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Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

mercoledì 27 aprile 2016

Carta degli itinerari tra storia e tradizioni enogastronomiche


La nuova carta degli itinerari tra storia e tradizioni enogastronomiche è una vera e propria delusione! Testo illeggibile, ricco di “sviste” e … decisamente di parte.

Frontespizio della Carta degli itinerari
Mi dispiace sembro il bastian contrario, ma mi riesce difficile vedere panzane gigantesche riguardanti la cartografia tematica.
La cartografia è stata ed è una grande passione che mi porto dietro sin da ragazzo e da campeggiatore, quando, con i miei amici di infanzia, creammo un gruppo di escursionisti squattrinati che per fare le vacanze andava in giro per il Pollino con pesanti zaini militari comprati alla fiera del paese.

Sono orgoglioso di affermare che fummo i primi a cambiare stile di vacanza nel nostro paese.
Invece del solito campeggio stanziale, caratterizzato da un posto fisso, preferibilmente alla Fontana del Principe, e fatto di piccole passeggiate e grandi abbuffate, noi per primi incominciammo a percorrere il Pollino in lungo e in largo e a fare quello che anni dopo è stato chiamato Trekking.

Ricordo benissimo come in una delle prime uscite, carichi come muli, avevamo come proposito di raggiungere il Santuario di Madonna del Pollino e per questo avevamo come guida il testo di Vincenzo Perrone e la cartina allegata al libro.
La scala e la grafica non risultarono molto chiare, per cui vagammo per mezzo Pollino e arrivammo al Santuario a notte fonda stanchi morti.

Poiché, come sempre le cose negative sono sempre una gran scuola, dopo quell’episodio il gruppo si divise i compiti: c’era il cassiere, l’addetto alla tenda, il portatore e il cartografo.
Inutile dire che il compito del cartografo toccò a me e dall’uscita successiva in poi non ci siamo più persi.
Sono passati tanti anni (credo che fosse il 1976) e la geografia insieme con la cartografia sono stati oggetto di molti studi e la passione mi ha portato a frequentare anche tanti corsi di formazione, alcuni dei quali al Politecnico di Bari.
Passatemi questo tuffo nel passato e nei ricordi, ma mi sembrava doveroso fare una puntualizzazione di partenza.
Tornando alla nuova carta degli itinerari tra storia e tradizioni enogastronomiche.

Lato “ante”

A parte le scritte “corpo 3” del testo, molto piccolo, che comporta notevoli difficoltà di lettura, la carta presenta subito difficoltà di comprensione.

1.     Non si intende se le immagini sono a corredo della carta oppure sono usate come “tappabuchi”; per esempio in una carta tematica che riporta alcuni argomenti legati alla enogastronomia non si capisce l’attinenza tra la foto del Lago di Senise e la “Pitu” di Viggianello.

2.     Il percorso suggerito è opinabile perché sono state prese in considerazione solo alcune località a discapito di altre: sarebbe stato più opportuno indicare che questo itinerario è uno dei tanti che si possono fare nel territorio del Parco.

3.     Altro falso è continuare a parlare della Lenticchia di Mormanno: il presidio slow food è stato ritirato dall’omonima associazione, quindi di cosa parliamo?

4.     Nessun accenno alle zone di vini doc calabresi: Frascineto non esiste come area vitivinicola; eppure conserva ancora la DOC Pollino. Così come il Verbicaro, altro vino DOC molto particolare.

5.     La ‘nduja a Civita: quando mai? Questo è un prodotto tipico del meridione della Calabria e non c’entra nulla con il Pollino e più che mai con le comunità arbereshe.

6.     Leggendo i testi si ha la netta impressione che il lato lucano – curato molto bene e con dovizia di particolari – vada a discapito del versante calabro.

Carta degli itinerari ... Lato Ante
Poi ci sono i box con il testo in inglese che sembrano messi qui e là come pezze su di un telo vecchio.
Un discorso a sé merita la solita descrizione del Parco: a parte la poetica sezione introduttiva, dove io non metto lingua, siamo sempre alle solite quando si parla di numeri e di cifre; si continuano a ripetere gli stessi errori, tant’è che si ha l’impressione che si voglia far passare un dato falso spacciandolo per vero.

La superficie del Parco del Pollino non è di 193.000 ettari, la popolazione residente non è di 172.583 abitanti.
Diamo ora i dati esatti ricavati da nostre elaborazioni GIS e confermati dal Ministero dell’Ambiente e dall’Istat.

Riporto la schermata relativa al Pollino, così come appare sulla pagina ufficiale del Ministero:

I numeri del Parco Anno istituzione: 1993

Codice EUAP0008

Estensione: 171.132 ettari
( Cfr.   http://www.minambiente.it/pagina/parco-nazionale-del-pollino)

Se prendiamo per veri i dati riportati dalla Carta degli itinerari, addirittura non siamo neanche il più esteso parco d’Italia, perché siamo preceduti dal Cilento!
Infatti, il Ministero dell’Ambiente, giustamente, non ha inserito nel calcolo della superficie le Riserve Naturali Orientate. Esse fanno ricadono all’interno del perimetro del Parco e quindi al dato di sopra bisogna aggiungere le superficie delle riserve del Raganello (1600 ha), dell’Argentino (3980 ha), del Lao (5200 ha) e del Rubbio (211 ha).

Sommati tutti questi numeri la superficie del Parco è pari a 182.123 ettari, e il Pollino ritorna ad essere il Parco nazionale più esteso d’Italia. Però di fatto non abbiamo la giurisdizione sulle Riserve Naturali Orientate che restano di competenza delle rispettive ex Aziende di Stato Forestali Demaniali, di pertinenza del Ministero delle Politiche Agricole.
Carta Itinerari .. lato "ante" , particolare
(A proposito di questo, da anni scrivo che bisogna avviare la pratica per avere queste competenze, ma invano).
Per quanto riguarda la popolazione (dati ISTAT 2011) essa è pari a 152.592 abitanti, e questi numeri si riferiscono all’ultimo censimento del 2011. Nel frattempo, si può anche annotare come siano ancora diminuiti, a causa della fuga continua e ininterrotta che da anni colpisce il nostro territorio, e come in pratica “l’effetto parco” tanto agognato da noi tutti, come ultima spiaggia per risollevare le comunità depresse di montagna, non ha dato gli effetti sperati (ma di questo parlerò un’altra volta).


Tornando alla carta in esame, vediamo cosa contiene il “lato B”.
Qui si parla di “itinerari complementari”.

A parte i caratteri “corpo 3”, si ripete l’impianto del lato precedente.
Si visitano tre valli del Parco e le pendici orientali dell’Orsomarso. Nessuna premessa sulla scelta di queste valli rispetto al resto del territorio. Invece, si ha più l’impressione che si tratta di percorsi escursionistici con variante determinata da prodotti tipici.

In conclusione, abbiamo di fronte una carta confusa, di poca leggibilità, in netto contrasto con le regole più elementari di come si facciano le carte tematiche.
Si è voluto inserire in un unico foglio moltissime informazioni che confondono il lettore e rendono vana l’idea encomiabile degli autori.
Sarebbe stato meglio fare un opuscoletto di notizie e informazioni con allegata la carta.

Perché alla fine di tanti encomi sui presidi slowfood, delle area DOC, DOP, IGT il lettore di questi opuscoli vuole anche numeri di telefono, qualche indirizzo, dove poter assaggiare ed eventualmente acquistare i tanto decantati prodotti del Parco… ma in questa carta non li trova; quindi serve un’altra fonte dove cercare i contatti.

L’inutilità di questo lavoro ai fini della promozione delle eccellenze del territorio è palese.







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