Il Ministro Costa, ben noto per il suo
deciso impegno nella “terra dei fuochi”, e non solo, sembrava, al momento della
sua nomina, essere l’uomo giusto al posto giusto. Il mondo ambientalista ne aveva fortemente apprezzato le prime
iniziative contro inquinamento, plastiche e abusi di ogni genere, nonché quelle
in difesa del Lupo, di cui da varie parti si invocava una libertà di
abbattimento.
Invece sui Parchi nazionali e altre Aree Protette si attendono forti azioni
di tutela e rilancio, per uscire dalla piagnucolosa situazione di abbandono,
crisi e declino degli ultimi anni.
In questo caso il ministro Costa non si distingue dai suoi predecessori e,
perfino la aulica Federparchi (e con essa altre undici associazioni
ambientaliste) ha presentato pesanti documenti contro l’inerzia del Ministero.
Anche il presidente della LIPU, Fulvio Mamone Capria, Capo della segreteria
del Ministro, è uno dei firmatari del documento: Come a dire che si è …
richiamato da solo. Bravo il giovane!
A metà aprile il quadro delle alte
dirigenze dei parchi nazionali si presenta cosi: in quello dei Sibillini e
dell’Aspromonte è stato nominato solo il Direttore e manca il Presidente.
Mentre al Parco delle Cinque Terre è stata (nominata) scelta la presidente
del WWF, Donatella Bianchi.
Quasi come a dire che protestando si ha il contentino: è una vecchia strategia
che premia sempre.
Mancano il Presidente e anche il Direttore nei Parchi delle Dolomiti
bellunesi, Gargano, Casentinesi, Alta Murgia, Majella, Abruzzo, (mancano il
Presidente e ora anche il Direttore.) E proprio in quest'ultimo al contempo uno
dei suoi funzionari più bravi riceve minacce mafiose per aver fatto il proprio
dovere.
Riassumendo, su ventiquattro parchi dieci hanno il presidente e quattordici
no. Mentre quattordici hanno il direttore e dieci no.
Come ha agito il Ministro Costa?
Ha ben pensato di riempire i Parchi di Carabinieri Forestali. E così un
colonnello dei Carabinieri Forestali è stato nominato direttore del Parco
d’Abruzzo, ma è rimasto in bilico in quanto non sembra ottenere il nulla osta
dall’Arma di appartenenza.
Invece, il Parco della Sila è passato da un lungo periodo di commissariato
ad un altro Commissario. Anche qui si tratta di un ex militare in pensione
richiamato appositamente.
Il Pollino non è da meno: dopo anni di vacatio ha un nuovo
direttore, sempre proveniente dalle fila dei “Carabinieri Forestali”.
Il culmine, però, è stato raggiunto con la nomina del Generale dei
Carabinieri Forestali Di Palma per combattere una certa illegalità diffusa nel
Parco dell’Appennino lucano. Peccato che questi, dopo pochi mesi, si è dimesso
perché la sua missione “era troppo complicata”.
Stessa situazione nel Parco del Circeo: l'idea del Ministro era di
affidarlo al Dott. Ricciardi, un Carabiniere in pensione (ex comandante di
tutti i forestali), ma la commissione Ambiente del Senato ha detto no (“Ma
come” - hanno replicato i Carabinieri – “Ricciardi ha ricevuto
dalla Regina Elisabetta uno dei più alti riconoscimenti in ambito militare”).
Ora il mio pensiero è questo: a pensare male si fa peccato, ma spesso si
indovina.
Militarizzare i parchi per farli funzionare meglio? In risposta al fatto
che una delibera di un ente parco debba passare al vaglio di tre ministeri
(Ambiente, Economia e Funzione Pubblica)?
Qualcuno potrà considerare come anche gli Stati Uniti avevano dovuto
inviare l’esercito nei parchi nazionali appena istituiti, come a Yosemite, per
far capire esplicitamente a tutti che il contesto era cambiato, e che era
finita l’epoca della devastazione del territorio. Ciò avveniva negli anni
1850-1860, vale a dire più d’un secolo e mezzo fa!
I Parchi nazionali non hanno bisogno di questa pletora di dirigenti e
funzionari come se di questi non ve ne fossero già troppi (nel solo Parco
d'Abruzzo, secondo la Corte dei Conti, dei 7 milioni di euro di budget del
2016, ben 4,5 sono stati utilizzati solo per gli stipendi).
Da anni sostengo che lo Stato
dovrebbe istituire un serio e funzionale Servizio Parchi Nazionali, sottoposto
alla vigilanza del Ministero dell'Ambiente, costituito da un unico Consiglio di
Amministrazione formato dai soli Direttori dei Parchi Nazionali e con a capo un
unico Direttore generale.
Aula del Parlamento italiano in seduta (foto da Internet) |
Almeno così si creerebbe un solo carrozzone da finanziare con possibilità
di spostare i funzionari (Direttori dei Parchi compresi) da un Parco all'altro
a seconda delle necessità.
Forse, in Italia ci sono troppi parchi e troppo grandi? La sfida del 10% di
protezione del territorio lanciata a suo tempo dal Comitato Parchi Nazionali e
Riserve Analoghe è stata raggiunta come quantità ma non come qualità.
Forse qualcuno può essere abolito, qualcun altro ridimensionato; e così
riuscire a rimpinguare le casse.
Perché, il problema di fondo resta, come dice un antico adagio meridionale,
che “senza dinari non si cantanu missi”.
E questo il Ministro Costa dovrebbe saperlo visto che lui ha origini
campane.
E però, appare chiaro come nessun partito politico può o vuole cavalcare il
dramma ambientale in generale e la situazione dei Parchi in particolare.
I Verdi sono praticamente scomparsi dalla scena politica dopo la gestione
di Pecoraro Scanio & company. Il Movimento 5 Stelle ha molto diluito la
propria sensibilità culturale e ambientale nell'alleanza di governo con la Lega
di Matteo Salvini. Per Salvini, le Soprintendenze non vanno snervate, ma
cancellate. E lo ripete in ogni occasione propizia. Bisognerà vedere se e come
i 5 Stelle, TAV a parte, riusciranno a ridarsi quella linea a favore della
tutela che avevano espresso tempo fa.
Teoricamente la complessa situazione
potrebbe essere una grande occasione per il Partito Democratico che però, con
la nuova segreteria di Nicola Zingaretti, dovrebbe disfarsi di eredità
decisamente ingombranti: quella di due ministri, Dario Franceschini e Marianna
Madia, che hanno praticamente sfigurato, rendendo ingestibile il Ministero, e
quella della legge Caleo (Pd) detta "sfasciaparchi" subito ripresentata all'inizio della
legislatura.
Per dirla con Vittorio Emiliani (Giornalista,
scrittore, presidente del Comitato per la Bellezza), “i nostri partiti stanno
come stanno. Chi potrà, chi vorrà svegliarsi?”
Emanuele Pisarra
..ottimo articolo.. condivido in toto.
RispondiElimina.. l'unico appunto è che non poni l'accento sulla professionalità che devono possedere i Direttore e soprattutto i Presidenti. Infatti credo che bisogna dire BASTA e ripeto BASTA, a nomine di carattere politico.. non è un caso che negli ultimi anni gli enti parco siano diventati una sorta di "Poltronificio - Politico "… una sorta di partito P.P.P. ( Poltronificio - Partitico del Parco)
Oggi più che mai bisogna dare un sterzata alla loro gestione e premiare le competere curriculari più che gli intrallazzi partitocratiche.
Credo che figure integerrime quali colonnelli, marescialli, capitani ec. di qualsiasi arma d’apparenza, non servono a far prosperare e soprattutto tutelare le aree protette se poi non si guarda la sia competenza della persona che il fine ultimo della Legge 394 cioè la TUTELA AMBIENTALE, un punto questo su cui non si può prescindere .. Infatti qualsiasi scelta che faccia un Ente Parco deve avere questo obbiettivo ossia LA TUTELA AMBIENTALE.
Shium Të Fala ... Nikolla Molla Ka Firmoza.
Grazie Nicola. I Parchi hanno perso la loro Mission. Ammesso che l'abbiano avuta per legge. Le tante battaglie fatte da pochi che avevano già intravisto all'indomani della entrata in vigore la "394" le tante storture che di fatto rendevano assai difficoltoso l'applicazione di queste norme contorte, frutto di una visione gestionale pletorica, della Natura italiana. Non bastava un direttore sopraintendente, bisognava creare consigli e Enti con tante figure (professori, funzionari ministeriali, delegati di associazioni ambientaliste), di fatto, per paralizzare e/o ritardare qualsiasi decisione "strategica" (autorizzare o meno la coltivazione di una cava di un cementificio, una centrale elettrica e tanto altro). Non parliamo poi della figura del Direttore che ancora oggi è regolamentata in modo a dir poco bizzarro. Si pesca da un albo, recentemente aperto a cani e porci, funzionari vari degli stessi parchi, con contratti di diritto privato e a tempo. Quale direttore farà mai bene il suo lavoro se alla fine dell'incarico rischia di non essere confermato?
RispondiEliminaHo più volte scritto che la figura di "direttore di area protetta" debba essere scelta per titoli e per esame, attraverso un concorso pubblico, immessa in ruolo come funzionario direttivo della nostra pubblica amministrazione. Con la possibilità di essere spostato in tutte le aree protette della nazione. Perchè solo un direttore libero dal ricatto occupazionale potrà fare bene il suo lavoro. Inoltre, e chiudo, i Parchi debbano essere sgravati dalle sorti occupazionali di un territorio. Devono ritornare alla loro Mission istituzionale. Il contributo alle Proloco, Associazioni, editoria locale e quant'altro deve essere erogato da altre fonti dello Stato.