Le mie impressioni/considerazioni a margine della Festa dei Trent'anni del parco nazionale del Pollino
Una prima
domanda sorge spontanea: bastano tre ore per condensare una storia di
trent’anni?
Per gli
organizzatori sembra di sì.
Il confronto va, per esempio, alla festa dei trent’anni del Parco della Val Grande, che li festeggia a breve (il 23 novembre) in quanto per il loro convegno il calendario degli interventi è così fitto e serrato da impegnare una intera giornata all' interno di tre giorni di eventi.
Per il convegno
sul nostro parco, delle due l’una: o si è fatto troppo poco oppure non si ha
niente da “comunicare”.
Una prima
delusione è stata rappresentata dalla location. Il cineteatro di Rotonda è
troppo piccolo per dare ospitalità ai tanti abitanti del Pollino.
Se la
matematica non è un’opinione, se è vero come pare che nell’area parco abitino
circa 120 mila persone, anche se si fosse presentato solo l’1% (circa 1200
persone) queste non avrebbero trovato mai posto.
Invece,
escludendo il personale del Soccorso Alpino, i Carabinieri forestali, una parte
dei dirigenti del Parco, il servizio d’ordine coordinato dalla Protezione
civile, i giornalisti e i videomaker, non c’erano più di 100 persone, di 100
"semplici" abitanti del Parco, poco meno dello 0,1% della popolazione
residente nel perimetro del Parco.
Non ho idea di
quanti abbiano seguito la diretta sui social e sui vari canali televisivi
privati. Mi auguro davvero tanti da raggiungere almeno quell’1% di cui
sopra.
Sull’impegno e sulla qualità del lavoro svolto dalle singole strutture del Parco non ho dubbi: in questi anni ho seguito il loro operato.
Ho, invece,
molte perplessità sulla ricaduta delle presentate ricerche nella comunità del
Parco.
Credo che la
scoperta della presenza del gatto selvatico non sia in cima ai pensieri dei
cittadini del Parco.
“Primum vivere deinde philosophari”
avrebbero detto i latini.
Ho più volte
scritto (come altri commentatori) che la superficie del nostro parco è di
171.132 Ha e non di 194.000 o 200.000 come e più volte è stato detto nel corso
della serata. Quindi, secondo l’elenco[1]
ufficiale del ministero dell’Ambiente, non solo il nostro non è il Parco più
esteso d’Italia ma, siamo secondi, dopo il Parco del Cilento.
Questo perché
all’interno del perimetro del Parco nazionale del Pollino vi sono le quattro
Riserve naturali protette che sono gestite da altri enti.
Queste riserve[2], sarà
bene ricordarlo, sono:
La Riserva Naturale Orientata Gole del Raganello, istituita con D.M. Ambiente il 27.07.1987 n. 424 con una superficie di 1660 ha, interamente ricadente nel comune di San Lorenzo Bellizzi e la cui gestione attualmente è affidata al Reparto Carabinieri Biodiversità di Cosenza;
la Riserva
Naturale Orientata Valle del fiume Lao, istituita con D.M. Ambiente il
21.07.1987 n. 426. Con superficie di 5200 ha, interamente
ricadente nel comune di Papasidero e gestita a tutt'oggi dal Reparto
Carabinieri Biodiversità di Cosenza;
La terza
è la Riserva Naturale Orientata Valle del fiume Argentino, istituita con
D.M. Ambiente il 21.07.1987 n. 425. con Superficie di 3.980 ha, interamente
ricadente nel comune di Orsomarso e affidata al Reparto Carabinieri
Biodiversità di Cosenza; ultima la quarta, la Riserva Naturale Rubbio, con
superficie di 280 Ha, istituita con DDM 29.03.72/02.03.77, interamente ricadente
nel comune di Francavilla in Sinni e gestita dal Reparto Carabinieri
Biodiversità di Potenza.
Ora, la
superficie totale di queste riserve ammonta a 11.060 ha che, sommata alla
superficie del Parco, giunge al totale di 182.192 ettari. (E con questo numero,
sì che saremmo più estesi del parco del Cilento...).
Come più volte
ho scritto, l’Ente Parco del Pollino può chiedere l’affidamento di queste 4
riserve, attraverso una propria deliberazione in accordo con il Ministero
dell’Ambiente, ai rispettivi enti proprietari (che per tutte e 4 risulta essere
il ministero delle politiche agricole e forestali). Per questo affidamento è
necessario un DPCM e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ma questo iter
non è mai stato avviato.
Mentre, anche
se poco importa, l'effettiva superficie del Parco, secondo una mia elaborazione
GIS su dati del Ministero dell’Ambiente, ammonta a 172.748 ettari. Numero che
resta ben lontano da quelli più volte citati durante la serata.
L’assenza
alla manifestazione degli altri presidenti e direttori, che si sono
succeduti nel tempo alla guida della Comunità del Parco, come pure i
rappresentanti delle Guide ufficiali ha destato più di qualche
perplessità.
Non si è
parlato di sentieristica, né di accordi di programma o protocolli di intesa con
enti e associazioni.
Il presidente
ultimo Pappaterra ha ricordato solo tre amministratori locali che, a suo dire,
hanno contribuito a far conoscere il Parco.
Ha dimenticato,
forse preso dalla fretta, Claudio Rende, Francesco Franco, Mario Tommaselli,
Franco Tassi, Vincenzo Perrone, Mimmo Pace e tanti altri che, per i ruoli
svolti, hanno determinato le sorti del Pollino.
Così come si
sono (volutamente?) dimenticati molti comandanti-stazione dell’ex Corpo
Forestale dello Stato…
Una cosa che mi
ha molto infastidito è la posizione della FederParchi che si auto attribuisce
il ruolo di consulente del Ministero ed esprime giudizi sulla gestione e
modalità di governance di una area
protetta.
A mio avviso,
la Legge quadro 394/91 va riscritta nella parte gestionale delle aree protette
e, in primo luogo, sulla figura del Direttore che deve essere assunto tramite
concorso per titoli ed esami.
Mi duole dirlo
ma questa volta concordo con l’onorevole Graziano quando afferma che il Parco
"non ha bisogno di nuove infrastrutture, ma di manutenzione delle
stesse".
Ricordo che il
territorio del nostro parco ha il maggior numero di chilometri di strade per
unità di superficie: un ente che si rispetti qualche strada forestale la
chiude al traffico automobilistico e le altre le regolamenta. Per esempio,
bisognerebbe vietare l’attraversamento del Pollino ai pullman di grandi
dimensioni che si recano al Santuario di Madonna del Pollino: questi usino le
normali statali e non la stradina interna che passa da Colle Impiso.
Infine, l’aver
smantellato la rete di Lavoratori Socialmente Utili, selezionati e
faticosamente formati per trasferirli ai comuni, è stato un vero disastro
perché potevano essere impiegati per piccoli lavori di manutenzione del
territorio, come la pulizia delle cunette, manutenzione della sentieristica,
sistemazione di piccole aree da adibire a parcheggio, senza così dover
ricorrere alla formula dell’appalto, sia per i costi che essa comporta sia per
il tempo necessario per l’espletamento delle procedure.
Non posso
parlare del fotolibro che come dicevo non ho ricevuto e non ho avuto neanche
modo di sfogliare.
Altra nota
dolente è l’approvazione del Piano del parco che è stato licenziato dalla
Regione Calabria ed è in discussione alla Regione Basilicata da molto tempo
quando un articolo della famosa e più volte citata legge quadro dice che
esso deve essere redatto entro *sei mesi* dalla istituzione dell’Ente
Parco.
In dirittura
d’arrivo l'ottima conduttrice del talk ha fatto la domanda sibillina all’assessore regionale Latronico: "a
quando la nomina del nuovo Presidente dell’Ente Parco nazionale del
Pollino?"
“Conosco Viola Valentino
da tanti anni …”!
Al
buffet, data l’ora, provo ad assaggiare qualche pasticcino al cioccolato
e, dato il caldo della sala, bevo qualche bicchiere di succo di ananas. Nel
frattempo mi lamento con un funzionario del Parco perché non mi vuole dare una
copia del fotolibro e apprendo che la manifestazione è costata trentamila euro,
10.000 euro a decennio....
Volevo restare
per ascoltare il concerto ma mi era passata la voglia.
Mi auguro e
suggerisco per il prossimo anniversario, il 14 febbraio 2024, quello
dell’entrata in vigore dell’Ente Parco, una diversa e migliore
organizzazione...
[1] Gazzetta
Ufficiale - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Decreto 27 aprile 2010. Approvazione dello schema
aggiornato relativo al VI Elenco ufficiale delle aree protette, ai sensi del
combinato disposto dell’articolo 3, comma 4, lettera c), della legge 6 dicembre
1994, n. 394 e dell’articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto
1997, 281. Pagina 3
[2] Idem, pp
9-10
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