Art. 9
La
Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e
tecnica.
Tutela
il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Tutela l’ambiente, la biodiversità e
gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.
La legge dello Stato disciplina i modi
e le forme di tutela degli animali.
(In evidenza
il testo aggiunto)
Come sempre,
quando tutto non va per il verso giusto, ecco che un Parlamento, a detta di molti,
inutile e inetto, licenzia una considerevole modifica a due dei più importanti
articoli della nostra Carta costituzionale: il nove e il quarantuno.
Nell’assoluto
silenzio della stampa, che ignorava completamente come alcuni senatori (primo
firmatario Gianluca Perilli del M5S) in seno alla commissione “Ambiente in
Costituzione” dell’allora Ministero dell’Ambiente - diretto da Sergio Costa e presieduto
dal Presidente emerito della Corte costituzionale prof. Valerio Onida - stesse
lavorando all’aggiornamento dell’articolo 9.
L’obiettivo dei
proponenti era quello di adeguare il principio di tutela dei beni culturali,
estendendolo anche all’ambiente, e di rivedere l’articolo 41 sostenendo che la
libera iniziativa economica non può svolgersi in danno alla salute e
all’ambiente in modo da indirizzare l’attività economica, pubblica e privata, a
fini non solo sociali, ma anche ambientali.
La proposta di
legge, votata a Montecitorio in quarta lettura complessiva, è il risultato di
otto iniziative parlamentari confluite nel testo unificato ed è il documento
conclusivo di numerosi tentativi di revisione dell’articolo 9 della
Costituzione giunti da ciascuna delle due Camere nel corso degli anni.
Quattro
approvazioni con maggioranza assoluta hanno licenziato le modifiche ai due
importanti articoli costituzionali che riformulati, dall’8 febbraio 2022, sono
diventati legge dello Stato.
Fermo restando
che l’articolo 9 avrebbe dovuto essere aggiornato ai nostri tempi, in quanto i
Padri costituenti, di formazione umanistica, hanno dato priorità al patrimonio
storico e artistico della Nazione, con riguardo sì al paesaggio, ma tralasciando
l’ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi.
Tale modifica è
risultata attenta, gettando buoni auspici per il futuro, poiché il benessere
nostro e delle future generazioni dipende dai miglioramenti dovuti al progresso
scientifico.
Per il
presente vengono richiamati tre concetti base: il paesaggio, gli animali e la
cultura. Attribuendo al concetto di paesaggio un
nuovo significato più ampio, comprendendo l’habitat naturale composto da terra,
acqua e aria.
Mi preme
sottolineare come siano stati usati i verbi nell’articolo 9: la cultura e la
ricerca sono “promosse” in funzione alla scienza che per definizione si
“evolve”.
Invece il
paesaggio, l’ambiente, gli animali, la biodiversità, gli ecosistemi e il
patrimonio storico vengono “tutelati”.
Vorrei, però,
sommessamente, ricordare che ora spetta di nuovo alle Camere trovare il modo su
come difendere non solo cani e gatti, ma tutta la fauna del nostro Bel Paese.
Ricordo che per avere un Codice dell’Ambiente abbiamo atteso più di
quarant’anni; mentre per avere una legge, seppur imperfetta, sulle aree protette
la gestazione partita nel 1970. È stata portata a termine alla fine del 1991.
Si sa,
l’Italia è uno strano paese: per due volte il popolo si esprime contro il
nucleare, ma poi non si interessa dell’inquinamento di intere aree, di
abusivismo edilizio, di rifiuti.
È anche vero che l’inquinamento ai tempi dei Padri costituenti non era un problema; come è altrettanto vero che, ancora oggi, chilometri di coste e intere aree sono saccheggiate e deturpate; due soli esempi valgono per tutti: Taranto e il suo territorio prigionieri dell’ILVA e la vergogna della “Terra dei Fuochi”.
Per decenni si
è costruito senza licenza edilizia, magari anche in luoghi sottoposti a vincolo
paesaggistico e l’unica punizione è stata di modeste multe.
Ovviamente non
è colpa solo dello Stato: anche una popolazione disattenta, poco lungimirante e
poco sensibile ci ha messo del suo. Ed ecco, quindi, che non mostriamo più
nessuna indignazione davanti a scritte vandaliche sui palazzi storici, sui
monumenti e sulle opere d’arte.
Oggi si vive
alla giornata, godendo di bonus e super bonus, concessi a macchia di
leopardo, senza alcuna logica. Viviamo in funzione del PIL e non della bellezza
del paesaggio, senza investire sul futuro nella formazione delle nuove
generazioni e dimenticando come la formazione passi attraverso la cultura.
Davvero transitoria
è la ricchezza in mano a un popolo di incolti.
Emanuele
Pisarra
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