La Corte
Costituzionale dichiara legittima la soppressione del Corpo Forestale dello
Stato.
Forse cala il
sipario su una vicenda triste che mostra tutta l’indifferenza di un Governo
verso il proprio territorio, il patrimonio boschivo e ambientale.
Il glorioso stemma del Corpo forestale dello Stato (foto da Wikipedia) |
La vicenda ha avuto
inizio quando è entrata in vigore la sciagurata riforma proposta dalla legge Madia
del 15 agosto 2015 (chissà perché alcune norme che stravolgono l’ordinamento
giuridico sono pubblicate proprio nei giorni di festa), legge elaborata per riorganizzare
la pubblica amministrazione. Questa norma prevede, tra l’altro, lo scioglimento
del Corpo Forestale dello Stato e l’assorbimento del suo personale nell’Arma
dei Carabinieri.
Ricordiamo che il
ricorso era stato presentato dai tribunali amministrativi di solo tre regioni
(Veneto, Abruzzo e Molise), mentre erano rimaste silenti la Calabria, la
Basilicata e altre regioni amministrate dal centrosinistra. Come dire che i
boschi, le foreste sono di … centro destra.
Roba da matti.
“La Corte ha ritenuto che sia la legge delega sia il decreto
delegato non presentano vizi di
costituzionalità” – si legge nel comunicato diramato
dall’Ufficio Stampa della Corte Costituzionale, e la Legge Madia vi viene
descritta come “frutto di un bilanciamento non irragionevole tra le esigenze di riorganizzazione dei servizi di tutela
forestale e quelle di salvaguardia delle posizioni del personale forestale”.
Condivido il ragionamento di fondo di Mauro Corona, alpinista e
scrittore di Erto, quando sostiene che con la dichiarazione di legittimità
della riforma “saranno in tanti a vedere per i boschi e le nostre montagne
un futuro incerto, colmo di perplessità. Le
guardie forestali si sono sempre distinte per la loro professionalità, per la
loro conoscenza dell’ambiente boschivo, delle regole scritte ma soprattutto
delle silenti leggi di natura”.
Non condivido affatto il giudizio della Corte che, pur non entrando
in merito alla opportunità e/o utilità del Corpo Forestale dello Stato, vede in
questa soppressione un mero disegno di risparmio economico per la pubblica
amministrazione e non considera i danni materiali, educativi ed economici per
la mancata difesa delle foreste italiane.
Adesso la palla passa al Governo e al nuovo Parlamento. In molti in
campagna elettorale hanno promesso che avrebbero rivisto e corretto gli errori
della legge Madia. Dalle parole hai fatti: esistono già sette disegni di legge
che hanno come oggetto il ripristino del Corpo Forestale dello Stato. Non resta
che calendarizzarli, al fine di redigere un testo unificato e iniziare, nelle
Commissioni parlamentari competenti, il relativo iter legislativo.
Riusciranno nell’intento i nostri prodi eroi del cambiamento?
Ai posteri l’ardua sentenza!
Emanuele Pisarra
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