Il fiume Lao nasce alle pendici del
Cozzo Vocolio poco sotto l’abitato di Viggianello.
Prosegue verso il mar Tirreno,
descrivendo una delle più belle valli del Meridione d’Italia, per circa 45 km.
Prima di giungervi, attraversa gran parte del territorio di nove paesi,
racconta di paesaggi, ambienti, popolazioni, storie, piante e uomini.
Si tratta di un bacino idrografico di
circa 609 kmq, composto da due macroaree, ricadenti per 161 Kmq nella provincia
di Potenza e per la restante parte in quella di Cosenza; esse interessano i
comuni di Castelluccio Superiore, Castelluccio Inferiore, Laino Borgo, Laino Castello,
Mormanno, Orsomarso, Papasidero, Rotonda, Santa Domenica Talao e Viggianello.
Altri comuni hanno territori che
ricadono marginalmente nel bacino del Lao. Essi sono Aieta, Lauria, Morano
Calabro, Saracena, Scalea, San Nicola Arcella, Santa Maria del Cedro, Tortora e
Verbicaro.
La Valle del Lao. (Foto Pisarra) |
La Valle ha un ‘trascorso’ geologico
molto travagliato che si può sintetizzare in tre momenti cardine: una prima
fase, da collocarsi in età Tortoriano-Pliocene Inferiore, ha prodotto una serie
di pilastri tettonici e di fosse orientate in direzione NW-SE: un secondo
evento mediopliocenico, di origine tettonica compressiva, ha causato la
formazione di pieghe e faglie; la terza fase, ha avuto come conseguenza la
creazione del bacino lacustre della Valle del Mercure, riempito in breve tempo
dall’apporto di acqua e detriti provenienti dai monti circostanti ricoperti dai
ghiacciai.
La presenza di tale enorme massa
d’acqua ha esercitato una forte pressione che ha provocato l’apertura di una
via di deflusso, lungo una linea di faglia poco dopo l’abitato di Laino Borgo, e
questa ha determinato lo svuotamento del lago e la formazione di un Canyon
molto stretto, profondamente incassato e con pareti molto ripide.
Il continuo apporto di acqua dai
diversi affluenti provenienti da tutto il gruppo montuoso che circonda
il bacino (dalla destra idrografica sono dodici, mentre da sinistra se ne
contano ventiquattro), fa sì che il regime di flusso sia abbastanza costante
nelle diverse stagioni. Siamo in presenza di una portata media di circa 10
mc/sec che contribuisce a dare al nostro fiume il primato della foce più grande
di tutti i corsi d’acqua calabresi[2].
Strabone nella sua Geografia[3],
al volume VI, cita un “Golfo del Lao”, insieme con la città omonima - da
identificare probabilmente con l’attuale città di Scalea - golfo che potrebbe
essere stato un porto naturale usato, come punto di partenza verso le aree interne,
dai gruppi di nomadi del tardo paleolitico impegnati a seguire stagionalmente
le mandrie di buoi dalle coste del Tirreno al Pollino: prova ne sarebbero le incisioni di bovidi della
Grotta del Romito, nel comune di Papasidero.
Lo stesso percorso[4], che oggi costituisce un
ottimo itinerario per un trekking di più giorni,[5] è stato camminato per molti secoli da monaci
basiliani e, nel tratto terminale della fiumara nella zona in cui sorge la
piccola chiesa superstite dedicata a Santa Maria, Il Cappelli ha individuato il
primo insediamento basiliano che, da una parte precipita a picco sul
larghissimo letto del fiume Lao, in cui si muovono lente acque, e dall’altra sul rapido e cristallino corso
dell’Argentino che proprio ai piedi di quella rupe confluisce nel fiume…[6]
L’arrivo dei Normanni aveva rimesso in
discussione la vita dei monaci. I nuovi
conquistatori, pur molto rispettosi del monachesimo italo-greco, favorirono quello
benedettino perché utile a latinizzare il
territorio, anche se ciò nell’immediato non ebbe molta influenza sulla
popolazione e il rito bizantino fu conservato per molto altro tempo.
Rimasta sostanzialmente fuori dagli
interessi di Federico II, La Valle del Lao ebbe un ruolo importante sotto Angioini
e con il loro arrivo, la Valle ebbe un nuovo riassetto con l’insediarsi di
nuovi feudatari come, per esempio, la potente famiglia dei Sanseverino, la cui
potenza sarebbe cresciuta a tal punto da farli diventare i più temuti feudatari
del Regno.
Carta del Bacino del Fiume Lao. (Disegno di Emanuele Pisarra) |
Questi territori poi passarono di mano
in mano a feudatari che risiedevano lontano registrando un lungo e inesorabile
spopolamento del territorio e un progressivo abbandono di terreni e boschi.
Come se non bastasse, la Calabria agli inizi del 1500, cadde in mano agli
Spagnoli che aggravarono ulteriormente le già tristi condizioni sociali ed economiche
delle popolazioni.
Un ruolo molto importante in tutto
l’ampio periodo storico fu a lungo ricoperto da Laino con il suo castello che è
da annoverarsi come la a roccaforte più
imponente tra Calabria e Basilicata.
Questo territorio fu colpito anche da una
impressionante serie di terremoti, carestie e pestilenze, che accrebbero nelle
popolazioni il desiderio di libertà e autonomia
dai soprusi dei tanto criticati
baroni.[7]
Il secolo XVIII è più ricco di
mutamenti: finisce la dominazione spagnola, il Viceregno di Napoli dagli
Austriaci passa ai Borboni e con loro si hanno i primi tentativi di riforme: vengono
aboliti i privilegi nobiliari, inizia il potere della borghesia.
Molti abitanti della Valle del Lao
della nobiltà e della borghesia seguono a Napoli regolari corsi di studi, per lo più ecclesiastici, addottorandosi e
ottenendo brillanti affermazioni nelle principali città d’Europa.
Del secolo successivo, la Valle può raccontare
la partecipazione alla spedizione dei Mille dei molti suoi abitanti attratti
dallo spirito garibaldino, ma le cui aspettative
andarono in gran parte deluse, e il brigantaggio che ebbe un ruolo molto
importante e ne tenne l’intera popolazione in scacco per lungo tempo.
Oggi tutte le speranze di riscatto
sociale ed economico della sua popolazione residente, che è di 28882 abitanti[8], sono riposte nella
valorizzazione del territorio attraverso un uso corretto delle risorse che in
gran parte ricadono nel perimetro del Parco nazionale del Pollino.
La Valle del Lao-Mercure oltre che per
i segni lasciati dalla storia, merita una visita ‘anche’ per il suo immenso
patrimonio naturalistico.
NOTA
Questo articolo è stato pubblicato sul periodico CALABRONE - Anno XIII - aprile 2020
NOTA
Questo articolo è stato pubblicato sul periodico CALABRONE - Anno XIII - aprile 2020
[2] E. Pisarra, Parco nazionale del Pollino/ in cammino nella Valle del Lao, Edizioni
Prometeo, Castrovillari, 2015, p.
12.
[3] Lucio Strabone, Geografia d’Italia, libri V-VI, a
cura di F. Trotta, BUR, Milano, 19964.
[4] Cfr. E. Pisarra, Nuova
Carta Escursionistica del Parco Nazionale del Pollino, Edizioni
Prometeo, Castrovillari, 2018.
[5] Cfr. E. Pisarra, Nuova
Carta Escursionistica del Parco Nazionale del Pollino, Edizioni
Prometeo, Castrovillari, 2018.
[6] M. Cappelli, Il monachesimo basiliano ai confini calabro-lucani, ed. F.lli
Fiorentino, Napoli, 1963, p. 99
[7] G. Galasso, Economia e Società nella Calabria del Cinquecento, Guida
Editori, Napoli, 1992, p. 19.
[8] Dati Istat al 31 dicembre 2018.
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