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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

sabato 17 ottobre 2015

Lettera aperta al mio sindaco

Nemo propheta in Patria
 Che nessuno sia profeta nella propria patria si sa. È stato scandito da tantissime vicende più o meno storiche, ormai cristallizzate nel tempo.
Per questo (e per tanto altro) non sono mai stato interpellato quando nel mio comune uno dei tanti sindaci di turno pur di sfruttare il finanziamento di un ente qualsiasi che dava il “contributino” per realizzare il solito sentiero.
Eppure ho lavorato alla realizzazione del Catasto dei Sentieri del Parco nazionale del Pollino.
Emanuele Pisarra ritratto di fronte al Ponte Romano
a Pont San Martin (osta)
Ma questo non basta.
Ho diretto i lavori di un primo blocco di sentieri, vincendo una gara d’appalto in Associazione Temporanea di Professionisti, sempre per ‘Ente parco nazionale del Pollino.
Ho coordinato i lavori di sentieristica per il Progetto Calabria Parchi per conto del Ministero dell’Ambiente.
Ho diretto il primo lavoro di segnaletica dei Sentieri Prioritari e Preliminari del Parco per conto della sezione CAI di Castrovillari.
Ho collaborato alla rivisitazione della rete sentieristica del versante calabro del Pollino insieme al Gruppo Sentieri della sezione del CAI di Castrovillari.
Ho diretto i lavori di un sentiero per il comune di Armento in Basilicata.
Come ultimo incarico ho individuato e segnato due sentieri nei comuni di Alessandria del Carretto e di Cerchiara di Calabria per conto del Gal Alto Jonio cosentino.
Ho frequentato corsi di e sulla sentieristica in tutta Italia; in ultimo ho frequentato a luglio di quest’anno un seminario di aggiornamento su le reti sentieristiche quale sviluppo di un territorio nelle dolomiti Bellunesi.
Per questo (e tanto altro) – per dirla con Grazia Deledda - si è formata la mia arte.
Ovviamente il Comune di Civita si è sempre ben guardato di chiedermi almeno un parere su di un sentiero che intendeva recuperare.
Nemo Propheta in Patria!
Ovviamente ne ha il diritto. Il diritto di scegliersi i tecnici e i consulenti che vuole per realizzare un opera utile alla comunità.
Per scelta di vita ho deciso di starmene fuori dall’agone politico locale.
Con questo post faccio una eccezione alla regola che mi sono dato.
Ho appreso solo ieri pomeriggio che il comune di Civita si appresta a realizzare un sentiero – o meglio – a recuperare il vecchio sentiero che porta al Ponte d’Ilice.
Il tutto spendendo circa 180.000 euro.
Ho pensato di non aver capito bene. E senza sapere a chi chiedere sono andato a visitare l’albo pretorio del Comune.
Ho trovato la delibera dell’8 ottobre 2015 dove si nomina la commissione giudicatrice per l’appalto dei lavori di “Ripristino della sentieristica di collegamento San Martino Ponte d’Ilice”.
È la somma impegnata è veramente di oltre 180.000 (180.865,14 euro).
Ovviamente al deliberato non ci sono allegati. Per cui non si sa chi è il tecnico progettista, non si conoscono i termini del progetto e cosa si intende realizzare
Pont San Martin (AO). Ponte del Diavolo
con questa somma.
Questo per la trasparenza.
Ad ogni modo - con la mia modesta esperienza ultra ventennale nel settore - pur non conoscendo gli elaborati tecnici mi permetto di esprimere un parere sul progetto.
Premetto che Civita in questo momento è tutto un cantiere e va dato merito al sindaco e a coloro che si sono prodigati a trovare i denari necessari per avviare queste opere.
Che poi queste opere siano realmente utili alla comunità e che concorrano al processo di sviluppo socio-economico e di sviluppo sostenibile ho seri dubbi (non lo dico io: lo dicono le statistiche).
 Veniamo a questo sentiero in cantiere.
Recuperare il sentiero che porta al Ponte d’Ilice a chi giova se poi il ponte è pericolante e quindi non può essere utilizzato per attraversare le gole del Raganello o andare a San Lorenzo bellizzi in ossequio e come percorrenza del vecchio cammino storico che collegava Civita con il paese delle Timpe?
Ovviamente posso immaginare già la risposta …
Altro dubbio: lo si lastricherà di marmo di Carrara o – molto più modestamente – di pietra di Cerchiara per spendere tutti questi denari?
In media il recupero di un sentiero storico (e per storico si intende che già esiste un tracciato con fondo battuto e percorso per molti anni) costa 1500 euro a km, ad eccezione di opere di sicurezza, ponti, cavalcavia, passaggi tibetani o altro.
A questi si aggiungono altri 1000 euro a km per la segnaletica verticale e orizzontale.
E, infine, ci sono gli oneri fiscali e contributivi per coloro che lavorano al cantiere.
In tutta Italia la sentieristica è ad appannaggio dei volontari del Club Alpino Italiano.
Qui da noi ancora si va con la logica degli appalti con gravi ed enormi danni all’erario.
Oltre alla qualità dei lavori.
La storia si ripete. Già l’Ente Parco del Pollino spese oltre 637 mila euro per realizzare solo 67 km di sentieri.
Il CAI spese 20000 euro per realizzarne 230 km.
Ma sulla scelta politica di dare lavoro alle imprese piuttosto che utilizzare le professionalità presenti sul territorio non ho titoli per dire la mia.
Dico quello che penso invece sul Progetto – per quel poco che si evince dalla delibera pubblicata sul sito del comune – che ancora una volta si pensa a “meglio l’uovo oggi che la gallina domani”.
Già in passato si realizzò un sentiero (anzi solo un tratto) per scendere alle Gole del Raganello. Senza sapere che quel tratto di sentiero fa parte di un altro percorso che collegava tutta il Canyon del Raganello con il Piano d’Ilice, le località di Seppebono e l’abitato di Civita.
Un sentiero molto usato negli inverni freddi per evitare la neve e le bufere di vento del Pollino.
Ovviamente – nonostante mi fu assicurato dal sindaco protempore che era stato informato l’Ente Parco dei lavori e che era stato richiesto il numero di catasto da dare alla traccia – nulla di tutto ciò fu mai realizzato.
A parte una orribile e scadente cartellonistica.
Della necessità di realizzare una rete di sentieri che parta dalla piazzetta del paese, colleghi il rifugio di Colle Marcione, San Lorenzo Bellizzi, Cerchiara di Calabria, Francavilla Marittima, Frascineto e le cime alte del Pollino pare non interessi nessuno.
Abbiamo la necessità di far fare qualcosa all’escursionista che viene in vacanza a Civita.
Anche se aumentano i flussi di gente che viene a Civita, diminuisce la permanenza.
Dopo aver visto i musei, la chiesa, il belvedere (e per i più ardimentosi) essere andati al Ponte del Diavolo (e la maggior parte va giù al Ponte con la navetta) il turista se ne va.
Non esiste una mappa dei sentieri locali (a parte la mia carta) che possa essere acquistata dall’escursionista (come si fa in tutti i parchi e le città turistiche del mondo) che suggerisca itinerari, percorsi, luoghi da visitare in modo da rendere piacevole la permanenza nel nostro territorio.
Senza grande sforzo. Basta chiedere agli anziani che dimorano sotto gli alberi quali sono state le mulattiere che collegavano Civita con i paesi limitrofi.
In molti raccontano della loro gioventù trascorsa su questi tratturi. Addirittura un signore mi ha raccontato – al tempo in cui facevo le indagini per ricostruire la rete dei sentieri storici del Parco – che partì da Civita per andare a comprare un asino a Montegiordano e poi ritornarsene in paese percorrendo questi vecchie mulattiere.
I nostri tecnici non hanno la cultura della montagna. Non conoscono la storia locale. Non si informano prima di realizzare opere e manufatti. Non pensano a cosa bisogna fare per rendere utili i denari spesi.
Purtroppo!
Siamo ancora alla puntata del progettino, del sentierino, del cartellone, dell’incarico professionale, dell’appalto.
Con questi progetti non si va da nessuna parte.
Che ben vengano queste incombenze ma con un occhio all’utilità dell’opera.  
Infine, è poi tanto complicato andare a vedere (o chiedere) cosa fanno (o hanno già fatto) gli altri?
E per altri non intendo il comune vicino (Acquaformosa docet) ma penso ai paesi del Trentino, della Valle d’Aosta.
Per inciso – sono appena tornato da una “tre giorni” di cammino sulla Via Francigena della Valle d’Aosta – e quando sono arrivato a Pont San Martin, ultimo paese della Valle, ho pensato: ma perché Civita non si gemella con questo paese, tanto più perché ci accomuna un Ponte del Diavolo.
Pensando poi che il sindaco questa estate ha annunciato che intende gemellarsi con alcuni paese dell’Albania.
Allora non c’è nulla da fare!
Fermo restando che va bene anche il gemellaggio con l’Albania dal punto di vista identitario ma per lo sviluppo socio-economico della comunità in forte depressione servono esperienze con paesi più … avanzati.  


Per chi vuole leggere la delibera del comune di Civita
  1. http://www.servizipubblicaamministrazione.it/Siti/cvt973/AlboPretorio/2015/2015-000392-1.PDF
  2. http://www.servizipubblicaamministrazione.it/Siti/cvt973/AlboPretorio/2015/2015-000403-1.PDF 



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