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Art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

sabato 30 aprile 2022

L'articolo 9 della Costituzione italiana è stato modificato

 

Art. 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. 

 

Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

(In evidenza il testo aggiunto)


 

Come sempre, quando tutto non va per il verso giusto, ecco che un Parlamento, a detta di molti, inutile e inetto, licenzia una considerevole modifica a due dei più importanti articoli della nostra Carta costituzionale: il nove e il quarantuno.

Nell’assoluto silenzio della stampa, che ignorava completamente come alcuni senatori (primo firmatario Gianluca Perilli del M5S) in seno alla commissione “Ambiente in Costituzione” dell’allora Ministero dell’Ambiente - diretto da Sergio Costa e presieduto dal Presidente emerito della Corte costituzionale prof. Valerio Onida - stesse lavorando all’aggiornamento dell’articolo 9.

L’obiettivo dei proponenti era quello di adeguare il principio di tutela dei beni culturali, estendendolo anche all’ambiente, e di rivedere l’articolo 41 sostenendo che la libera iniziativa economica non può svolgersi in danno alla salute e all’ambiente in modo da indirizzare l’attività economica, pubblica e privata, a fini non solo sociali, ma anche ambientali.

La proposta di legge, votata a Montecitorio in quarta lettura complessiva, è il risultato di otto iniziative parlamentari confluite nel testo unificato ed è il documento conclusivo di numerosi tentativi di revisione dell’articolo 9 della Costituzione giunti da ciascuna delle due Camere nel corso degli anni.

Quattro approvazioni con maggioranza assoluta hanno licenziato le modifiche ai due importanti articoli costituzionali che riformulati, dall’8 febbraio 2022, sono diventati legge dello Stato.

Fermo restando che l’articolo 9 avrebbe dovuto essere aggiornato ai nostri tempi, in quanto i Padri costituenti, di formazione umanistica, hanno dato priorità al patrimonio storico e artistico della Nazione, con riguardo sì al paesaggio, ma tralasciando l’ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi.

Tale modifica è risultata attenta, gettando buoni auspici per il futuro, poiché il benessere nostro e delle future generazioni dipende dai miglioramenti dovuti al progresso scientifico.

Per il presente vengono richiamati tre concetti base: il paesaggio, gli animali e la cultura.  Attribuendo al concetto di paesaggio un nuovo significato più ampio, comprendendo l’habitat naturale composto da terra, acqua e aria.

Mi preme sottolineare come siano stati usati i verbi nell’articolo 9: la cultura e la ricerca sono “promosse” in funzione alla scienza che per definizione si “evolve”.

Invece il paesaggio, l’ambiente, gli animali, la biodiversità, gli ecosistemi e il patrimonio storico vengono “tutelati”.

Vorrei, però, sommessamente, ricordare che ora spetta di nuovo alle Camere trovare il modo su come difendere non solo cani e gatti, ma tutta la fauna del nostro Bel Paese. Ricordo che per avere un Codice dell’Ambiente abbiamo atteso più di quarant’anni; mentre per avere una legge, seppur imperfetta, sulle aree protette la gestazione partita nel 1970. È stata portata a termine alla fine del 1991.

Si sa, l’Italia è uno strano paese: per due volte il popolo si esprime contro il nucleare, ma poi non si interessa dell’inquinamento di intere aree, di abusivismo edilizio, di rifiuti.


È anche vero che l’inquinamento ai tempi dei Padri costituenti non era un problema; come è altrettanto vero che, ancora oggi, chilometri di coste e intere aree sono saccheggiate e deturpate; due soli esempi valgono per tutti: Taranto e il suo territorio prigionieri dell’ILVA e la vergogna della “Terra dei Fuochi”.

Per decenni si è costruito senza licenza edilizia, magari anche in luoghi sottoposti a vincolo paesaggistico e l’unica punizione è stata di modeste multe.

Ovviamente non è colpa solo dello Stato: anche una popolazione disattenta, poco lungimirante e poco sensibile ci ha messo del suo. Ed ecco, quindi, che non mostriamo più nessuna indignazione davanti a scritte vandaliche sui palazzi storici, sui monumenti e sulle opere d’arte.

Oggi si vive alla giornata, godendo di bonus e super bonus, concessi a macchia di leopardo, senza alcuna logica. Viviamo in funzione del PIL e non della bellezza del paesaggio, senza investire sul futuro nella formazione delle nuove generazioni e dimenticando come la formazione passi attraverso la cultura.

Davvero transitoria è la ricchezza in mano a un popolo di incolti. 

 

 PS

Questa mia breve riflessione è stata pubblicata sul periodico "Il Calabrone" n° Gennaio/aprile 2022 a pag. 60

Emanuele Pisarra

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