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Art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

giovedì 9 giugno 2016

Per un nuovo umanesimo delle montagne

Spero che Franco Arminio non se la prenda per il fatto che mi sono permesso (senza la sua autorizzazione) a pubblicare sul mio blog questo articolo uscito sul Manifesto.

 Mi piace tanto, sintetizza tutto ciò che penso ed è scritto in modo mirabile.

Buona Lettura!

Terra e cultura più che cemento e uffici. Prodotti tipici da consumare non solo nelle sagre.
Canti e teatro al posto delle betoniere.
Svuotare le coste e riportare le persone sulle montagne.
Sistemare le strade provinciali, togliere le buche, restaurare i paesaggi, le pozze d’acqua per gli ovini, ripulire i fiumi, i torrenti.
Ora al sud si fanno buoni vini, ma il pane potrebbe essere migliore. E così pure il latte. 

La Fontana del Principe abbandonata a se stessa. (Photo di E. Pisarra)
Imparare a fare il formaggio.
Dare ai giovani le terre demaniali. Coltivare un pezzo di terra.
Essere scrupolosi, ma farsi tentare dalla fantasia, dall’impensato.
Distendersi ogni tanto con la pancia per terra.
Avere cura che i propri figli imparino a cucinare e a fare lavori manuali.
Adottare un luogo e prendersene cura.
Passare ogni giorno un po’ di tempo vicino a un animale.
Ogni paese deve avere un piano regolatore del suo paesaggio. Un piano dove siano previste zone inoperose, in cui non solo non si fabbricano case, ma non si fa neppure agricoltura. Zone dove non si taglia neppure la legna. Un piccolo cuore selvatico per ogni paese.
Nei piccoli paesi dovrebbero essere esentati dall’Imu le persone che abitano nel centro antico.
Stare all’aria aperta almeno due ore al giorno.
Ascoltare gli anziani, lasciare che parlino della loro vita.
Ogni paese deve avere un piccolo teatro e una sala per suonare. Le scuole devono essere aperte la mattina per i ragazzi e la sera per gli adulti.
Riattivare la vita comunitaria. Oltre al museo della civiltà contadina ci devono essere dei luoghi in cui i ragazzi possano apprendere vecchi mestieri: fare un cesto, una sciarpa, potare un albero.
Viaggiare nei dintorni.
Tenersi la testa tra le mani ogni tanto.
Incontrare delle persone che sappiano sverniciare la nostra modernità incivile.
Costruirsi delle piccole preghiere personali e usarle. Esprimere almeno una volta al giorno ammirazione per qualcuno.
Svegliarsi ogni tanto alle tre di notte.
La biblioteca Chidichimo durante la presentazione di un libro.
(Photo di E. Pisarra)
Uscire all’alba almeno una volta al mese.
Comprare il formaggio da chi lo fa, fare la spesa nei piccoli negozi.
Riportare gli animali nei paesi. Un paese in cui non ci sia un uovo fresco non ha senso.
Mettere una libreria comunale in cui si vendono i libri a prezzo ridotto.
Stabilire che in ogni consiglio comunale ci debba essere come primo punto all’ordine del giorno un’iniziativa culturale. Riportare le feste patronali alle antiche tradizioni.
Dire quello che vediamo assai più di quello che pensiamo.
Regalare almeno un libro la settimana, magari dopo averlo letto.
Mettere una tassa di trentamila euro l’anno per ogni pala eolica e usare questa cifra per servizi agli anziani.
Stabilire gemellaggi tra i paesi interni e quelli della costa.
Dimezzare il costo del gas e del gasolio da riscaldamento nei paesi più freddi.
Dare incentivi a chi abbatte edifici incongrui o a chi restaura la propria casa rendendola più adatta al contesto.
Obbligare ogni paese ad avere un’isola pedonale in funzione tutto l’anno.
Dare attenzione a chi cade e aiutarlo a rialzarsi, chiunque sia.
Leggere poesie ad alta voce. Far cantare chi ama cantare.
Abituare i cittadini a un uso limitato della macchina.
Diminuire l’uso della plastica e degli imballaggi. Fare una vera raccolta differenziata e stimolare azioni locali di recupero e riciclaggio dei materiali.
Stabilire che ogni amministrazione comunale faccia per legge un’assemblea pubblica ogni sei mesi sulle scelte riguardanti la comunità.
Piantare alberi da frutta e obbligare gli acquedotti a mettere almeno una fontana pubblica in ogni paese.
Abituare i cittadini a fare un manifesto in cui si annuncia la nascita di un bambino: perché annunciare la morte e non la nascita?
Il futuro dei luoghi sta nell’intreccio di azioni personali e civili. Per evitare l’infiammazione della residenza e le chiusure localistiche occorre abitarli con intimità e distanza. E questo vale per i cittadini e più ancora per gli amministratori. Bisogna intrecciare in ogni scelta importante competenze locali e contributi esterni. Intrecciare politica e poesia, economia e cultura, scrupolo e utopia.
 
Franco Arminio
(fonte. il manifesto, 15 dicembre)
 
 

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