Prendo in prestito
l’espressione del presidente Scalfaro per fare il punto e dire il mio pensiero sul
perché molti calabresi, e io tra questi, non si siano recati alle urne.
La Calabria è una
regione “difficile” per molti motivi. Non ultimo la criminalità organizzata
che, come sostiene il Procuratore Gratteri, dispone del 20% dei voti che mette
a disposizione di chiunque ne faccia richiesta, sia di destra che di sinistra o
di centro.
Questo significa che in
Calabria il voto non è libero, almeno non lo è in alcune parti del suo
territorio.
Tuttavia esiste una
cospicua parte di calabresi che, ad ogni tornata elettorale, si tormenta perché
non sa a chi dare il proprio consenso.
Io, da un po’ di tempo,
mi annovero tra questi perché, da quando è finita l’epoca degli schieramenti
partitici, mi sento orfano: orfano di appartenenza in quanto non sono stato in
grado di sostituire il mio vecchio
partito di militanza, dissoltosi nel vento,
con un altro.
Non sono di quelli che migrano
di partito in partito, di schieramento in schieramento, di movimento in
movimento: mi sono semplicemente stufato di votare, di volta in volta, contro
qualcuno.
Per questo non
comprendo i soloni del pensiero che, all’indomani delle elezioni, proclamano il
solito: “avete voluto votare la destra e ora sono affari vostri!”
Non è esattamente così.
Per chi non ha una nemesi storica dell’andamento del voto in Calabria, ricordo
che mai nessun presidente è stato riconfermato per due mandati: ognuno ha vinto
con risultati bulgari, salvo poi perdere allo stesso modo.
Non vedo come, anche
per queste elezioni, potesse cambiare il responso.
Mario Oliverio (foto da internet) |
Fino all’ultimo momento
utile, sembrava che il governatore uscente (Oliverio) si presentasse per la
seconda volta per chiedere ai calabresi il rinnovo del mandato elettorale. Ed
io ero favorevole a ciò perché, solo se
un governatore di Regione svolge almeno due mandati consecutivi, la comunità da
lui amministrata può riceverne benefici,
sia in termini di ricchezza economica che di progresso sociale.
Basta guardare la
Lombardia o il Veneto: la classe dirigente di queste regioni è sempre la stessa da più di vent’anni, e i
benefici per le comunità amministrate si vedono: sia in termini infrastrutturali
che di benessere socio-economico.
La Calabria e i
calabresi sono esclusi da questo sistema:
da noi accade che mentre un governatore prepara un piano
socio-economico, imbottito di milioni di euro e impegna il denaro in mille
progetti (sanità, ambiente, infrastrutture, scuole, università, turismo), non
fa in tempo a spenderli perché un solo mandato non è sufficiente per adempiere
a tutte le formalità fiscali, soprattutto per i fondi di provenienza europea, e
deve lasciare il suo posto a un altro governatore.
Il nuovo governatore
propone un nuovo piano di investimento, completamente diverso da quello messo a
punto dal suo predecessore, ma anche lui non avrà il tempo di metterlo
pienamente in atto…e così via.
Un’altra osservazione
da fare è che un governatore di Regione deve avere una cultura politica; cioè deve
essere un politico di formazione, cultura e determinazione.
La Calabria non ha
bisogno di altre figure come imprenditori o professori universitari per
rilanciarsi.
Pippo Callipo in una vecchia immagine (foto da Internet) |
Soprattutto di
imprenditori che una prima volta si collocano con uno schieramento, salvo poi
cambiare idea per proporsi con uno avverso.
Non sono credibili. Non
mi ispirano fiducia, perché mancano di
idee e di un programma; non hanno idea di dove vogliano portare la Regione che
si apprestano a governare se la comunità li voterà.
Per questo non mi sono
recato alle urne.
Soprattutto perché un
partito in liquidazione come il PD, al quale mi sento vicino, ha preteso che il
Governatore uscente non si candidasse, senza darne però una motivazione
plausibile e ha cercato, in quella che si chiama società civile, un volontario
che si sacrificasse e portasse un tale gravoso fardello, illudendosi di trovare
in Calabria un imprenditore così illuminato da non doversi dolere dell’azione
del precedente governatore. Ma questo
lavoro di ricerca, non è partito qualche mese fa, bensì a pochi giorni dal
voto.
Il primo contattato (l’editore
Rubbettino) ha rinunciato: non c’erano le condizioni.
Il secondo (l’imprenditore
Talarico) si era dichiarato disponibile, ma alla fine è stato scartato.
Il terzo (“il re del
tonno” Callipo), ha tentennato, ha preteso alcune garanzie e alla fine ha accettato.
Ma tutto ciò è avvenuto
a pochi giorni dalla data del voto e senza
un programma, senza una lista di nomi di assessori e consiglieri papabili per
una nuova assemblea regionale.
Come dire che bisognava
prendere o lasciare: e io ho lasciato.
Elezioni regionali 2020. I quattro candidati a presidente della Regione Calabria |
A quel punto ho pensato
anche che, per la prima volta in vita mia, avrei seguito il consiglio, di montanelliana memoria, del
turarsi il naso e votare una delle liste avverse e ho valutato lo schieramento
di centro-destra.
Tra le loro fila tornavano
in campo (o meglio non ne erano mai usciti) vecchi marpioni dal dubbio passato
e da amicizie a dir poco discutibili.
No. Non era proprio il
caso di sostenere questo schieramento.
Di fronte a ciò, è stato
d’obbligo uno sguardo ai concorrenti minori, quelli che hanno una possibilità
su un miliardo di vincere, perché non hanno appeal,
perché sono fuori dal sistema.
Ed è stato il caso del prof. Carlo Tansi: persona stimatissima,
ottimo insegnante, ma che non reputo un politico.
Non ho avuto la
possibilità di ascoltarlo esporre in
pubblico la sua idea di Regione, non ho letto il suo programma elettorale, non
ho avuto modo di venire a conoscenza
della squadra di collaboratori candidati al posto di assessore o consigliere
regionale.
La sua idea è stata
espressa unicamente sui social, che non reputo utili alla formazione di un idea
politica.
Anche in questo caso per
me si sarebbe trattato di un voto al buio.
Per quanto riguarda la terza squadra messa in
campo, anche qui si è trattato di un
tira e molla fino all’ultimo giorno utile per la presentazione delle
candidature.
I dirigenti nazionali, non volendo impegnarsi personalmente in competizioni elettorali locali, hanno chiesto al loro oracolo elettronico (per
intendersi la Piattaforma Rosseau) il quale li ha smentiti: di conseguenza sono
stati costretti in fretta e furia a recuperare un candidato da presentare ai
propri elettori.
Nonostante molti
politici d’area si siano proposti, non si sa per quale strano mistero, nessuno è
stato considerato adatto e fino all’ultimo i dirigenti non hanno avuto
la benché più pallida idea di chi potesse
essere presentato come candidato ideale.
Nel frattempo gli
esclusi si sono scambiati accuse al vetriolo. Il presidente della Commissione
antimafia (Nicola Morra) si è defilato e ha dichiarato che non avrebbe sostenuto alcuna
lista.
E perché avrei dovrei
farlo io elettore?
Così, alla fine hanno tirato
fuori dal cilindro il solito professore universitario, nella persona di
Francesco Aiello disposto a “sacrificarsi”; ma questi non ha dichiarato di avere qualche parente
recentemente ucciso in un regolamento di conti in puro stile mafioso.
Ho saputo della sua squadra di lavoro solo
qualche giorno prima della data del voto, attraverso un link sulla mia pagina
Facebook ma non era riportato né il
programma né alcuna indicazione
di quali fossero le loro priorità in calendario. Niente di niente.
Per questo dico a tutti
quelli che accusano gli assenteisti che con il loro comportamento hanno
determinato questo esito scontato: io non ci sto!
Non ci sto perché, per
una volta che volevo votare per qualcuno,
e non contro, non ho trovato nessuno che mi abbia ispirato un minimo di fiducia
“a pelle” tanto da potergli dare il mio appoggio.
Nella mia Calabria è
completamente mancato quel pathos
partecipativo che, invece, si è visto nella competizione elettorale in
Emilia-Romagna.
Mi è sembrato che
questa tornata elettorale fosse una pratica da espletare per puro diletto, con
ordinarietà, senza nessun coinvolgimento.
Scusatemi se è poco.
Per questo dico: Non
ci sto, ad essere accusato di qualunquismo, menefreghismo e assenteismo.
Alla prossima volta! O
alla volta in cui un candidato – preferibilmente di centro-sinistra – mi sappia
sottoporre un elenco di collaboratori credibili, un programma fattibile dietro al quale vi sia una sua idea chiaramente delineata di Regione.
Altrimenti continuerò a
non andare a votare – pur consapevole che il voto oltre ad essere un diritto è
un dovere - perché non mi aspetto nulla
di nuovo da questa nostra classe politica.
Emanuele Pisarra
Nessun commento:
Posta un commento