In questo sgangherato Paese, soprattutto nelle aree protette, a parte i “mali di stagione” – come gli incendi, la siccità, la mancanza di neve, le scarse piogge estive, la carenza ormai cronica di risorse – all’improvviso, mentre stai facendo una camminata in quota, affaticato dalla salita e dalla calura, si sentono voci e parole concitate e indistinte dagli accenti sconosciuti.
Best Nature. Foto di gruppo (Photo Luigi Di Battista) |
Pensi
al classico colpo di calore, che provoca allucinazioni e dubbi, dato il luogo dove
l’altitudine e la radura a forma ellittica si prestano a fare da camera di
risonanza. Ma nulla di tutto ciò. La curiosità è tanta che quasi meccanicamente
mi dirigo verso quel “vociare”. Man mano che mi avvicino si sentono tantissime
voci giovanili in diverse lingue. Oltre all’inglese, che mi è noto, sento anche
altri idiomi.
Ho
da subito l’impressione che si tratti di voci giovanili. Ancora pochi minuti di
salita tra alberi giganteschi, che formano una faggeta spettacolare, ed ecco
svelato il mistero: un nutrito gruppo di giovani ascolta, ora in religioso
silenzio, il docente che, in perfetto inglese, spiega e illustra i metodi di
studio per conoscere l’età degli alberi, ascoltare il silenzio del bosco e
sviluppare modelli e metodi didattici innovativi che hanno come obiettivo la
conservazione della biodiversità e lo studio degli ecosistemi.
Esemplare unico di faggio (Photo archivio Pisarra) |
Ragazzi e ragazze, sicuramente stanchi, ma entusiasti, perché arricchiti di esperienze, conoscenze, impressioni. “Sono molto contento di questa iniziativa che stiamo portando avanti per far conoscere a questi giovani, futuri operatori delle aree protette e provenienti da diverse realtà europee – mi racconta Aldo Schettino, dirigente forestale dell’Ente Parco nazionale del Pollino, uno dei principali attori protagonisti e che è lì con i ragazzi – perché siano consapevoli del patrimonio ambientale che il nostro parco mette a disposizione e affinché possano trarre insegnamenti utili per il loro futuro professionale”. Apprendo anche che questi sono gli ultimi giorni della prima settimana sul campo di BESTNATURE organizzata all’interno del progetto Erasmus+ (Boosting EU Biodiversity Strategy by empowering high education curricula and green skills for nature protection and restoration).
Una
settimana intensa, ricca di appuntamenti e luoghi visitati dalle faggete
vetuste nel Parco nazionale del Pollino alla Riserva Naturale Orientata del
fiume Argentino alla Riserva Naturale Regionale Foce del Fiume Crati.
Faggeta vetusta (Photo archivio Pisarra) |
A
questa iniziativa, che rientra nel progetto BESTNATURE, coordinato dal
Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche (DEB) dell’Università degli
Studi della Tuscia, hanno partecipato l’Alma Mater Studiorum - Università di
Bologna e il Raggruppamento Biodiversità del CUFAA, l’Univer
sità di Passau
(Germania), l'Università di Graz e di Scienze Applicate della Carinzia
(Austria) e la start-up E.C.O. Institut for Ecology (Austria). Trenta studenti appassionati,
con competenze trasversali fondamentali, provenienti da Italia, Austria e
Germania –
mi racconta il prof. Gianluca Piovesan –, sono stati coinvolti nelle attività
sul campo, al fine di avere un quadro completo sulla conservazione della
biodiversità e la protezione degli ecosistemi, fondamentali per raggiungere gli
obiettivi della Strategia Europea per la Biodiversità 2030.
La varietà di ecosistemi, dalla faggeta vetusta UNESCO del Pollinello – dove sono state prelevate carote legnose per l’analisi dendrocronologica e campioni di sedimento in aree umide, per la ricostruzione ecologica dell’ambiente legato alle passate interazioni uomo-ambiente – fino agli ecosistemi dunali e fluviali, ha permesso, inoltre, agli studenti di entrare in stretto contatto con un vasto panorama di tecniche per il monitoraggio della biodiversità nei complessi paesaggi mediterranei.
Studenti in visita all'Ecomuseo del Pollino |
A questa attività di ricerca sul campo è stata associata anche la visita a diversi musei dislocati sul territorio, tra i quali il Museo Geo-Paleontologico di Rotonda (PZ), il Museo del Mare della Riserva della Foce del Fiume Crati (Cassano all’Ionio, CS), l’EcoMuseo del Parco Nazionale del Pollino (Rotonda, PZ). In questo caso gli studenti hanno avuto modo di riflettere sul ruolo che i musei giocano nel coinvolgere i cittadini sul tema della conservazione della biodiversità. In ultima analisi tale esperienza molteplice e interdisciplinare è servita per acquisire una metodologia da utilizzare per valutare lo stato di salute degli ecosistemi, permettendo loro di comprendere l’importanza del monitoraggio nel garantire l’efficacia della gestione delle aree protette. Infine, questo progetto ha l’ambizione di fornire ai futuri professionisti e ricercatori competenze avanzate sul monitoraggio della biodiversità e sulla gestione sostenibile degli ecosistemi. Con il superamento di un esame finale, gli studenti entreranno a far parte di un network internazionale che potrà contribuire alle sfide presenti e future della transizione ecologica. I dati raccolti nel corso della settimana di rilevamenti saranno analizzati dagli studenti e pubblicati in un Report finale.
Foce del Crati (Foto Piovesan) |
Ecco,
torno a casa sentendomi orgoglioso perché, una volta tanto, il nostro parco
svolge il ruolo che si confà ad un’area protetta: illustrare alle nuove
generazioni l’importanza della biodiversità, definire i compiti e lo spirito
che anima tutti coloro che si prodigano affinché questo nostro patrimonio
naturale sia conosciuto fuori dai suoi confini.
Emanuele Pisarra