Mi sento come Corrado Alvaro quando afferma “La disperazione più grande che possa impadronirsi di un individuo è il dubbio che vivere rettamente sia inutile.”
Ecco: io mi sento completamente
inutile.
Civita è un paese turistico (o presunto
tale) per cui il territorio, la struttura urbanistica e il paesaggio che
circonda l’abitato è il “nostro oro”.
Eppure il fallimento, mio e di tanti
altri che si sono battuti da almeno trent’anni a questa parte, sta proprio nel
fatto che non siamo riusciti a veicolare il messaggio che se qualcuno viene a
visitare il nostro paese, il Pollino orientale e le sue bellezze paesaggistiche
vuole avere una visione unica, emozionante, ricca di storia, di giochi di luce,
di luoghi che raccontano, di Case Kodra, di comignoli, di vicoli, di porte
antiche, di fontane di pietra, di sentieri, di mulattiere percorse nei secoli
dai nostri avi fino allo sfinimento per un tozzo di pane, di scorci vissuti, di
gjitonie…
Ebbene, pare che di questo patrimonio,
che gli antropologi chiamano 'immateriale', ai nostri amministratori non
importi un “fico secco” (per usare un eufemismo).
Eppure questo è il “nostro oro” e senza
tutto ciò non vi sarebbe ragione per un turista passare o soggiornare a Civita.
Mi pare un pensiero talmente elementare
che mi vergogno a scriverne perché
per “armonizzare” questo
paesaggio, gli “scappati di casa” cosa fanno?
Piazzano un traliccio di servizio per le telecomunicazioni, alto 24 metri, a ridosso del centro abitato. Visibile da tutti i punti circostanti il paese e, in special modo chi sale dal mare, vede una serie di piccole case, incastonate tra le rocce, con un fallo argenteo che spunta in mezzo alla conformazione a ‘nido d’aquila’ che caratterizza la nostra Civita.
Quando ho visto questo obbrobrio
luccicante, ho pensato, considerando la mia età, di avere le traveggole.
Poi ho preso il binocolo che,
inesorabilmente, mi ha confermato quello che avevo visto.
La pressione arteriosa ha raggiunto
picchi altissimi.
Ho fatto un giro di telefonate per
capire di che cosa si tratti e chi lo ha installato; la risposta è stata
concorde: è un traliccio per la telefonia del 5G.
Va bene. Come sostiene un mio carissimo
amico, "se vuoi fare la frittata devi rompere le uova".
E mi rassegno!
Poi la curiosità, il mio passato di
tecnico, il mio essere giornalista ambientale, mi “spingono” a prendere la
macchina e andare a vedere da vicino.
L’impianto è ancora in costruzione, non
collegato a nessuna rete, eppure il mio telefono già da qualche settimana
riceve e trasmette in 5G… uhm!?
Quindi?
Che bisogno c’era allora di installare
un nuovo traliccio impattante, tra gli antichi ulivi, a ridosso del paese?
Forse per fare cassa come comune?
Se è per questo, non mi adeguo!
L’installazione dell’impianto è in un
terreno di proprietà di un privato.
Allora la mia pressione ha avuto un
altro sussulto.
Altro giro di telefonate, scambio di
informazioni con amici di altri paesi che hanno subito lo stesso tipo di
installazioni e presto tutti i nodi vengono al pettine.
Una società finanziata con soldi del
famigerato PNRR propone ai comuni in cambio di un consistente affitto,
l’installazione di queste torri, solo le torri…senza altro. in attesa che
qualche gestore telefonico si faccia avanti e compri un dipolo per montare e
allacciare i propri ripetitori.
Ma com’è possibile?
Noi abbiamo già gli impianti ubicati a
San Nicola che inondano il paese di segnali 4G e 5G da parte dei maggiori
gestori della telefonia mobile in Italia (TIM e Vodafone), che bisogno c’è di
questo nuovo impianto?
E perché proprio lì?
Non si poteva, al limite, aggiungere questa
torre al “parco antenne” di San Nicola?
Io non ho letto l’accordo stipulato sia
con il proprietario del terreno sia con il comune che ha rilasciato la SCIA
(Segnalazione Certificata di Inizio Attività), Una mia fonte telefonica –
ripeto: non conosco il progetto proposto agli amministratori civitesi – mi
comunica che la società installatrice della torre chiedeva espressamente DI
DARNE COMUNICAZIONE A TUTTI I CITTADINI con ogni mezzo, giornali locali, social
e attraverso appositi incontri pubblici.
I nostri “scappati di casa” hanno
PENSATO BENE di mettere la comunità tutta di fronte al fatto compiuto.
Tanto questo è un popolo bue che non si
inxxxxa neanche se qualcuno lo picchia in testa con un martello da fabbro.
A questo punto penso che la costituzione
di un “COMITATO NO TORRE” sia necessaria, e che debba avere come richiesta
tassativa, la rimozione dell’impianto inutile e dannoso per la nostra economia
turistica oltre che per la tutela del paesaggio.
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