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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

domenica 23 maggio 2021

La Valle dell’Esaro, crocevia di popoli, commerci e viaggiatori

 La Valle dell’Esaro si trova nella Calabria settentrionale e si sviluppa da Occidente a Oriente occupando una superfice poco più di seicento kmq. Dal punto di vista geografico fa parte del Bacino idrografico del fiume Crati, il più importante corso d’acqua della Calabria.

Sembra un grosso ellissoide di terra che si apre verso la Pianura di Sibari con ben piantata l’origine tra i Monti del Pellegrino che fungono da cerniera con il versante tirrenico. Infatti, dal versante orientale si presenta come una vasta distesa pianeggiante creata dal terreno riportato dai tantissimi torrenti che hanno origine dai rilievi montuosi, disposti a forma di anfiteatro con l’apertura verso Est. Complice anche il clima ionico, in contrasto con i venti freddi di provenienza dal mar Tirreno, questo lembo di Calabria è caratterizzato da una flora e una fauna unici nel loro genere. 

Dalla Piana di Sibari si nota questo improvviso valico che abbassa di molto la linea dei monti, in media attestata sui duemila metri di altitudine; il passo sembra una specie di taglio e interrompe il profilo di cresta che unisce i calcari del Pollino con il granito dei monti della catena costiera calabrese. È un passaggio privilegiato da attraversare per raggiungere le comunità della costa tirrenica. Molte testimonianze di insediamenti umani, a partire dalla preistoria – come il sito dell’età del bronzo medio della Grotta della Monaca[1], a Sant’Agata d’Esaro – e quelli realizzati, a seguire, sia in epoca romana che medievale, grazie anche alla costruzione della via Popilia – Via Regio-Capuam o Annia-Popilia – provano come la Valle dell’Esaro sia stata teatro di importanti avvenimenti storici. A comprova basta dare uno sguardo d’insieme a castelli, fortezze e torri di avvistamento distribuiti a forma di ferro di cavallo intorno alla Valle.

In questa porzione di territorio si è registrato anche lo sfruttamento delle sue risorse minerarie come la miniera di salgemma di Lungro e la Cava dell’Oro nel comune di San Donato di Ninea.

Il filo conduttore di questa Valle è rappresentato dall’omonimo torrente che la percorre: il fiume Esaro. Esso ha un omonimo nel Crotonese e una leggenda ne lega il nome a un giovane pastore, Esaro, che inseguì una cerva lungo tutto il corso d’acqua, ignaro del fatto che l’animale fosse consacrato ad Artemide. La dea punì il pastore, mentre cercava di raggiungere la sua preda che balzava oltre l’altra sponda, facendolo morire annegato nel fiume.

Altri autori fanno risalire l’origine del suo nome al tempo dei Romani i quali lo soprannominarono Isaurus, intendendo la raccolta di tanti rivoli che via via scendono verso valle riempiendone il letto fino a formare un corso d’acqua imponente[2].

Oggi l’Esaro nasce alle pendici dell’acrocoro di monti formato dal Petricelle (1753m), dal Faghitello (1432m) e dalla Montea (1825m): cime imponenti, rocciose, ricche di acqua e di vegetazione. Il primo tratto il nostro fiume lo percorre in una forra grandiosa e incassata, con piccole radure aperte, ricche delle testimonianze sulla presenza dell’uomo che, fino a non molti anni fa, abitava e coltivava intensamente queste aree. Poi raggiunge le prime case di Sant’Agata d’Esaro, nei pressi del Ponte sulla Statale 105, dove da una spettacolare fonte conosciuta come Fontana di San Nicola o Dei Sette Canali, sgorga acqua freschissima e limpida, e da lì inizia un altro tratto del suo percorso.

A partire da questa località, l’Esaro funge da ‘raccoglitore’ naturale delle acque di tantissimi affluenti provenienti sia dalla destra che dalla sinistra idrografica[3].I più importanti sono il fiume Rosa, proveniente da San Sosti, il torrente Occido che giunge da Acquaformosa; a questi seguono il Grondo, il Galatro e altri più piccoli. Alla fine della sua corsa l’Esaro confluisce le proprie acque nel fiume Coscile che, a sua volta, diventa immissario del Crati, il più importante e antico corso d’acqua della Calabria.

Fino alla sua confluenza con il Coscile, che avviene  poco dopo la stazione ferroviaria di Spezzano Albanese, l’ Esaro ha percorso circa 49 km[4].

In tutto il suo tragitto esso attraversa numerosi territori ricadenti nei comuni di Sant’Agata d’Esaro, Malvito, Roggiano Gravina, Altomonte, San Lorenzo del Vallo, Spezzano Albanese ed è interrotto in due soli luoghi da due sbarramenti artificiali che danno acqua per l’irrigazione e forniscono energia elettrica.  

Il primo sbarramento, conosciuto come Diga dell’Alto Esaro, è stato realizzato in località Cameli nel comune di Sant’Agata d’Esaro, con lo scopo di fornire acqua all’agricoltura intensiva della Piana di Sibari.

Il secondo impianto si trova in località Farneto del Principe, nel comune di Roggiano Gravina, indicato anche col nome di Diga del Basso Esaro e questa, oltre a fornire acqua per l’irrigazione, produce anche energia elettrica. 

Le particolari condizioni climatiche e pedologiche fanno sì che la vegetazione, soprattutto nel primo tratto, sia ricca di castagni, lecci, querce, roverelle.

Nel corso del tempo i territori dell’Esaro, e più propriamente le cime poste alle sue origini, sono state oggetto di interesse per esploratori provenienti, in primo luogo, da Napoli. Ricordiamo qui le imprese dell’ingegnere minerario, nonché professore presso la Federico II di Napoli, Vincenzo Campanile: valente alpinista, milanese di nascita, ma napoletano di adozione, egli, agli inizi del secolo scorso scorso, partiva in treno dalla città partenopea alla volta di Belvedere Marittimo e poi raggiungeva, a dorso d’asino, il Passo dello Scalone, da dove si avventurava alla scoperta di queste imponenti montagne, in quegli anni sconosciute ai più.

Emanuele Pisarra

 

Questo articolo è stato pubblicato sul periodo IL CALABRONE in edicola in questi giorni

[1]  Utilizzata nel corso della preistoria come miniera (per via delle abbondanti mineralizzazioni metalliche presenti al suo interno), quindi come luogo sepolcrale sul finire della protostoria e in seguito, in età medievale, di nuovo come sito estrattivo, costituisce oggi un giacimento archeologico tra i più importanti della Calabria”. Cfr. Giornata di divulgazione scientifica dedicata al sito archeologico Grotta della Monaca. Tesori sotterranei giornata speciale dedicata alla cavità meglio conservata d’Europa. Sant’Agata di Esaro, (martedì 13 agosto 2019)

 [https://www.dirittodicronaca.it/territorio/esaro/cultura-e-spettacolo/item/27642-giornata-di-divulgazione-scientifica-dedicata-al-sito-archeologico-grotta-della-monaca (27/2/2020)].

 

[2]  Cfr. Mario Di Cianni, Sant’Agata. La bella dell’Esaro, Emia edizioni, Roma, 2020, p.116.

[3] Cfr. Antonio Montalto, Sant’Agata. Una pieve sull’Esaro, [Soveria Mannelli, Calabria letteraria, 1988], ristampa Scalea, Comune di S. Agata di Esaro, 2013.

[4] Fonte: Nostra elaborazione su dati forniti dal Centro cartografico della Regione Calabria.

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