Tuttavia, scrivo questa riflessione, una mattina mentre cammino per le vie di un paesino della Calabria, meglio dell’alto Jonio cosentino.
Marco Biagi |
All’improvviso mi imbatto in un gruppo di lavoratori che
bighellonano tra i vicoli del paese, certi che nessuno li veda e li ascolti nei
loro ragionamenti semplici ed opportunistici.
Mostrano quanto la loro voglia di lavorare sia pari a
zero.Sicuri del fatto che nessuno li coordina, che non ci sia un piano di lavoro, che nessuno li sorvegli, girano tra i vicoli e non disdegnano di assaggiare il nuovo vino.
Anzi, pare che, per quel giorno, sia lo scopo della giornata: si elevano a novelli sommelier, pronti a dare giudizi, anche sprezzanti, verso coloro che non si offrono a far degustare il proprio nettare degli dei.
La gente comune li guarda con un occhio a dir poco …
arrabbiato!
Ma come è possibile, si chiedono in molti, che nessuno
controlli questi lavoratori?E dire che in questo momento sono in gioco le loro sorti. Infatti, alla regione Calabria, stanno discutendo se continuare a tenerli o mandarli a casa.
Per la verità nessuno scommette un centesimo che qualcuno oserà mandarli a casa. A fare cosa?
La maggior parte di loro sono ultra cinquantenni e quindi sono fuori mercato.
In molti in tutti questi anni non hanno acquisito nessuna professionalità e quindi metterli fuori significherebbe che andrebbero ad ingrossare le fila già ingolfate degli uffici dell’impiego.
Maledetta riforma Biagi.
Cosa hai combinato.
Hai creato un vero e proprio ginepraio dove ormai non è più possibile uscirne senza danni.
Infatti, molti di questi sono stati presi ed impiegati nei vari uffici pubblici e quindi sono diventati indispensabili per molti servizi.
Se vanno via loro sono a rischio diecine di servizi pubblici.
Questo sempre grazie alla riforma Biagi.
Grazie a questa riforma per i prossimi vent’anni non si faranno più concorsi pubblici e quindi la qualità dell’impiegato sarà sempre più scadente.
Se a questo aggiungiamo che molti dipendenti comunali sono andati in pensione, abbiamo così il quadro della situazione. Molti comuni privi di diverse figure tecniche e amministrative, alle quali hanno sopperito con incarichi a tempo determinato e spesso in comunione con altre municipalità. Il risultato è – per esempio – la manutenzione ordinaria del verde pubblico non si capisce a chi è demandata.
Siccome il geometra o ingegnere capo dell’ufficio tecnico deve dividersi fra vari comuni, non ha il tempo materiale per pianificare gli interventi nei singoli municipi.
E allora il sindaco pro tempore, è allo stesso tempo, primo cittadino e capo ufficio tecnico.
Come accade a molti sindaci dei nostri piccoli paesi, essendo al contempo lavoratori presso altre strutture, prima di andare al proprio ente di appartenenza, svolgono un primo incontro mattutino con i propri dipendenti comunali e poi si recano al lavoro.
Ritornano al paese nel tardo pomeriggio. Per tutto questo tempo l’ente comunale è sprovvisto di dirigenti.
E allora gli operai della sciagurata riforma Biagi fanno i loro comodi.
Comunque il vino non è ancora buono: non ha fatto per niente freddo!
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