Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

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sabato 22 febbraio 2020

Perché, in Calabria, ci sono anche montagne?

BIT Milano 2020. Stand della Regione Calabria (Foto Pisarra)
Da oltre dieci anni partecipo, puntualmente, ad ogni edizione della BIT (Borsa Internazionale del Turismo) che si svolge a Milano.
Devo dire che nel corso di questo tempo l’ho trovata via via sempre più povera di idee, di nuovi orizzonti e di proposte turistiche che abbiano al centro l’ambiente, la nostra natura e il paesaggio.
Anche in questa edizione, forse perché l’ho visitata nel suo secondo giorno, di lunedì, non c’era quasi nessuno - intendo dire come pubblico - mentre, a come mi hanno riferito altri, la giornata d’apertura (domenica 9 febbraio) era stata caratterizzata dalla presenza di tantissimi visitatori.
La Fiera è tornata nei vecchi padiglioni di Milano City, brutti e tetri: preferivo lo spazio espositivo di Rho fiera.
L’arrivo per visitare i vari stand ha qualcosa di … strano; si sale ai piani superiori del capannone per l’accredito e poi si scende, con le scale mobili, al piano terra dove ci sono i vari espositori delle regioni italiane; mentre per visitare gli stand degli stati esteri bisogna risalire al piano superiore, sopra lo stesso in cui si trova l’area per l’accredito.

Sono interessato ai luoghi italiani e così prendo la scala mobile che mi porta verso il basso. Nello scendere appare subito lo stand della Regione Calabria, davvero ubicato in posizione strategica (perché lo si incontra appena si lascia la scala mobile) e con la maxi immagine di un maestoso bosco in veste autunnale che mostra l’essenza della nostra regione; essa è seguita, in modo più defilato, da una bellissima immagine del castello di Isola Capo Rizzuto. Due – tra i tanti – asset di cui la nostra regione va fiera.

La foto di apertura dello stand della Regione Calabria
(Foto Pisarra)
Ricordo bene come la prima volta che ho visitato la BIT non ci fosse nessuna altra immagine della natura calabrese che non fosse il mare: sicuramente abbiamo fatto un passo avanti.
Mi avvicino allo stand calabrese e la sorpresa è la didascalia alla grafica, piuttosto pacchiana, della immagine di apertura: “Civita, Raganello. Pollino”. La guardo bene e mi accorgo che è un luogo a me familiare, ma non si trova a Civita! L’immagine è in realtà uno scorcio ripreso da Cozzo Vardo (scattata dalla strada che dal colle del Dragone porta a Piano Ruggio, nel comune di … Morano Calabro.
Mi chiedo chi sia stato quel ‘bischero’ che ha realizzato questa foto e questa grafica; l’autore resta ignoto: l’opera non è firmata… . Lo stesso vale per la foto del Castello di Isola Capo Rizzuto; così come per le immagini che scorrono su un maxi schermo: non se ne dichiara la paternità.
Fa niente. Per quanto sia un fotografo, non è questo che in fondo ora mi interessa.
Stand Regione Calabria. Tavoli delle contrattazioni.
(Foto Pisarra)

Quello che mi interessa, sono i tavoli delle contrattazioni: li vedo affollati da operatori e da clienti che lasciano ben sperare. Passando tra questi, ascolto e osservo; leggo la loro provenienza; sento conversare in ottimo inglese, ma anche in tedesco: questo mi fa constatare che la nuova generazione di operatori turistici della nostra regione quanto meno conosce l’inglese, sa quello che fa e cerca di ben vendere quello che ha.
Mi sento, per una volta, soddisfatto.
Poi mi incammino verso l’esterno dello stand e passo davanti al bancone principale e qui … mi cadono le braccia.

Accanto all’ingresso, è stato collocato un piccolo banchetto, dove  una hostess abbastanza annoiata,  posta ‘a guardia’ di quattro dépliant, un calendario e qualche pieghevole: tutto qui lo spazio riservato ai Parchi di Calabria - Pollino, Sila e Aspromonte? Davvero non ho parole…

Mi fermo in un angolo e aspetto che qualcuno si avvicini per chiedere informazioni: niente. Quando, sto per desistere e allontanarmi, sento la risposta data a un visitatore dalla hostess, in perfetto accento non calabrese: “Perché, in Calabria ci sono anche montagne?
Il banchetto informativo sui parchi in Calabria. (Foto Pisarra)
Ma è mai possibile che uno degli asset principali della nostra regione in ambito turistico (i Parchi nazionali e le aree protette) meritino un simile trattamento?
Non va meglio per la documentazione pubblicitaria. Il tavolo grande è pieno di dépliant sì, ma son tutti di soggetti privati: non ci sono brochure di luoghi, località, mete.
Penso che, forse per l’ondata di persone passata il giorno prima (domenica), sia andato tutto esaurito e quindi siano rimasti gli ‘scarti’.
Alquanto sconsolato, mi allontano in cerca di altri stand dove la mia curiosità possa trovare un minimo di soddisfazione.
Raggiungo lo stand della Regione Basilicata e, nei pressi, incontro un albergatore che conosco da tempo e che mi presenta il sindaco di una importante cittadina turistica della sua regione.

Bene: presentazioni, qualche chiacchiera e… un altro colpo per me: il sindaco con enfasi  mi annuncia che nella sua  cittadina sono stati appena realizzate alcune palestre di arrampicata e che, prossimamente, ci sarà anche un … ponte tibetano.
Mi trattengo dal rispondere … saluto e proseguo.
Ho raggiunto l’ingresso dello stand lucano per dare uno sguardo al materiale illustrativo e ho  trovato sempre i soliti opuscoletti vecchi di oltre dieci anni, quelli ben stampati dall’APT (Azienda di Promozione Turistica).  
 Così La Regione Basilicata vive di rendita.
Alla BIT di quest’anno anche le aree protette della Lucania mostrano di non stare bene. Forse perché il cambio alla guida della Regione non ha avuto il tempo per ben organizzarsi…
Solo per la Val d’Agri ci sono due giovani Guide Ufficiale del Parco a dare informazioni su questa area protetta.

Stand della Regione Puglia: da notare il materiale
 in distribuzione ... (Foto Pisarra)
Visito lo stand della Puglia e qui l’offerta cambia completamente: il bancone è strapieno di materiale pubblicitario e di ottima qualità e la regione è rappresentata tutta.
Una signora, entusiasta e motivata, distribuisce con gioia opuscoli, libri, carte escursionistiche e tematiche e, quasi quasi, si offende se qualcuno non accetta poi la sua offerta dell’opuscolo o del pieghevole della zona verso la quale si è manifestato un certo interesse.
Come non confrontare questo con quanto osservato presso il corrispondente bancone della Regione Calabria?

Che dire della Toscana o dell’Umbria? Le due regioni per quest’anno puntano, rispettivamente, sulla Via Francigena e su i percorsi in mountain bike: nei loro stand trovo guide, carte e libretti su questi temi a iosa.
Sul Trentino, sorvolo: troppo ben organizzato.
Per la Lombardia, con tutte le qualità dei padroni di casa, la scelta è molto vasta. Settori di ogni singola provincia sono ampiamente accompagnati da diversi materiali e di ogni genere.

Ecco per noi calabresi ancora una occasione persa. Ricordo le critiche mosse alla Regione Calabria quando partecipava con numerosi libri, anche di ottima fattura, con dvd e tantissimo materiale pubblicitario che magari riguardava solo la costa.  Ai tempi, per intenderci, dello slogan “Mediterraneo da scoprire”. Quell’anno avevo visitato la BIT nel suo ultimo giorno e, a chiusura avvenuta, attardandomi ad uscire dallo stand della Calabria, avevo visto come il materiale rimasto, anche quello di qualità pregevole, veniva destinato al macero dagli operai addetti allo smontaggio degli stand che lo raccoglievano per deporlo nei cassonetti della raccolta differenziata.   

Oggi, invece, ho visto materiale poco e vecchio, personale ingaggiato, poco professionale e con altrettanta poca voglia….
Magari anche quest’anno chi smonterà gli stand dopo l’ultimo giorno di fiera, butterà al macero il materiale non distribuito… se prima qualcuno non lo metterà da parte per riproporlo l’anno prossimo…
Mi chiedo: ci vuole molto a guardarsi intorno e, semplicemente, copiare quello che fanno gli altri?



martedì 18 luglio 2017

Una giornata di fuoco ...

Una giornata di fuoco è la norma in questo luglio assolato contrassegnato dalle alte temperature.
Canadair in azione nella Valle del Raganello
 (Immagine di repertorio)
Fino al 2016 la macchina antincendio partiva immediatamente con regolarità e precisione quasi cronometrica e, al suo interno, ognuno aveva un proprio ruolo che svolgeva con costanza e abnegazione: volontari, personale del Servizio antincendio regionale dell’AFOR (Azienda delle Foreste Regionale) con il coordinamento degli uomini del Corpo Forestale dello Stato, canadair, elicotteri regionali.
Una macchina, ben rodata nel tempo, un sistema territoriale conosciuto come i


DOS (Direttori Operativi degli Spegnimenti), uomini in grado di coordinare gli interventi in caso d’incendio: ma tutto è stato smantellato.
Tanto per intenderci, il nostro Pollino aveva 550 DOS; oggi ce ne sono solo 9, distribuiti in tutto l’ambito provinciale e affidati ai Vigili del Fuoco.
Spesso, alle radio di servizio, in presenza di un incendio, si sente chiedere da parte dei Vigili del Fuoco ai volontari dove si trovi la località di montagna interessata dalle fiamme. Mentre l’ex capo della Protezione Civile, Gabrielli, appare in televisione e annuncia che l’Italia ha la più grande flotta di canadair del mondo, omettendo però di dire che questi sono stati affidati alle regioni e i piloti scelti attraverso un bando pubblico, con la conseguenza che i ritardi, dovuti alle gare d’appalto, fanno sì che l’annuncio dei Piani Antincendio Boschivo (AIB) siano annunciati in piena stagione.
A questo triste quadro aggiungo una nota di colore: qualche giorno fa, passando vicino a una nota pasticceria di Morano Calabro, ho notato cinque ex agenti del CFS, ora passati in forza ai Carabinieri, tranquillamente seduti a gustare un gelato, mentre la città veniva sorvolata in continuo dai Canadair.
Tutto questo grazie alla sciagurata Riforma Madia (2016) che ha autorizzato lo smantellamento del Corpo Forestale dello Stato senza i relativi decreti attuativi con i quali si trasferivano ad altri le mansioni fino a quel momento a loro carico.
Gli uomini del CFS erano, alla data del 31 dicembre 2016, su tutto il territorio nazionale, ottomila: poi sono stati distribuiti tra il Corpo dei Vigili del Fuoco (360 appena), la Pubblica Amministrazione (circa 1240), mentre la maggior parte è confluita nel corpo dei Carabinieri, ben 6400.
Se a fronte di questa situazione aggiungiamo le difficoltà legate al passaggio di proprietà dei mezzi del CFS ai vari altri corpi, abbiamo la quadratura del cerchio.
Intervento elicottero della Regione Calabria nella valle
del Raganello (immagine archivio Pisarra )
Nel 2016 il CFS poteva mettere a disposizione dello Stato una flotta di 32 elicotteri, di cui 30 in grado di intervenire prontamente per spegnere gli incendi. Dal primo gennaio 2017 sono stati acquisiti in proprietà dai Carabinieri, che ne hanno trattenuti per sé solo 13, convertendoli però per altre finalità.
Una riforma fatta a tavolino senza avere una visione ampia d’insieme, senza tener conto delle complicanze burocratiche ha messo in ginocchio l’intero territorio nazionale.
Ma chi scrive le norme per i ministeri competenti è … competente?
Sembra proprio di no!
Perché, a guardarla con una certa distanza, questa riforma, pare abbia voluto solo favorire l’Arma dei Carabinieri che ha fatto incetta di uomini, mezzi e strutture a costo zero, mentre lo Stato, in concreto, non ha visto alcun risparmio e in molte circostanze i costi si sono anche raddoppiati. Infatti, in molti paesi, per rimanere nel nostro Pollino, dove per anni sono state presenti entrambe le caserme, il risultato è stato che tuttora continuano ad esistere le due strutture. Quindi se il principio sotteso a quella riforma doveva essere il risparmio, finora questo obiettivo non è stato certamente raggiunto.
Anzi, si sono aggravati i costi in quanto, se consideriamo per esempio anche i protocolli di volo, poiché essi erano differenti per il CFS e i Vigili del Fuoco, ciò ha comportato che molti piloti abbiano dovuto rivedere le procedure e questo ha creato seri ritardi.
La prima parte dell’anno in corso ha visto impegnato il legislatore ha riassegnare ruoli e competenze, un tempo svolte dal CFS, e così tutto quanto concerne la manutenzione dei velivoli è stata accantonata.
Conclusione? Gli elicotteri sono parcheggiati negli hangar in attesa di un certificato; le camionette, le autobotti e altri mezzi sono da ritargare, revisionare e in attesa che la tassa di circolazione sia in regola… mentre i boschi sono in fiamme.
Gli effetti nefasti della Riforma Madia sono ancora più devastanti per le Regioni alle quali compete il servizio di gestione dell’antincendio boschivo e che sono obbligate a mettere a punto ogni anno un piano.
E qui abbiamo la solita situazione a due o tre velocità.
Alcune regioni – come il Veneto e la Toscana – hanno deciso, nel tempo, di organizzarsi in maniera sempre più autonoma, facendo affidamento sui propri dipendenti o sui volontari della Protezione Civile.
La maggior parte di esse, però, continua a scegliere la soluzione più classica delle convenzioni.
La Calabria, come anche la Basilicata, ha approvato il Piano AIB solo lo scorso 11 luglio.
In questi giorni poi, sono apparsi in tutti gli spazi di affissione comunali, i soliti manifesti della regione Calabria che ordina ai cittadini di non bruciare stoppie tra il 15 giugno e il 15 ottobre.
Elicottero in azione (archivio Pisarra)
A ciò bisogna aggiungere il ruolo degli Enti Parco: questi hanno speso negli ultimi anni fior di quattrini acquistando mezzi, attrezzature e strumenti (perfino un drone) per spegnere gli incendi, affidando tutto in convenzione a gruppi di volontari i quali, dopo l’entusiasmo iniziale, si sono andati dileguando.
Risultato di tutto questo è che si fa fatica a coprire con il volontariato l’intero territorio. Infatti, dopo la manifestazione di interesse scaduta alla fine di febbraio, la stipula delle convenzioni è stata fatta solo lo scorso 11 luglio, in piena campagna di fuoco.
Vi pare possibile?
Il mio quesito è: il ruolo di questi enti intermedi qual è?  Se il fuoco “parte” fuori dal perimetro del Parco questi volontari possono intervenire? Quali sono le regole d’ingaggio?
Per fortuna la tenzone tra gli abitanti del Parco e l’Ente di gestione è da tempo scemata, nel senso che le comunità, da questo Parco (come anche da altri), non si aspetta più niente di utile e di nuovo per il miglioramento della propria qualità di vita e di reddito, e la popolazione continua a emigrare come e più di prima.
A ciò si aggiunge anche il fatto che, in molti, per quest’anno stanno decidendo di cambiare zona per le proprie vacanze perché il Pollino brucia.
A nulla valgono le mie precisazioni, come del resto quelle di tanti altri colleghi, che il Pollino, inteso come gruppo montuoso, non è interessato dal fuoco: sta bruciando la Calabria perimetrale ai centri abitati e i terreni abbandonati per i quali il fuoco rimane la soluzione più semplice per farvi pulizia.
Tutto perché è stata abolita l’AFOR con il proprio sistema di vedette territoriali in costante collegamento con una centrale operativa; sono andati in pensione generazioni di operai forestali addestrati a combattere il fuoco, sono andate perse conoscenze che ora è difficile recuperare.
Sarebbe bastato mantenere quello che viene indicato come “l’affiancamento”: un tempo quando una persona stava per raggiungere la data del pensionamento le veniva posta accanto un’altra persona a cui man mano venivano consegnati strumenti, conoscenze e metodo di lavoro.
Oggi, si cancella il passato, si riforma (mai parola è stata più abusata negli ultimi tempi!) a favore di un presente senza un futuro.