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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

lunedì 22 giugno 2020

I pericoli in montagna secondo Zsigmondy


Un grande alpinista del passato - Emil Zsigmondy - parlò in un suo celebre saggio per chi va in montagna[1], di "pericoli oggettivi" e "pericoli soggettivi". Partendo dal secondo concetto... c'è poco da dire: la possibilità di farsi male in montagna per
Civita. Timpa del Demonio, parete Ovest.
(Foto archivio Pisarra)
la propria impreparazione tecnica, fisica e/o psicologica è alta. In molte occasioni questa impreparazione è causa di gravi incidenti, che sarebbero facilmente prevedibili se si adottassero minime precauzioni di buon senso. Basti ricordare quei ragazzi polacchi che, qualche anno fa, tentarono di scalare il Cervino con scarpe da tennis. Forse ci sarebbero anche riusciti, se non fosse arrivato, all'improvviso, un temporale di quelli che, in quota, si trasforma in neve e ghiaccio e che provocò per loro seri problemi di congelamento. Quando furono recuperati dai volontari del Soccorso Alpino, si scusarono per la bravata, ma questo non evitò loro una salata multa.

Il problema dei "pericoli oggettivi" è invece una questione più seria. Come tutti sanno, la maggior parte delle montagne del mondo è il risultato di movimenti geologici, azioni combinate di vento, freddo, caldo, gelo, pioggia, neve e altri fenomeni atmosferici. Oggi questa situazione di pericoli “oggettivi” è di gran lunga migliorata in quanto esistono servizi di previsione dei di tali vari fenomeni quasi perfetti. Però i rischi restano.

Le frane, gli smottamenti avvengono in tutte le montagne del mondo. Soprattutto sulle pareti molto esposte ad un versante. In questo caso non si può far niente, bisogna solo cercare di essere previdenti ed evitare di frequentare questi luoghi quando le indicazioni dei vari servizi meteo o valanghe o altro lanciano allarmi di pericolo. Tutto qui.
Non si possono imbrigliare le montagne solo perché cascano quattro pietre, né tantomeno non fare niente in altri punti dove un costone è stato ingabbiato con reti e funi ed è in evidente stato di insofferenza. Un giorno, proprio a causa dei "pericoli oggettivi", questo esploderà, lanciando a decine di metri di distanza sassi, cosicché reti e funi di tenuta diventeranno vere e proprie fruste d'acciaio lanciate nell’ aria e ...povero colui che si troverà a passare in quel momento!

Emil Zsigmondy, alpinista austriaco.
(Foto da internet)
Questo "pericolo oggettivo" possiamo neutralizzarlo se provvediamo per tempo a svuotare le reti, a rimettere in tensione le corde, a sostituire le maglie sofferenti, a rivedere i chiodi di tenuta. Una manutenzione questa con la quale possiamo ridurre (certo non azzerare) il "pericolo oggettivo" e renderlo, quanto più possibile, innocuo. Voglio qui ricordare come in Italia, esista un museo che è fatto in gran parte di camminamenti su passerelle di ferro, che, con largo anticipo e grazie al servizio di previsioni meteo, viene chiuso ai visitatori se le condizioni del tempo volgono al peggio.

Ci vuole tanto? Forse è il momento di ripensare (o rivedere) il concetto di "Sicurezza" anche in altre parti del nostro bel Paese, altrimenti moriremo per eccesso di Sicurezza!



[1] Die Gefahren der Alpen, Praktishe Winke für Bergsteiger (I pericoli delle Alpi, Suggerimenti pratici per gli scalatori) . Lipsia . 1885

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