Anni
di promozione turistica delle nostre montagne; partecipazioni a fiere ed eventi;
riprese televisive; interviste sui maggiori canali radiotelevisivi pubblici e
privati; pubblicazioni di articoli, saggi o semplici amenità su riviste, blog e
testi scientifici:
tutto
questo a cosa è servito?
Briglia sul Torrente Raganello. (foto E. Pisarra) |
A
educare qualcuno, sicuramente! Ma tanti altri?
In
questi giorni, come Gruppo di Lavoro Sentieri del CAI Castrovillari, abbiamo
finito i lavori di manutenzione, ripristino e segnatura di alcuni percorsi nel
nostro Parco.
Il
5 ottobre scorso abbiamo inaugurato in località Colle Marcione, poco sopra
l’abitato di Civita, due nuovi sentieri: a distanza di quindici giorni, con un
atto vandalico inqualificabile sono state asportate le tabelle segnaletiche che
indicavano la direzione per raggiungere questi meravigliosi luoghi.
Alla
manifestazione per l’inaugurazione del Sentiero che porta al “Belvedere Zoti
Manoli” hanno partecipato molte persone: oltre alle autorità interessate (i Sindaci
di Civita e Frascineto, il Presidente del Parco, i Presidenti regionali e
sezionali del CAI calabrese) tanti cittadini appassionati di montagna: ognuno
ha portato un suo augurio e un suo pensiero…
Il
messaggio più pregnante è stato quello di papas Pietro Lanza, vicario del
nostro vescovo di Lungro, il quale si è soffermato molto sulla natura e sulla
spiritualità dei luoghi e dell’uomo.
Già,
l’uomo.
A
tirar un po’ le somme, questo uomo del Pollino, appare abbandonato a sé stesso:
poiché nel corso degli anni si è data priorità
alle bellezze naturali, paesaggistiche e naturalistiche, egli non ha avuto
nessun beneficio da questo parco perché non ne è stata in alcun modo tenuta in
considerazione la sua preziosa presenza.
Di
conseguenza – ad eccezione di poche ristrette aree – non si sente partecipe di
questo nuovo processo di cambiamento perché ne resta estraneo.
Il Ponte della Luna a Sasso di Castalda. foto da Internet |
Forse
addirittura infastidito da tanto chiasso, abituato al silenzio e alla
solitudine che per secoli hanno caratterizzato questi luoghi, oggi si sente
spaesato, fuori dal mondo e da ogni tempo.
Perciò
credo che in questo momento sia necessario un raddrizzamento della macchina
pubblicitaria verso l’uomo, abbandonando per un po' il paesaggio.
Credo
che urga una visione nuova che porti a capire il ruolo dell’uomo in questo nostro
territorio.
Abbiamo
speso, negli ultimi trent’anni, milioni di euro per abbellire i nostri paesi: strade
lastricate, musei nuovi, luci a led per il risparmio energetico, manifestazioni
turistiche in tutte le comunità, rivisitazioni storiche più o meno credibili di
eventi antichi.
Ma
tutto ciò non sembra che sia stato fatto in sintonia per un progetto per l’uomo
che vive questi luoghi.
E
la conseguenza è stata la sua fuga!
Basta
recarsi in un giorno qualsiasi all’autostazione di Castrovillari (lo stesso
vale per Lauria e altri paesi) per rendersi conto di come frotte di uomini partano
con i tanti autobus verso destinazioni i cui nomi un tempo erano per loro meri
punti sulla carta geografica; oppure uscire una mattina qualsiasi nella piazza
principale di uno dei nostri paesi per rendersi conto di come ci siano rimasti quasi
solo i vecchi, gli invalidi e i nulla facenti; o ancora girare per i vicoli per rendersi conto di come
il silenzio, le erbacce e l’abbandono stiano azzerando il lavoro di anni di
storia locale.
Che
fare?
Certo
nessuno ha la ricetta magica in tasca, e mi fa sorridere (per non dire altro) quella
sostenuta da alcuni e secondo la quale la digitalizzazione aiuti i piccoli
centri a non sparire: cosa significa? Chiedo che qualcuno mi spieghi –
esattamente – in cosa consiste questo progetto.
Io
penso a una “Legge sulla montagna” sul tipo di quelle emanate da alcune regioni
già più di quarant’anni fa, tese a favorire la permanenza della popolazione non
solo nei piccoli comuni, ma anche - e soprattutto - in montagna.
Perché la montagna abbandonata, prima o poi fa
pagare un prezzo, e anche salato, alle popolazioni che risiedono a valle.
Penso
al riordino delle organizzazioni che si occupano del territorio le quali, oltre
a dotarsi di dirigenti e grossi funzionari, non hanno pensato che, proprio come
in un esercito organizzato, siano necessari non solo gli ufficiali, ma anche i
soldati semplici.
Infatti
è la manutenzione ordinaria del territorio che prelude alla protezione dai disastri
per chi sta a valle.
Ho
in mente la situazione dei nostri fiumi abbandonati non solo da grandi
interventi ma anche dalle piccole manutenzioni e, tra i tanti corsi d’acqua che
frequento per diletto e per lavoro, nel
nostro Pollino, porto qui l’esempio dell’abbandono del Raganello: le numerose
briglie sono ormai fuori uso perché l’usura procurata dalle intemperie e la mancanza di manutenzione hanno fatto sì che
in molte di esse si siano formate crepe pericolose per la tenuta idraulica e
per tanto, alla prima stagione di pioggia, è molto probabile che esse verranno
travolte con tutte le conseguenze che possiamo facilmente immaginare.
Resto
fermamente convinto di come occorra una sorta di “Piano Marshall” per l’uomo che
si ‘ostina’ ancora a vivere in montagna.
Aiuti,
defiscalizzazione, internet, rete di vendita dei prodotti tipici, viabilità,
acquedotti, solo per citare alcune esigenze primarie.
Penso a una sorta di “tagliando” del territorio
senza però grandi opere, spesso inutili oltre che dannose per l’ambiente: e
penso al ponte sospeso di Castelsaraceno, sul torrente Racanello, che deve fungere
da collegamento tra il Parco del Pollino e quello dell’Appennino Lucano Val
d’Agri-Lagonegrese: era veramente necessario? Oppure alla giostra in cima a
Serra Pollino, nel comune di Trecchina, o alla mega struttura di Campotenese …
e potrei continuare a lungo a elencare azioni che hanno avuto l’unico scopo di
spendere denaro, mentre ci sono forti dubbi sulla loro reale necessità, per le
comunità che vivono nei luoghi interessati da questi progetti. Considero anche le
migliaia di chilometri di strade di ogni ordine e grado abbandonate e se
stesse, grazie alla sciagurata riforma Del Rio, per le quali ci vorranno
decenni affinché siano riportate ad un minimo di decenza e di percorribilità
senza paura di farsi male. Ecco…penso a una visione per il bene comune che tutti dovremmo
avere e perseguire per uno sviluppo sostenibile delle nostre comunità.
Ma se l’uomo è andato via chi attuerà questa linea?
Emanuele Pisarra
Questo articolo lo trovata sul periodico PASSAMONTAGNA della Sezione CAI di Castrovillari
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