Se non fosse vero sembrerebbe una barzelletta.
La prima cucciolata di cani da pastore abruzzese arrivata sul Pollino (foto dal web) |
L’Ente Parco nazionale del Pollino organizza uno stage per
pastori in Abruzzo alla ricerca di un cane adatto a difendere le greggi
dall’attacco di lupi sempre più affamati e pericolosi.
Riesce, dopo tante peripezie, a
portare un po’ di pastori – notoriamente molto diffidenti – in Abruzzo per un incontro con allevatori di cani abruzzesi e, a seguito di questi incontri,
arrivano sul Pollino i primi cani da guardiania.
Per la verità questo progetto era
già partito alcuni anni fa, con l’arrivo di un piccolo nucleo di cani
abruzzesi, affidati a una azienda agricola locale, dove sono stati fatti
riprodurre e in seguito assegnati agli allevatori di pecore e capre in tutto il
territorio del Parco.
Fino a quando sono stati erogati i contributi pubblici e garantita l’assistenza veterinaria da fondi stanziati dal parco tutto andò bene.
un'altra immagine dell'arrivo dei cani abruzzesi sul Pollino (foto dal web) |
Il progetto è decaduto con la fine dei contributi pubblici. I pastori del Pollino sono tornati agli antichi “usi e costumi” in materia
di rapporti cane-mandria e proprietà.
Come ricorda una storiella civitese.
Come ricorda una storiella civitese.
Eravamo agli inizi degli anni Settanta e il medico condotto del paese, noto appassionato di caccia, accompagnava i
suoi cani a “cambiamento d’aria” presso una antica masseria. Di tanto in tanto
andava a controllare la salute delle sue bestie, portando con sé diversi chili
di pasta e altre prelibatezze.
Quando arrivava in azienda, si
lamentava con il proprietario del fatto che i suoi cani sembrava non stessero molto
bene in … carne. Lui rispondeva: “Dottò
non vi preoccupate, stanno facendo i denti!”.
Rassicurato, il medico se ne
tornava a casa. Il proprietario, portava in casa le cibarie per i cani ma riservava loro quattro calci negli stinchi e li invitava ad andare a
cercarsi il cibo fuori dalla sua abitazione.
Da questa storiella vera si evince
come i pastori del Pollino (ma io penso che un po’ tutti i pastori del mondo si
assomiglino) non investano molto nella prevenzione, tanto poi, lamentandosi,
sanno che qualcuno rimborserà loro i danni causati dalla predazione da lupi.
Tornando al nostro discorso di
partenza, mentre i nostri pastori del Pollino affrontano un viaggio fino in
Abruzzo alla ricerca di un cane adatto a difendere le mandrie ovo-caprine dai
lupi, in Sila esiste un cane autoctono in grado di fare lo stesso lavoro di
quello abruzzese.
Infatti, apprendiamo da un
comunicato stampa, prodotto e divulgato dalla ottima macchina pubblicitaria
dell’Ente Parco della Sila, che esiste il CLUB ITALIANO PASTORE DELLA SILA.
Cane Italiano Pastore della Sila (foto da wikipedia) |
Il comunicato recita: Il
CIPS (il Club Italiano Pastore della Sila), associazione cinotecnica
specializzata, ha come scopo lo studio, il recupero, il miglioramento genetico,
la diffusione e la valorizzazione del Cane da Pastore della Sila, antico
custode delle greggi, razza autoctona calabrese che si è forgiata proprio sul
territorio dell’altopiano silano e la cui adattabilità, resistenza all’ambiente
ed efficacia nella funzione di deterrente contro le predazioni da lupo sono
scritte nel proprio corredo cromosomico.
Ovviamente il super commissario dell’Ente Parco della Sila ha
subito sottoscritto una convenzione con lo scopo di inserire alcuni Cani da Pastore
della Sila
presso le greggi che pascolano in quelle aree protette in modo da consentire
una difesa naturale dagli attacchi dei lupi tesa a garantire la salvaguardia e la
conservazione dei lupi stessi sia una loro migliore convivenza con le attività
pastorali dell’Altopiano silano.
Invece i pastori del Pollino – esterofili – pensano che per
difendere le proprie greggi dagli attacchi dei lupi sia più adatto un cane
proveniente dall’Abruzzo.
Questione di punti di vista!
Purtroppo non è una barzelletta ma un fatto vero!
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