Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

sabato 26 settembre 2015

Expo 2015. Genio italico

Prima di andare all’expo 2015 come testimonial per il Parco nazionale del Pollino, selezionato dalla Federparchi, per conto del Ministero dell’Ambiente, mi ero fatto un idea dell’evento, attraverso la lettura di quotidiani e di servizi televisivi, alquanto dubitativa.
Sabato 19 settembre 2015. Visitatori di Expo sul Decumano
(foto E. Pisarra)
Nel senso che eventi di questa portata sono tutto tranne lo scopo per il quale sono stato pensati.
Se nutrire il mondo è lo slogan dominante, poi si nota che uno degli sponsor è una multinazionale delle bibite o degli hamburger o dei surgelati, allora vuol dire che qualcosa non funziona nella filosofia di base che tiene in piedi questi evento.
 Inoltre, abbiamo seguito con trepidazione le vicende legate alla scelta del luogo dove organizzare l’evento, la tempistica riguardante la costruzione dei padiglioni, i costi, i problemi legati ad eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata: tutte variabili che hanno messo in serio dubbio l’avvio dell’evento nei tempi previsti.
Tuttavia il genio italico, di fronte ad impegni di così vaste proporzioni, fuori dall’ordinario, si impegna allo spasimo e quindi riesce là dove nessun altro neppure lontanamente avrebbe preso in considerazione di metter su in pochi mesi quello che era previsto che si realizzasse in cinque anni.
Ma questo fa parte del Genio Italico.
Come tutti sanno l’evento partì con poco entusiasmo, ebbe uno sviluppo lento con grande paura di non riuscire nemmeno a coprire i costi di investimento ed, infine, ha avuto un record di presenze al punto che per visitare alcuni padiglioni è necessario fare una fila di diverse ore, per un massimo di sette, per vedere l’esposizione di alcuni paesi come il Giappone, gli Emirati arabi, il Kazakhistan e il Kuwait.
Veramente una marea di gente si riversa ai cancelli di ingresso.
Ancora di più se si tratta del fine settimana.
Infatti, il nostro padiglione (quello della Biodiversità), posto in fondo al decumano a partire dal cancello d’ingresso principale e dopo circa due km, in uno dei fine settimana ha raggiunto il massimo delle visite (4367 persone).
Poca cosa se consideriamo che in questo weekend sono entrati all’expo 250.000 visitatori.

Padiglione Biodiversità del Ministero dell'Ambiente.
(foto by E. Pisarra)
Vuol dire che meno del 2% ha visitato il padiglione della Biodiversità. Eppure in questo stand non c’era bisogno di fare la fila, le Guide ufficiali delle postazioni di accoglienza dei parchi calabresi sono state sempre pronte a dare qualsiasi informazione, il CFS, con la Cites sempre disponibile, anche con una esposizione molto “accattivante” (purtroppo) dato che mostrava molti oggetti ricavati dal traffico di animali protetti. Perfino un leopardo imbalsamato, oltre a scarpe, valigette, cinture, monili vari ricavati da pelli di pitone, zanne di elefante, carapaci di tartarughe: una vera e propria raccolta dell’orrore che mostra tutta l’aggressività dell’uomo verso altri abitanti del pianeta.
Eppure tutto questo non ha molto interessato il pubblico.
Come dire che la storia dei Parchi nazionali e delle aree protette non interessasse il visitatore dell’expo.
A questo punto viene da chiedersi: ma chi è il visitatore tipo dell’expo?
A mio avviso, per quel poco che ho potuto osservare nelle piccole pause di lavoro, il visitatore tipo ha preso l’expo come una GRANDE KERMESSE dove poteva passare una giornata, assaggiare del cibo, distrarsi e poi visitare uno o più stand di paesi stranieri con il segreto auspicio di poterci andare giorno.
 O magari visitare padiglioni di paesi lontani dove ha la certezza che – a meno di una super vincita della lotteria – non ha nessuna possibilità di andarci nel medio tempo.
Schermata di dati ambientali (foto di E. Pisarra) 
Invece, non ha visto il padiglione dei TESORI D’ITALIA, la magnifica raccolta di opere d’arte selezionate per regione da Vittorio Sgarbi.
Semplicemente stupenda!
Duecento opere d’arte uniche, rare, provenienti da chiese, musei, enti pubblici, date in prestito all’expo per farsi ammirare da tutti.
In questo padiglione non c’è stata quasi mai la fila.
Forse perché tutti conoscono il Mantegna, Mattia Preti e la pittura risorgimentale italiana.
Semplicemente non sono interessati. Punto e basta.
Allora questo evento mondiale a cosa serve?
Sicuramente non a dare una ulteriore conoscenza del sistema delle aree protette in Italia.
Pochissime persone non sapevano dell’esistenza dei Parchi nazionali.

Particolare della ricostruzione del villaggio (foto E. Pisarra)
Quasi tutti coloro che hanno ricevuto in dono la carta dei Parchi d’Italia ha mostrato di conoscere almeno di nome il Parco del Pollino. Sicuramente – in Calabria – il parco più conosciuto. Seguito a ruota dalla Sila e poi dall’Aspromonte; per quest’ultimo in molti sono rimasti fermi alle vicende dei sequestri degli anni ottanta e non si sono accorti che nel frattempo questa montagna fa parte delle aree protette d’Italia.
In questo difetta la pubblicità del ministero dell’ambiente che non investe molte risorse per far conoscere le aree protette in Italia.
Inoltre, la posizione infelice del Padiglione della Biodiversità posto in fondo al decumano, molto defilato, è stata meta di veri e propri appassionati, i quali, imperterriti sono venuti con determinazione a vedere questa esposizione.

Ingresso padiglione della Federparchi
(foto by E. Pisarra)
Mentre nessuno è capitato per caso e poi si è fermato a chiedere informazioni sulle aree protette.
 Anche gli eventi realizzati nella saletta a fianco vedevano la partecipazione di pochi eletti.
In questo qualcosa non ha funzionato. Nonostante l’impegno e gli sforzi della Federparchi, del Ministero dell’Ambiente, a mio avviso, la grande esposizione universale per le aree protette non è stata una grande opportunità. Anzi direi sicuramente che è stato un flop.
 Per fare un paragone ci sono stati molti più visitatori interessati ai parchi nelle passate edizioni della BIT rispetto ad Expo.
Anche se l’improvvisa accelerazione dell’ultimo mese potrebbe cambiare la carte in tavola.
Potrebbe!

Nessun commento:

Posta un commento