Questa epistola faceva seguito ad un panegirico pubblicato
sempre sullo stesso periodico dall’allora medico condotto del paese, il dottor
Vittorio De Cicco, nei confronti di don Francesco.
L’anonimo autore della missiva dissentiva completamente dal
ritratto che il medico aveva fatto del Nostro, perché egli non riusciva a
trarre “gli opportuni ammaestramenti” che albergavano nell’animo di don
Francesco e che De Cicco elogiava.
Nella missiva in cui si lamentano le mancanze di don
Francesco, si legge “per noi giovani ha fatto ben poco o niente”. (…) Il suo
modo di agire lascia a desiderare anche nei confronti dei non più giovani (…)
se a Civita non c’è una assidua partecipazione maschile alla Chiesa, se gli
uomini non vanno a comunicarsi, ma badano piuttosto a giocare a carte al bar,
se le processioni non si fanno per mancanza di braccia maschili, non è da
attribuirsi solo alla cattiva volontà degli uomini civitesi. Ho l’impressione
che essi si siano sentiti abbandonati dal loro Parroco e che si siano sempre
più abbandonati da lui e dalla Chiesa. (…) Non riesco a comprendere il motivo
della sua eccessiva riservatezza, in particolare con i giovani, di cui non ha
mai aiutato qualsiasi iniziativa …”
Alla luce di ciò, non solo per motivi personali esprimo,
senza alcuno astio e rancore, la mia contrarietà a intestare una strada a don
Francesco Camodeca, ma ritengo sommessamente, che non sia stato un buon esempio
per la comunità intera che tutt’oggi non lo ricorda volentieri e non ne ha nel
tempo intessute le sue lodi.
Mi dispiace molto constatare che siamo (anche in questo)
ultimi in classifica per quanto riguarda la toponomastica della nostra viabilità
interna che è rimasta quella stabilita nel periodo fascista.
Qualche anno fa l’Amministrazione comunale del tempo istituì
una apposita commissione che, per quel che mi riguarda e per gli elaborati che
il sindaco Tocci mi mostrò, aveva fatto un buon lavoro che ritengo a tutt’oggi
ancora valido.
Anche la tabellonistica allegata si distingueva per la
grafica, il testo bilingue e i contenuti.
Avevo avuto la bella sensazione che quel progetto,
finalmente, si stesse per concretizzare con la posa in opera delle targhe.
Ma dopo aver posto una decina di targhe nei luoghi più
visibile del nostro Paese, senza aver cura di coprire le precedenti
intestazioni, tutto si fermò.
Alla mia richiesta di
spiegazioni, un consigliere comunale, lasciandomi senza parole, disse: “Non
possiamo cambiare il nome delle strade per non creare preoccupazioni nella
nostra popolazione anziana”.
Qualche tempo dopo, curioso di capire meglio tutto, ho fatto
una ricognizione storica della toponomastica civitese e ho scoperto cose
veramente …a dir poco ridicole. In pratica, a partire dagli inizi del Novecento,
si sono succeduti nomi per alcune strade senza però che siano stati organizzati
in modo organico e territorialmente strutturati.
Per cui, nel Foglio 6 della Mappa catastale C763_000600
appaiono nomi come “VIA PALAZZO”, VICO 2 CONCEZIONE, VICO 1 S. ANTONIO.
Poi ho consultato internet e in due dei portali cartografici
più usati, Google Maps e Open Street Map, capita di trovare la stessa strada
con nomi diversi.
In Google Maps corso Cavour è diventato CORSO G. PALEOLOGO ASSAN, mentre In Open Street Map è rimasto CORSO CAVOUR.
In Google Maps corso Umberto è diventato VIALE ARBERIA, ma
in Open Street Map lo troviamo come Corso Umberto.
Così come non si trova traccia della denominazione PIAZZA
MARTIRI D’UNGHERIA, mai deliberata dall’Amministrazione comunale del tempo, ma
sempre presente nella memoria orale, e che sarebbe dovuta diventare “Piazza
Beata Madre Teresa di Calcutta” … ma non è stata mai ratificata.
Se è vero, a quanto si dice, che la nostra Amministrazione
comunale ha subito accolto tale richiesta senza prima averne valutato la
congruità con il resto dei toponimi, mi pare davvero fuori luogo questo suo
comportamento.
Se una persona anziana non fosse in grado di farlo si potrebbe
recare presso lo sportello comunale per farsi aiutare dal personale addetto.
Per questo – ricordo a memoria – esisteva un incentivo statale per le
Amministrazioni e senza onere per il cittadino.
Al momento del cambiamento della Carta di Identità, il
Comune può consegnare ad ogni capofamiglia un libretto contenente tutti i nomi,
una foto e una piccola scheda dei singoli toponimi delle strade del paese.
Ci vuole tanto?
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