Carissimi amici,
il Canyon del
Raganello ha bisogno di un regolamento perché negli ultimi anni l'afflusso
indiscriminato di visitatori ha notevolmente contribuito a modificare l'assetto
ambientale del Torrente. Noi di Civita, che qui siamo cresciuti e lo abbiamo
esplorato sin da ragazzi, abbiamo le prove di questo cambiamento. Sono
scomparsi tantissimi uccelli e non ci sono più pesci; lo schiamazzo di gente
che batte i caschi in acqua, come se si trovasse in un qualsiasi acquapark,
DEVE essere eliminato o quantomeno ridimensionato.
Gole del Raganello. Gitanti nei pressi del Ponte del diavolo |
Continuo a pensare che ha fatto bene il
Sindaco a proporre una forma di regolamentazione; ha fatto male a non
coinvolgere i tanti singoli soggetti e associazioni che da anni lavorano su e
per questo territorio e che avrebbero potuto apportare il proprio contributo
alla discussione.
In realtà, io sono dell'avviso che questo
Regolamento debba essere stilato non dal Comune, ma dall'Ente Parco che,
appellandosi alle norme transitorie contenute nel Piano del Parco, può
benissimo predisporre una REGOLA per l'accesso alle Gole, così come al Fiume
Lao e a tutti gli altri ambienti "critici" del territorio che
protegge.
Il Canyon è un
ambiente molto fragile dal punto di vista naturalistico e, quindi, necessita di
"periodi di quiete".
Ben venga una
chiusura periodica del Canyon: non è affatto vero che l’unico dato per
accedervi sia che le previsioni meteo siano ottimali. Serve anche un periodo
più o meno lungo - (e a me piace che il Canyon sia interdetto a tutti dal 1
ottobre fino al 1 giugno) - affinché l'acqua ripulisca le tracce dei tanti
"pellegrini" dell'annata turistica.
Noi civitesi,
nel passato, abbiamo sempre accuratamente evitato di “andare nel Raganello”
prima del 15 luglio e dopo il 30 settembre.
E questo non per
un Regolamento o per una ordinanza comunale, bensì per una tacita “tradizione”
comunitaria.
Non
dimentichiamo che il Canyon del Raganello, oltre ad essere zona a Protezione
Speciale (ZPS) e Sito di Interesse Comunitario (SIC), fa parte della ZONA UNO
del territorio del Parco nazionale del Pollino: zona che, per fare un paragone,
equivale all’altare di una chiesa, dove si entra in punta di piedi.
In questo
ambiente nidificano e vivono decine di specie (qualcuna che rischia di
scomparire è stata anche inserita nella LISTA ROSSA delle specie in via di
estinzione) e l’Ente parco e tutti noi abbiamo il DOVERE di proteggerle per le
“future generazioni”.
Sersale (CZ). Valli Cupe. Escursionista con casco in visita al Canyon. |
Come guida posso
ben testimoniare quanto avviene normalmente nelle Gole: una “ben varia umanità”
si arrabatta nelle marmitte, controcorrente, afferrandosi a qualche spezzone di
corda trovato per caso, oppure si arrampica sulle spalle di qualcuno pur di
superare un salto. Ho ben presenti, tacendo su altro, gli schiamazzi di gruppi che
gridano, giocano, si buttano reciprocamente l’acqua addosso; a vicenda si fotografano
nelle pose più strane, magari nei punti o speroni di roccia più delicati;
mangiano lasciando segni visibili e vistosi…
Tutto questo con
la presenza di una Guida non accade.
Per ciò è
necessario anche il numero chiuso giornaliero, che io quantificherei in non più
di 200 visitatori al giorno, scaglionati in piccoli gruppi non superiori alle
10 persone per volta.
Questo per
quanto riguarda la discesa completa, ossia con partenza dall’Ostello di Civita,
dal Ponte d’Ilice, da Pietraponte e da San Lorenzo Bellizzi.
Lo stesso
discorso deve valere anche per chi affronta il Torrente in risalita.
Imporre una
Guida, vietando l’accesso ai “fai da te”, non è solo una questione di sicurezza
per i visitatori, ma anche di economia locale.
Quanto dico riguarda
i tratti dove è necessario l’uso di corde e di capacità di utilizzare
attrezzature alpinistiche per muoversi in ambienti, come si dice in gergo giornalistico,
“ostili”.
Sersale (CZ). Valli Cupe. Chiosco per info e noleggio caschi |
Per la zona dove
è possibile tollerare i “fai da te”, basta copiare, per esempio, quello che è
stato fatto nelle Valli Cupe nel Catanzarese - predisporre un gabbiotto
all’ingresso del Canyon, sia nei pressi del Ponte del Diavolo, sia nelle
vicinanze di Pietraponte, dove si possa affittare un casco e, eventualmente,
una muta, e consentire di percorrere il tratto dell’alveo Canyon solo fino alle
prime difficoltà, rappresentate dalle marmitte o dai grandi massi, dove bisogna
calarsi o arrampicare.
Otterremmo così due
risultati: si accontenterà la stragrande maggioranza dei “fai da te” che vuole vivere
solo la piccola esperienza in un torrente, senza impegnarsi più di tanto, e
ridurremmo l’impatto ambientale nei tratti più delicati delle Gole; inoltre,
cosa che non guasta, rimpingueremmo le languenti casse comunali.
Mi rendo conto
che parlare di regole e di scelte in questo periodo storico non è
“politicamente corretto”, ma nel Raganello, così come nel Lao, siamo giunti a
un livello di insostenibilità tale da compromettere l’intero sistema
naturalistico dei siti.
Se non si corre
ai ripari, avremo fra poco ambienti sterili, senza alcune piante tipiche e
endemismi vari minacciati da tanto inquinamento umano.
Voglio dire che
siamo nelle condizioni di chi, avendo un certo capitale depositato in banca, deve
usare gli interessi senza intaccare la risorsa primaria.
Tralascio il discorso
sulla sicurezza, perché sappiamo bene come in ambienti di forra sia impossibile
azzerare qualsiasi pericolo.
Infatti, la
storia ci ricorda che nel lontano 1993, a causa delle particolari temperature
estive, lo “zero termico” sul Monte Bianco era salito a quota 4300 m. Come
conseguenza di ciò, si verificarono molti incidenti mortali che portarono a un vivace
dibattito sulla sicurezza e sulle modalità di annullamento di qualsiasi
pericolo. Si proposero mille soluzioni, tra le quali anche quello di dotare il
percorso di una sorta di punti di chiamata con colonnine SOS molto simili a
quelle poste sulla rete autostradale, e per fortuna di queste non se ne fece
niente.
Di tutto quanto
altro proposto, passò come regola l’imposizione dell’ingaggio di una GUIDA
obbligatoria per coloro che si accingevano a scalare il Monte Bianco.
Fu così che si
registrò un subitaneo azzeramento degli incidenti.
Purtroppo quella
norma fu transitoria, legata alla particolare annata calda, e negli anni
successivi riprese la registrazione del numero di morti.
Siamo anche distanti
anni luce dai provvedimenti estremamente ristrettivi adottati nei Canyon
americani: per esempio, per i fumatori che si accingono a fare un tratto del
Colorado in gommone, vengono contate loro perfino le sigarette e all’arrivo
devono consegnare le cicche di quelle utilizzate, altrimenti fioccano multe
salate!
Noi non possiamo
permetterci che accada un incidente mortale nel Raganello: i tanti interventi effettuati
del Soccorso Alpino in questi anni per vari incidenti per fortuna non gravi, sono
segnali che non bisogna trascurare, perché nel momento in cui si verificasse un
tale evento, il Prefetto chiuderebbe le Gole e …
Allora la figura
della Guida ritorna in primo piano nel mio discorso.
Come ho scritto
nel mio precedente articolo, noi non abbiamo simili figure professionali perché
queste non fanno parte della nostra tradizione montanara. Tuttavia in qualche
modo bisogna incominciare.
E prima si
inizia e meglio è!
Sersale (CZ). Valli Cupe. Cartello di fine responsabilità per coloro che hanno noleggiato i caschi |
In attesa di
corsi di formazione specifici, qualificati, tenuti da docenti di comprovata
professionalità e bravura, avevo proposto al mio Sindaco, in occasione di una
mia audizione in Giunta Comunale, una moratoria, con un incarico provvisorio,
limitato nel tempo, a un gruppo di professionisti che già operano da anni nelle
varie forre del Pollino e in ambienti simili.
Ovviamente di
questo consiglio nel Regolamento non vi è traccia, ma non vi troviamo consiglio di alcun genere per chi affronti le
Gole Alte in quanto, questo sito è sottoposto ad un regime di tutela ancora più
ristretto; infatti, nel documento istitutivo della Riserva naturale Orientata, non vi è cenno, in attesa del Regolamento che
sarebbe dovuto seguire. Regolamento mai scritto e mai predisposto.
Di conseguenza
tutti noi che abbiamo percorso dal 1987, anno dell’istituzione della riserva orientata,
le Gole Alte siamo stati “abusivi”, e continueremo ad esserlo, vista la situazione
in cui essa si trova.
Ultima
considerazione riguarda l’utilizzo dell’eventuale tassa comunale incassata dall’Ente:
potrebbe essere usata per dare un piccolo sollievo ai nostri giovani molto provati
e nella difficoltà di trovare o creare un lavoro.
Tanto per fare
un esempio, il Canyon e le varie cascate delle Valli Cupe sono visitati da 40.000
persone all’anno che nelle Valli Cupe, nel comune di Sersale (CZ), producono un
reddito, derivato dal biglietto di tre euro a persona, di 120000 euro e che
danno lavoro, seppur stagionale, a dodici giovani che sono impegnati da aprile a
fine settembre.
Altra cosa sono
i servizi a disposizione di coloro che visitano questi luoghi: parcheggi,
viabilità, trasporti, navette, servi igienici devono essere a carico dell’Ente
pubblico (comune di Civita, Ente Parco del Pollino) almeno fino a quando non ci
saranno imprese turistiche disposte a investire denaro e a impegnarsi in prima
persona.
Fino a quando
continueremo a vedere gente che gira in costume per la piazzetta di Civita, in
cerca della propria auto per cambiarsi, magari offrendo un piccolo spettacolo
di spogliarello ai tanti anziani che bighellonano intorno alla fontana
pubblica?
Perché da noi è
tutto così difficile?
Emanuele Pisarra
Emanuele Pisarra
Se si fosse affrontato prima dell'estate il dibattito istituzionale tra Ente Parco del Pollino, Comune di Civita, Protezione Civile Associazioni e Guide, per stilare, pubblicare e far applicare da subito 'il Regolamento di Accesso al Raganello", la tragedia che ha colpito Civita il 20 agosto 2018, si sarebbe sicuramente evitata.!
RispondiElimina"Noi non possiamo permetterci che accada un incidente mortale nel Raganello: i tanti interventi effettuati del Soccorso Alpino in questi anni per vari incidenti per fortuna non gravi, sono segnali che non bisogna trascurare …"
RispondiEliminaParole tristemente profetiche, purtroppo!
F. Raffaele
Ottime riflessioni. E soprattutto non solo critiche, ma proposte concrete, sensate. Che potrebbero sembrare banali, ma non lo sono nel contesto dei Parchi del Sud Italia. Poche regole, e poche cose fatte bene. E'tutto quello che ci vuole per l'immediato.
RispondiEliminaSagge riflessioni!
RispondiEliminaUrge ripensare le modalità di fruizione...
La seguo spesso e con grande stima condivido molti dei suoi pensieri.
RispondiEliminaNon riesco però a tollerare nonostante tanti campanelli d'allarme, il menefreghismo di molti. Spero che dopo tanto dolore che ha colpito tante persone, ci sia un approccio diverso e più responsabile a questa meravigliosa Natura.