Finalmente!
Il Rifugio più antico del Pollino, dopo anni impegnati in
ristrutturazioni e adeguamenti alle varie normative è pronto ad accogliere i
numerosi visitatori che raggiungono Piano Ruggio.
Nuova ristrutturazione, ambienti accoglienti, cordialità
degli operatori, piatti ricchi e abbondanti, ottima cucina e birra fresca.
Tuttavia, il rifugio De Gasperi, come il suo gemello, il “Fasanelli”,
ha perso le peculiarità del … rifugio.
Siamo passati dalla gestione umorale di Carmelo che, tra
la preparazione di un ottimo panino al prosciutto locale una birra e un caffè,
si preoccupava di dar da mangiare alla “sua” vipera custodita in un rettilario,
a una gestione altamente professionale, con personale in divisa, operatori
culturali e ambientali che organizzano gite ed escursioni sui monti circostanti
e anche oltre.
Il rifugio De Gasperi (foto da internet) |
I lavori di costruzione del “De Gasperi”, destinato al ricovero
di uomini e bestie in alta montagna, iniziarono nel 1956, in seguito alla legge
che porta il nome del nostro primo ministro del tempo, e fu inaugurato
nell’estate del 1958.
Si trattava dell’applicazione della “Legge sulla
Montagna” pensata e realizzata da Amintore Fanfani. La Basilicata sfruttò molto
questa norma realizzando la costruzione di un rifugio in quasi ogni comune
montano della Regione.
Sul Pollino abbiamo quello di Piano Ruggio, Piano
Visitone e tanti altri
Nel corso del tempo queste strutture anno avuto alterne
vicende. Il De Gasperi rimase chiuso a lungo, poi fu utilizzato come stalla e,
in ultimo, era riuscito a diventare un vero e proprio punto di accoglienza per escursionisti,
sciatori e appassionati di montagna.
Pensato come rifugio, un po’ sullo stile dei rifugi
alpini, aveva questa ampia vetrata che dava verso Sud-Est e che, con le ultime
luci del giorno, incorniciava il Timpone Capanna e l’imponente versante
occidentale di Serra del Prete.
Oltre al bar di prima accoglienza al piano terra, aveva,
al piano superiore, una grande sala con il caminetto al centro che riscaldava
l’ambiente favorendo il dialogo e lo scambio di esperienze tra gli avventori,
tutte persone appassionate di montagna e spesso anche di scacchi: come
dimenticare le belle sfide che ho seguito e alle quali a volte ho partecipato?
Questa struttura è stata anche un rifugio che ha formato
una nuova classe di operatori turistici e di piccoli albergatori, grazie ai
tanti convegni ospitati sulle varie tematiche legate al parco e al futuro
dell’area protetta.
Questo era il De Gasperi prima della ultima
ristrutturazione.
Oggi il De Gasperi è un ristorante a tutti gli effetti. Sì,
certo carino, ben gestito, accogliente…, ma ha perso tutte le caratteristiche del
rifugio! Dove c’era il barretto al piano terra ora in quello spazio, che
risulta striminzito, ci sono un bar e la reception; nella superficie rimanente
un divano e quattro poltrone: un po’ misero per adempiere al concetto di
rifugio, dove la funzione più importante è quella di accogliere persone perché possano
ripararsi dalle intemperie.
Al piano superiore non c’è più il caminetto. Al suo posto
vi sono altre camere.
Il piano terra è tutto occupato dalla grande sala
ristorante dove l’escursionista bagnato non può accedere se non ha prenotato.
Questa estate, durante uno dei temporali estivi che hanno
imperversato sui nostri monti, un gruppo di escursionisti si è sentito negare
l’ingresso alla sala ristorante perché non erano lì per mangiare.
La nuova proprietà concessionaria non ha alcun interesse
nel fare accoglienza come è nello spirito dei rifugi di montagna di tutto il
mondo.
D’altronde i nuovi gestori sono parte integrante di una
Società per Azioni e quindi, alla fine dell’anno, devono dare conto agli
azionisti dell’andamento degli incassi, e non del numero di escursionisti o
alpinisti che sono stati accolti.
Se i proprietari della struttura hanno acconsentito a
questo tipo di trasformazione del più antico rifugio del Pollino, dovrebbero
avere anche la correttezza di cambiare il suo nome: invece di rifugio De
Gasperi albergo-ristorante De Gasperi.
E, comunque, ...chissà se il grande Statista italiano
sarebbe contento di tutto questo!
* Questo articolo esce in contemporanea su questo blog e sul periodico PASSAMONTAGNA della sezione CAI di Castrovillari
meglio Carmelo!
RispondiEliminasi è buttata al mare decenni di accademia sullo sviluppo nei centri storici e poi si trasfromano i rifugi in alberghi di lusso a danno delle strutture a valle. Aggiunto a questo il masoleo Pappaterra di Campotenese, Mormanno, Rotonda, Morano, Viggianello possono anche chiudere
RispondiEliminaQui c'entrano i comuni che non impongono il modello corretto di rifugio. Comunque anche loro avranno degli incassi riguardo la gestione, e questo non si può criticare. E' il modo in cui si va in montagna che è cambiato, per colpa di tante situazioni " non è stata fatta educazione come si doveva fare, e forse è anche colpa nostra, i giovani sono cresciuti con altre idee a riguardo, cioè tutti i valori che si pensavano 25-30 anni fa sono spariti, e purtroppo in peggio. Anche il rifugio acquafredda e un super ristorante, che in questi fine settimana ospita anche 200 mangiatori, ops scusate...200 ospiti nella sala ristorante, arrivando con tanto di machinoni....e qui in paese da me sono quasi 15 anni non si incontra più gente con uno zaino sulle spalle" tranne gli scout in estate". E poi a rafforzare il tutto i nostri governanti hanno dato il colpo finale....poi si lamentano i cacciatori, gli alpinisti, quelli in mtb, i vaccari......amici!più scuro di mezzanotte non si fa....Ciao Emanuele
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