ITALIANO PASTORE DELLA SILA.
Cane Italiano Pastore della Sila (foto da wikipedia)
Il comunicato recita: Il CIPS (il Club Italiano Pastore della Sila), associazione cinotecnica specializzata, ha come scopo lo studio, il recupero, il miglioramento genetico, la diffusione e la valorizzazione del Cane da Pastore della Sila, antico custode delle greggi, razza autoctona calabrese che si è forgiata proprio sul territorio dell’altopiano silano e la cui adattabilità, resistenza all’ambiente ed efficacia nella funzione di deterrente contro le predazioni da lupo sono scritte nel proprio corredo cromosomico.
Ovviamente il super commissario dell’Ente Parco della Sila ha subito sottoscritto una convenzione con lo scopo di inserire alcuni Cani da Pastore della Sila presso le greggi che pascolano in quelle aree protette in modo da consentire una difesa naturale dagli attacchi dei lupi tesa a garantire la salvaguardia e la conservazione dei lupi stessi sia una loro migliore convivenza con le attività pastorali dell’Altopiano silano.
Invece i pastori del Pollino – esterofili – pensano che per difendere le proprie greggi dagli attacchi dei lupi sia più adatto un cane proveniente dall’Abruzzo.
Questione di punti di vista!
Purtroppo non è una barzelletta ma un fatto vero! 


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