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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

lunedì 11 febbraio 2019

A cosa servono i parchi nazionali?



Una volta avevo le idee chiare. Oggi, vista la piega degli eventi, non sono più sicuro delle mie utopie.
In primo luogo, la “questione ambientale” è posta – secondo alcuni autorevoli sondaggisti - tra la quattordicesima e diciottesima posizione dei desiderata degli italiani.

Come a dire che la variazione di posizione è in funzione alle disgrazie del momento. Quando la televisione, a reti unificate, annuncia il disastro provocato da una tromba d’aria, che abbatte migliaia di alberi idonei a diventare legno per violini, allora la quotazione sale. Dopo qualche ora, arrivano altre notizie, magari dell’ennesimo attentato terroristico o dello sciopero contro l’aumento del prezzo della benzina ad opera di gruppi di cittadini indignati per il caro vita, l’asticella dell’interesse verso l’ambiente, i parchi e la natura in generale, inesorabilmente scende, almeno fino alla prossima disgrazia. E avanti così.

Sul crinale ... verso la Manfriana. (foto da Internet)
Nel frattempo, i parchi, spogliati da qualsiasi prospettiva a medio e lungo tempo, vivono di espedienti di piccolo cabotaggio, tanto per far vedere che esistono. In realtà la loro presenza non interessa più. Purtroppo il loro ruolo di protezione della Natura, di conservazione di luoghi, habitat, specie animali e vegetali è tristemente azzerato.

Qualche giorno fa, ho curiosato tra le pagine del sito del nostro Ente Parco, così come tra quelle della Sila e del vicino Parco della Val d’Agri, alla ricerca di delibere, atti amministrativi, provvedimenti che mostrassero un qualche interesse verso la conservazione: poca roba, quasi niente.
Nella relazione di bilancio dell’Ente Parco del Pollino, si legge che le azioni di conservazione tutela e promozione per il 2019 sono riferite a “interazione tra cinghiale e biodiversità, monitoraggio del gatto selvatico e della martora, conservazione della lontra, programma INNGREENPAF [??? Ndr], progetto Boschi Vetusti, Indagini sul pino loricato, Rete Natura 2000”. Peccato che le stesse voci si ripetano da … qualche anno.
Così come si ripete la litania sul Piano del Parco, licenziato nel 2011, e ancora in attesa di approvazione da parte delle Regioni, perché possa essere poi promulgato dal Ministero dell’Ambiente.  È ovvio come, in assenza di uno strumento di governo del territorio, si navighi a vista e con tutti i problemi che esso comporta.
Se a questo si aggiunge un “governo politico” mediatore, poco decisionista, anzi opportunista, abbiamo, come logica conseguenza, una serie di azioni che risultano ben poco “ambientali”. In Val d’Agri, si ha come interlocutore le maggiori compagnie petrolifere del mondo, le quali elargiscono contributi più o meno consistenti in cambio di favori normativi per i propri interessi. Per il Pollino la situazione non è diversa. Da noi il maggior “finanziatore” è l’Ente nazionale per l’Energia (leggasi Enel) che, in nome di non ben definite “misure di compensazione”, “sborsa” ben 1.750.000,00 euro  perché sia chiuso un occhio sulla Centrale del Mercure.

Un tratto del fiume Lao (foto da Internet)
Nella stessa relazione di bilancio dell’Ente del nostro Parco, viste le scarse risorse ricevute dal Ministero dell’Ambiente, si paventa la necessità di istituire biglietti di ingresso nei luoghi del parco più visitati da turisti e scolaresche e di  dismettere strutture che “comportano spese senza alcun ritorno economico”.
Quali sono questi luoghi più affollati?
L’Ecomuseo del Pollino e le aree faunistiche di Bosco Magnano e di Acquaformosa.
E le strutture da dismettere?
Nella relazione non si fa alcun cenno ai tanti Centri visita chiusi, abbandonati da anni, in parte già restituiti ai legittimi proprietari (i Comuni) che sono in difficoltà su come poterli utilizzare.
A questo proposito ricordo la notizia di qualche giorno fa, pubblicata da più quotidiani italiani, riguardante il blocco delle attività dell’Amministrazione americana a guida Trump. L’ostruzionismo politico – se ho capito bene – degli avversari del presidente degli USA ha come logica conseguenza il mancato finanziamento della macchina amministrativa nel suo complesso: niente stipendi, stop al riscaldamento negli uffici pubblici e nei centri visita dei Parchi nazionali chiusi.

L’ufficio federale dei Parchi (National Park Service), l’equivalente del “Servizio di Protezione della Natura” del nostro Ministero dell’Ambiente, chiude tutte le aree protette e sospende qualsiasi attività.
L’unica notizia positiva, che proviene dal nostro parco, grazie alla “pressione martellante” del consigliere Ferdinando Laghi, riguarda l’intenzione di acquistare la famosa proprietà Palombaro, in cui si è registrato lo scempio di Serra del Prete. Intendiamoci: la proprietà privata è sacra, tuttavia non si possono autorizzare tagli boschivi in piena “zona uno” del Parco, a quote altimetriche significative.
A seguire, si legge nella relazione di bilancio, che l’Ente Parco finanzierà una campagna di scavi archeologica a Laino Borgo, condotta dall’Università di Messina.

Alpinisti sulla via ferrata "Peppino Sirangelo" . (Foto da Intenret)
Quindi viene indicata la “riqualificazione corposa” della rete sentieristica. “Scopo di tale iniziativa è quello di rendere fruibili e sicuri un numero limitato di sentieri, all’interno dei quali il visitatore dovrà essere obbligatoriamente accompagnato da una Guida Ufficiale del Parco Nazionale del Pollino”.
E qui mi cascano i pochi capelli rimasti. 
Mi vengono i brividi quando sento parlare di “sentieri sicuri”. Conosco troppo bene questa affermazione per dire che i sentieri sono presi di mira per spendere tanto denaro in opere strutturali che con la sentieristica e il modo di andare in montagna non hanno nessuna attinenza. Mi riferisco a opere come le staccionate di legno, spesso usate come scusa per far lievitare i costi; oppure cartellonistica, torri di avvistamento, scalinate e cestini per l’immondizia da posizionare lungo i percorsi per poi abbandonarli al loro destino … almeno fino alla prossima sovvenzione.
Infine, troviamo ancora finanziamenti tesi al “rilancio turistico” riguardante le scolaresche in visita nel nostro parco.
Civita vista dalla Timpa del Demonio (foto da Internet)
E per chiudere, la partecipazione agli eventi di Matera Capitale della Cultura 2019 ed il progetto Fiera Festival Autentica Sud finalizzato a stabilire nuove partnership. Inoltre, quest’anno sarà rivolto uno sguardo al panorama internazionale con due iniziative: una tesa alla partecipazione del Parco, insieme alla Regione Calabria, al Peperoncino Jazz festival New York Session, con l’Associazione Culturale Picanto, attraverso la quale, nell’arco della settimana dal 20 al 26 maggio 2019, si potrà promuovere il nostro territorio insieme alle eccellenze enogastronomiche; l’altra è quella relativa al cosiddetto “turismo genealogico”: un programma di iniziative che intendono favorire i contatti e gli scambi tra persone che pur essendo legate affettivamente ai luoghi d’origine non vi fanno ritorno da molto tempo ed a quelle persone che ritrovano interesse nel vivere quella montagna dove “sentono” di avere le proprie radici.

In mezzo a queste “lodevoli” iniziative, così, “an passant” non poteva mancare un “lavoro pubblico” come il completamento con asfalto e annesse opere edili, della strada Terranova del Pollino – San Lorenzo Bellizzi, il consolidamento del costone roccioso sul Raganello dell’abitato di Civita, il completamento del parcheggio della sede del Parco e il “completamento” del polifunzionale di Campotense (meglio conosciuto come Trampollino) con annessa caserma forestale. Ovviamente, si coglie l’occasione per annunciare la gara pubblica per l’affidamento della gestione del Trampollino, ma questa per farci cosa? Non è dato a sapersi. 

E il marchio del Parco? Non abbiamo notizie. Nessuna informativa sul perché sempre più aziende vi rinuncino.

Tutte le iniziative ecologiche, ambientali, di conservazione della natura dove sono?????
Così come non abbiamo notizie sulla tragedia accaduta quest’estate nel Raganello.
Potrei continuare ad elencare le tante informazioni che si ricavano leggendo, soprattutto, le delibere di fine anno, quelle che servono a spendere i residui di cassa: ci sono perle di straordinaria unicità.
Ma non voglio tediare ulteriormente quei “quattro lettori” che hanno avuto la pazienza di leggere questo articolo fino a questo punto.
Invito, comunque, ad andare a curiosare sui siti dei parchi, nei meandri delle delibere dell’ultima ora: troverete cose che “voi umani” … non avreste mai pensato. Perché non si restituiscono le chiavi dei Parchi al Ministro dell’Ambiente?

Emanuele Pisarra 






PS
Questo articolo è stato pubblicato sul periodico PASSAMONTAGNA della sezione CAI di Castrovillari.




2 commenti:

  1. Bravo Pisarra! E brava la sezione CAI di Castrovillari. Carlo Alberto Pinelli, presidente onorario di Mountain Wilderness International

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    1. Grazie presidente. Un suo complimento è motivo di sprone che non sarà lasciato cadere.

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