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Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

sabato 16 luglio 2022

Marmolada e Raganello: due modi diversi di affrontare i problemi della montagna

 

Caro Francesco, 

non voglio fare, come al solito il bastian contrario, ma da civitese doc e modesto conoscitore del Raganello che ho frequentato, a partire dall'età di dodici anni fino a cinquanta, non concordo su alcune tue riflessioni.

Il Raganello al mattino del 18 agosto del 2018 si prresentava toribdio e abbastanza ingrossato dalle piogge dei giorni precedenti.
Concordo sulla riapertura delle Gole.

Anzi non dovevano proprio essere chiuse. Poi sequestrate, ancora peggio!

Non parliamo del concetto di sicurezza; come si fa a mettere in sicurezza un canyon? Lo ingabbiamo con reti paramassi e corde d'acciaio? Suvvia!

Per quanto riguarda la questione delle Guide Alpine, ho più volte scritto e detto (anche in audizione dal “mio” sindaco) che urge la formazione di personale idoneo per accompagnare turisti - non solo nel Raganello – in ambienti dove necessitano attrezzi di progressione (corde, chiodi, imbraghi, picozze) con una selezione e un apposito corso presso le scuole del CAI, uniche abilitate per legge a questa tipologia di corso.

Invece abbiamo lasciato il campo a guide improvvisate, abusive e senza la preparazione necessaria.

L’intervento del Collegio delle Guide Alpine fu sollecitato e chiesto da un gruppo di queste guide “abusive” a proprio sostegno e come linea difensiva nel processo con rito abbreviato.

Ma questo argomento lo lascio a te che sei un fine giurista e alla magistratura.

Non concordo con te quando dici che Marmolada e Raganello sono due facce della stessa medaglia ma trattate in modo diverso.

Io dico: meno male!

Se al Nord o, per essere più precisi, su tutto l’arco alpino vale la filosofia anglo-americana del “business is business” per cui chi muore in montagna è rubricato alla stregua di un incidente sulla tangenziale di una qualsiasi città, non vuol dire che la stessa metodologia dobbiamo importarla da noi, sugli Appennini. Proprio perché esiste un modus operandi che relega la vita umana in secondo piano anche noi dobbiamo seguire l’onda?

Direi l’esatto contrario.

Se la magistratura trentina ha deciso di non intervenire non vuol dire che quella calabrese debba fare la stessa cosa.

Anzi, direi che fa bene a vederci chiaro prima di sentenziare. Fa niente se la comunità tutta risente del mancato introito.

E qui vorrei evidenziare un altro aspetto della questione: Il Raganello è parte integrante del territorio del Parco nazionale del Pollino.  

Pertanto l’accesso andava e va regolamentato nel rispetto delle finalità di un’area protetta.

Mi pare che proprio per questo la Magistratura non dissequestri le Gole. La messa in sicurezza vuol dire anche che venga regolamentato l’accesso, il numero, le dotazioni tecniche, gli accompagnatori.

In questi quattro anni nulla si è fatto di tutto ciò.

Una bozza di regolamento era stata proposta al comune di Civita.

Su ciò ti invito a leggere l’articolo sul mio blog (-: A proposito del Regolamento "Gole del Raganello"... (paroladiacalandros.blogspot.com)

Scritta male, non solo in italiano, con gravi errori tecnici. Subito accantonata.

Infine, io sono dell’avviso che il compito di regolamentare le Gole (e tutto il territorio in zona uno) sia di competenza dell’Ente Parco. Non di un singolo comune. E se i comuni sono quattro, cosa facciamo?

Quattro regolamenti a seconda delle convenienze?

Per questo fa bene la Magistratura a tenere chiuse le Gole fino a quando i soggetti attuatori non si attrezzano.

Concordo ancora con te sul nostro essere meridionali. Temo che né la vicenda del Raganello né altre situazioni cambino di un millimetro questo status.

Mai come ora è di attualità il pensiero del professore Filippo Violi, il quale sosteneva che “in questo momento ai calabresi non fa difetto il sangue, fa difetto la circolazione del sangue”.

La differenza tra la vicenda Marmolada e Raganello sta nei vari segni di avviso.

Sulle Alpi i crolli di roccia, di ghiaccio sono all’ordine del giorno. Da anni tutti gli attori protagonisti li denunciano ad ogni piè sospinto. Nonostante ciò si continua ad andare in montagna. Lascio a te ogni analisi sociologica a riguardo.

Del Raganello la vicenda è diversa.

La tradizione popolare, inteso come sapere della gente, invitava (anzi ordinava) a stare alla larga dal Raganello e dalle Gole dopo una pioggia o un temporale.

Invece a noi di questa saggezza popolare non importa nulla.

Ricordo che quell’anno, da più di una settimana, ogni pomeriggio, alla solita ora trenta minuti di pioggia interessavano tutto il bacino del Raganello.

Al mattino successivo il fiume era di color latte.

Io stesso sono stato vittima di almeno tre piene. Per fortuna di pochi centimetri di acqua. Da queste esperienze trassi la convinzione che quando il tempo non è stabile bisogna stare alla larga dal Raganello.


Anzi. Dopo l’ultima, decisi di non andarci più.

In quei giorni di agosto del 2018 le avvisaglie erano le stesse.  

Pioggia tutti i pomeriggi, il fiume ingrossato, melmoso e poco sicuro.

Io sono certo, e con me molti di Civita, che nessuno del posto avrebbe dovuto mettere piede nel Raganello. Per nessuna ragione al mondo.

Invece altri in nome del Dio denaro, del “battere il chiodo”, del cavalcare l’onda, hanno voluto sfidare il Raganello senza sapere che in uno dei suoi tanti nomi è racchiusa la sua storia. Strabone parlava di Cylistarno che significa “torrente che travolge”.

Il resto della vicenda sappiamo come è andata.

Un altro elemento in disaccordo è il ruolo del sindaco, come ufficiale di governo.

Come diresti tu, la mia presunzione, mi ha dato il coraggio di avvicinare il sindaco di Civita durante la processione dell’Assunta (mi aveva tolto il saluto dopo la vicenda del forno crematorio) e di supplicarlo a fare qualcosa per limitare l’accesso al Raganello almeno al pomeriggio perché la situazione era pericolosa. Sia per il numero di frequentatori sia per l’instabilità del tempo.

Sembrava che il paese fosse preso d’assalto da gruppi di incursori del Battaglione San Marco: sbucavano da tutti i vicoli, imbacuccati in tute subacquee, casco e imbrago, pronti a portare l’assalto al fiume. Davanti alla porta delle agenzie file di attesa tanto che erano necessari due turni: uno al mattino e l’altro al pomeriggio.

Senza che tutto ciò abbia portato un euro nelle casse del comune.

L’incidente era dietro l’angolo. Se non ci fosse stata la piena a fare danni ci sarebbero state sicuramente altre cause.

Il primo cittadino mi promise che avrebbe preso provvedimenti subito dopo ferragosto.

Mi rendo conto che non è facile fare il sindaco in un paesino piccolo come Civita dove tutti si conoscono e molti sono legati da vincoli di parentela o sono tuoi elettori.

Forse per questo non si decise.

Forse non trovò la “pezza giustificativa” in una norma che giustificasse agli occhi dei “portatori di interesse” l’emissione di una ordinanza di chiusura del Raganello.

Forse non fece in tempo anche a causa delle giornate convulse di ferragosto.

Forse… 



PS

Le tre foto sono state scattate il mattino del 18 agosto 2018. Mostrano con evidenza che il fiume era pieno di fango, non si vedeva il fondo e la portata era aumentata e di parecchio rispetto alla media stagionale. 

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