La tregua “climatica”, dopo la calura dei giorni scorsi, è un toccasana per il mio spirito fotografico.
La scelta del luogo è sempre un grande dilemma!
Ormai sono salito dappertutto sul Pollino. A volte mi fermo in cima, guardo le vette circostanti, ripeto i nomi a memoria e la “triste” conclusione è: ci sono stato, almeno una volta su quel cocuzzolo sono salito!
Dopo un lungo e tormentato “dibattito interno”, visto anche la provenienza dei venti (per un fotografo di paesaggi e montagne è importantissimo), ho deciso: vado sul Cozzo Pellegrino. E dalla Calvia.
Una salita impegnativa, con un tratto su pietraia e qualche passaggio “aereo” sicuramente non adatto a chi ha vertigini.
Si parte molto presto perché il nostro Pollino è molto esteso, con una viabilità da terzo o quarto mondo, soprattutto quella di avvicinamento ai punti di partenza per le camminate.
Infatti, per arrivare al Piano di Lanzo, nel comune di San Donato di Ninea, si lascia l’autostrada all’altezza di
Altomonte e poi inizia un primo calvario: raggiungere San Donato. Curve strette (e su questo non si può fare niente), fondo stradale pessimo (e qui si potrebbe fare molto) e giunture di ponti, viaggiando in fuoristrada si sentono e bene. Ma non finisce qui. Una seconda puntata del Calvario stradale inizia a monte dell’abitato di San Donato. La strada di montagna che porta al Piano di Lanzo, dieci chilometri di vera e propria tortura, tra buche, rami, improvvisi restringimenti di carreggiata, canali da superare con attenzione e, finalmente si arriva al Rifugio.
Altomonte e poi inizia un primo calvario: raggiungere San Donato. Curve strette (e su questo non si può fare niente), fondo stradale pessimo (e qui si potrebbe fare molto) e giunture di ponti, viaggiando in fuoristrada si sentono e bene. Ma non finisce qui. Una seconda puntata del Calvario stradale inizia a monte dell’abitato di San Donato. La strada di montagna che porta al Piano di Lanzo, dieci chilometri di vera e propria tortura, tra buche, rami, improvvisi restringimenti di carreggiata, canali da superare con attenzione e, finalmente si arriva al Rifugio.
Uno dei pochi rifugi aperti sul Pollino; accogliente, personale disponibile e cortese, gentile e sorridente, rallegra la giornata …
Lascio la macchina davanti al rifugio e si parte.
Dopo un'ora di cammino in faggeta si inizia la vera e propria salita verso una prima cima. Appena usciti dal bosco, all’improvviso si apre uno scenario unico. Il crinale spoglio è circondato da montagne verdi, ricoperte da una vegetazione lussureggiante e in lontananza (verso Est) la pianura di Sibari.
Invece sul versante Ovest le montagne, improvvisamente, digradano quasi a picco sul mare.
Il vento è impetuoso. “Tira” proprio dal Tirreno verso di noi.
Fotografare in queste condizioni è proprio uno “spasso”.
IL POLLINO È ASSAI…
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