Ecco come ad ogni estate
che si rispetti mancava il solito incendio, più o meno devastante, tanto per
mantenere la media stagionale e giustificare l’ingente impegno di spesa che i
vari enti regionali mettono in bilancio attraverso fantasiosi piani di
intervento.
Fino a qualche giorno fa
ancora niente, tuttavia era nell’aria: sembrava che si aspettasse a innescare la
miccia in attesa delle condizioni climatiche giuste; infatti, da giorni la
calura ha raggiunto le temperature estive adatte a far camminare il fuoco.
un Canadair dei Vigili del Fuoco ripreso mentre effettua un lancio sul focolaio del Raganello. |
Aggiungiamo a questo anche
il vento di levante che, in questo periodo dell’anno, si “mette in moto” in tarda
mattinata e … il gioco è presto fatto.
Il sistema antincendio
ormai non “rende”, in termini locali, in quanto non ci sono più le squadre AIB
(Anti Incendio Boschivo) operative a ogni inizio estate: l’apparato
organizzativo progressivamente smantellato, l’età avanzata degli operatori e la
mancanza di un cambio generazionale ha fatto sì che l’ultima popolazione di
operai idraulico-forestali abbia mollato gli ormeggi verso una dignitosa
pensione.
è anche vero che questo lavoro non lo vuole fare più nessuno,
almeno non nel servizio antincendio boschivo.
Decine di automobili super
accessoriate, attrezzatura varia e incentivi economici hanno in pratica
sostituito il modello del servizio AIB regionale, con la conseguenza di aver
aumentato il precariato e, incentivando il volontariato, tolto valore
a un lavoro professionale a tutti gli effetti, che necessita di capacità
organizzative e gestionali di notevoli spessore.
Ribadendo che rimango sempre
dell’avviso che i fondi e il volontariato devono essere circoscritti alla
prevenzione e non all’intervento, devo constatare che, purtroppo, in una terra
affamata di lavoro, fanno comodo anche i pochi spiccioli ricevuti sotto forma
di rimborso spese a fronte di quello che è un lavoro secondo tutti i crismi e
con una tempistica non ponderabile in quanto legata al singolo evento.
In questo caso, però, è sfuggito al legislatore che le squadre di volontari non hanno interesse ad appiccare il fuoco; anche perché a ogni squadra è stato assegnato un budget una tantum per tutta la stagione che viene decurtato ogni qualvolta si verifichi un incendio nel territorio di competenza del gruppo.
Comunque, in questo modo
non è stato risolto il problema: tant’è che le cronache regionali sono piene di
resoconti di grossi focolai che hanno impegnato per diversi giorni uomini e
mezzi per riuscire a domare un fuoco che nel frattempo ha distrutto decine di
ettari di boschi, rimboschimenti e praterie.
Semplicemente si sono
spostati gli interessi: da livello locale e comprensoriale sono passati in
ambito regionale: le nuove compagnie che si aggiudicano appalti milionari hanno
tutto l’interesse a mantenere vivo il “fuoco” altrimenti perderebbero la gallina
dalle uova d’oro.
Nelle giornate di giovedì,
venerdì e sabato scorso, proprio qui – tra Civita e Cassano – ne abbiamo avuto un
primo assaggio, ma di questo episodio parlerò più avanti.
Prima, però, vorrei raccontare qualche retroscena, perché nulla accade per caso, ma semplicemente perché ci sono interessi che sfuggono ai non addetti ai lavori.
Infatti qui entra in gioco
il nuovo riassetto giuridico che riguarda – per esempio e non solo – il Corpo
Forestale dello Stato e i Vigili del Fuoco.
Questi ultimi hanno
già preso il servizio di pronto intervento con la flotta dei Canadair che è
stata “spacchettata” dalla Riforma Madia e assegnata alle Regioni che ne
sostengono i costi. Basta prendere un volo dall’aeroporto di Lamezia e, mentre
l’areo si alza in volo, si passano in rassegna i velivoli giallo-arancione
fermi negli hangar di fronte alle piste di decollo.
L'elicottero di Calabriaverde in manovra di avvicinamento al fuoco |
Manutenzioni e spese di
carburante sono a carico delle Regioni; i piloti che, un tempo erano forniti
dall’Aeronautica Militare, oggi sono dati dalla ditta che ha preso l’appalto di
spegnimento degli incendi.
Il coordinamento, finora
affidato al Corpo Forestale dello Stato, passerà a breve, ai Vigili del Fuoco e
senza l’aumento di una singola unità.
E qui si aggiungono due
aspetti: il primo, che fine farà la professionalità acquisita dal personale del
CFS in tanti anni e in tanti interventi?
Il secondo aspetto, sono i
costi che continueranno a lievitare visto che il Servizio è dato in appalto.
Ritorniamo agli eventi di
due giorni fa.
Un primo incendio ha
distrutto gran parte del “Monte di Cassano”, nel suo versante settentrionale.
Qui non è bruciata la “solita” macchia mediterranea ma sono andati in fumo uliveti,
vigneti, boschi di leccio, oltre alla consueta prateria a cisto e sesleria.
Un secondo incendio è stato
causato invece da una improvvisa avaria ad un’automobile che, inaspettatamente,
ha preso fuoco. L’arrivo tempestivo dei Vigili del Fuoco sembrava avesse
scongiurato il peggio ma, dopo alcuni minuti dal loro intervento, la scarpata
adiacente, data l’ora del giorno, la calura e il “solito” venticello di levante
ha preso fuoco ed è stato necessario l’intervento della squadra
antincendio del Consorzio di Bonifica di Trebisacce, di un canadair, di un
elicottero e di una squadra di volontari del Servizio AIB, attivato dall’Ente
Parco nazionale del Pollino di Frascineto con competenza anche su Civita in
quanto il nostro comune non ne ha una. A questi bisogna aggiungere il lavoro di
coordinamento del personale del CFS di Civita e dei carabinieri di Francavilla
Marittima.
Dopo una intera giornata di
lavoro alle 20.30 si è avuta ragione del fuoco.
Mi sono fermato a
raccogliere le prime impressioni “a caldo”, e forse mai l’espressione è stata
così appropriata, e tre sono state le cose che mi hanno colpito: l’abnegazione
degli agenti dell’Arma dei
Il personale dell'Arma dei Carabinieri guida gli automobilisti |
Il personale del Consorzio interveniva
nel bosco sottostante la statale a buttare acqua alle basi delle fiamme per
evitare che queste prendessero forza e si propagassero. Un lavoro veramente
improbo perché proprio in quel punto, come è stato scoperto dopo, vi era una
discarica di vecchi pneumatici e altro materiale infiammabile. Eppure,
grazie alla loro determinazione e coraggio, dopo qualche ora di lavoro, sono
riusciti ad avere la meglio con anche l’aiuto del canadair che con diversi
lanci davvero precisi ha dato una mano al personale di terra.
A proposito del personale
del CFS che, secondo la riforma Madia, passerà a breve sotto il comando dei
Carabinieri, in un primo momento era sembrato che avesse registrato una grande adesione.
Infatti, un amico comandante del CFS mi aveva detto tempo fa “per noi non
cambia niente”. Invece, di fatto, le guardie, non sono per niente consenzienti.
Tant’è che fioccano i ricorsi, tanto più che i Carabinieri – a quanto pare – ne vogliano solo le truppe, le loro caserme, i loro mezzi ma non … i loro
ufficiali.
Come dire che un colonnello
dei carabinieri vale dieci colonnelli del CFS. In più gli alti gradi del CFS
preferiscono passare a dirigere altre amministrazioni dello Stato. Anche con
questa riforma chi ne fa le spese è sempre il gradino più basso del sistema,
al quale, apparentemente, sono state proposte diverse prospettive, ma di
concreto resta solo il ricorso se non vuole passare nei ranghi dell’Arma.
Uno dei tanti lanci precisi effettuato dall'elicottero di Calabriaverde |
Infatti, la prospettiva di
poter fare domanda presso un ente territoriale porta gli uomini della Guardia Forestale ad
andare in aspettativa per due anni, alla fine dei quali, se il posto per il
quale si era fatta domanda non si è reso disponibile, c’è il licenziamento.
Quindi, questa opportunità
è azzerata in partenza.
Azzardo una previsione:
visto che proprio in questi giorni si discute al Senato sulle modifiche alla
Legge Quadro sui Parchi (la 394 del 1991 e le successive modifiche) e una delle
figure che più è stata “ritoccata” è quella del Direttore, con, per esempio,
l’eliminazione del relativo Albo, niente è più facile che molti ufficiali del
CFS vengano chiamati a ricoprire questo ruolo per investitura diretta.
Nel ripensare al personale
del CFS impegnato sul fronte delle fiamme in questi tre giorni … si leggeva
chiaramente nei loro occhi lo sconforto, l’inutilità del proprio lavoro, della
fine della storia di un Corpo antichissimo che ha concorso in modo determinante
a salvaguardare il patrimonio forestale italiano, l’amore per i boschi, la
natura in genere e la domanda è: chi salverà i boschi a partire dal prossimo
anno?
Mentre il comandante del
canadair salutava e faceva rientro all’aeroporto di Lamezia, è apparso all’improvviso,
nella Valle del Raganello, un elicottero con le insegne di Calabriaverde, la
nuova organizzazione che ha sostituito l’AFOR, deciso ad intervenire su gli
ultimi focolai che ancora fumavano sulla sponda destra del vallone. Come un
folletto, ha fatto un giro di ricognizione, parlato alla radio con il personale
del CFS e chiesto l’autorizzazione a fare due o tre lanci conclusivi nei punti
dove ancora si alzava del fumo.
Avuto il permesso, ha
effettuato il primo lancio, poi all’improvviso, ha virato verso Est per scendere
a pescare acqua dalla cascata della briglia sul Raganello: uno spettacolo di
perizia e bravura millimetrica! Sarebbe bastato lo spostamento di pochi metri e
il rischio di falciare con le pale la vegetazione ripariale sarebbe stato assai
probabile.
Due o tre voli con lanci
mirati hanno messo fine all’incendio nel Raganello.
Le radio del CFS
gracchiavano mentre il personale sul campo faceva il consueto e arido rapporto
a meri fini statistici (sul Raganello sono andati perduti diversi ettari di
boschi di leccio, piantagioni a uliveto, macchia mediterranea e qualche
ginestra, sono stati impiegati molte persone tra volontari, carabinieri e personale
del CFS), l’elicottero di Calabriaverde è passato a volo radente in segno di
saluto e … alla prossima!
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