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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

sabato 14 ottobre 2017

Il Pollino, il fuoco e il nuovo paesaggio



L’estate appena trascorsa si ricorderà a lungo per il caldo e i grandi incendi che hanno devastato l’Italia intera e, in particolare, il nostro Pollino.
 In alcuni giorni sembrava che la terra fosse inghiottita dal fuoco, lunghe colonne di fumo si levavano verso il cielo e grandi ondate di vento caldo soffiavano in tutte le direzioni: la sensazione era di stare in una fornace a cielo aperto, dall’aria irrespirabile.
momenti di gioia di escursionisti in visita al Canyon del Raganello
Centinaia di ettari di boschi sono andati perduti. Le cause di questo disastro sono tante e la Magistratura indaga. Io mi sono fatto una mia idea ma non è questo lo scopo di questo articolo, perché voglio scrivere di come il paesaggio è cambiato e quale sarà la sua nuova percezione.
Fino a pochi anni fa era impossibile immaginare che ci sarebbe mai stata una “stagione di fuoco” così imponente, organizzata su grande scala, dalle conseguenze così nefaste.
Forse perché le campagne erano abitate, i paesi non erano svuotati dalla gente in fuga verso le grandi città.
Oggi, la situazione geopolitica è completamente cambiata, i popoli vivono di risorse non più provenienti dalla terra, esiste molta più mobilità e quindi il paesaggio al quale eravamo abituati, non esiste più: è cambiato.
Bastava uscire da un qualsiasi centro abitato, per trovarsi tra vigneti, campi agrari, orti, uliveti.
Questo non accade più.
Il Trampollino: un vero pugno nell'occhio al paesaggio
Appena usciti da un paese, oltre a qualche uliveto e vigna, tutto è incolto.
Le colline sono completamente abbandonate in un paesaggio desolante, disordinato, privo di quella armonia frutto di secoli di lavoro dell’uomo.
Ma come è potuto accadere ciò?
La storia parte da lontano. Quando la civiltà contadina faceva parte di un mondo chiuso, quello che si produceva si consumava. Poi è arrivato il commercio, sono cominciati gli scambi delle merci, si è dato valore ai prodotti, si è iniziato a parlare di economia, di rendita, di interessi, di nuovi bisogni e tutto è cambiato.
In questa cultura la comunità degli uomini si è evoluta dotandosi di conseguenza di nuove regole, spesso complicate e non comprese dai più.
Un tempo quando scoppiava un incendio - per lo più colposo – accorreva tutta la comunità a spegnerlo.
Le Guardie Forestali, presenti in quasi tutti i comuni montani, avevano l’autorità di arruolare volontari, precettarli, qualora non si rendessero disponibili, e accorrere in massa sul luogo.
Sangineto: uno dei luoghi modificato dal fuoco
Oggi tutto ciò è cambiato.
Siamo tutti spettatori di uno show come se non ci interessasse, come se i danni al paesaggio, alle colture non avesse nessuna ripercussione sulla comunità.
Eppure l’aria in agosto è stata irrespirabile, il frastuono dei canadair che hanno sorvolato i paesi ha riempito le giornate, ma la sensazione che si ha è come se fosse una cosa “normale” di una estate calda.
Eppure nulla di tutto questo è normale.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Sono il risultato di una politica dissennata, di calcoli errati, di pura convenienza economica a breve tempo ma con pesanti ripercussioni per il futuro.

Noi guide e operatori del Parco che “vendiamo” il paesaggio, come una cosa sublime, dagli effetti inebrianti per la vista, per le emozioni che esso suscita, abbiamo perso un patrimonio.
Interi costoni montuosi hanno cambiato aspetto. I colori non sono più gli stessi. Al verde intenso della clorofilla dei boschi che in questi giorni di settembre avrebbe assunto le varie colorazioni autunnali si è sostituito il marrone della morte, è scomparsa qualsiasi copertura vegetale a favore di terreni spogli, monotoni nelle tonalità.
Se a questo aggiungiamo che a breve arriveranno le prime piogge che imbatteranno direttamente sul terreno nudo è facile immaginarne le conseguenze: frane, smottamenti, alluvioni, piogge torrenziali saranno il prossimo spettacolo dell’autunno, altro che fall foliage!
Spettacolare immagine della Valle del Sarmento alle ultime luci del giorno
Perché l’uomo è giunto a questo?
Perché pare interessato ad altro e non alla casa in cui abita? Sappiamo tutti che se la propria casa ha una tegola rotta prima o poi l’edificio si allagherà e sarà pregiudicata la tenuta delle mura e delle fondamenta.
Eppure, mentre il canadair sorvolava il paese, la gente giocava a carte al bar, imprecando nei confronti di questi “mostri volanti” che disturbavano il quieto vivere di un pomeriggio afoso di una calda estate. Senza chiedersi come mai questi facessero da giorni la spola tra il mare e l’entroterra dove qualcuno aveva innescato con maestria decine di micce su vasta scala per dare fuoco alla montagna.
Questa apatia nei confronti della propria terra, questa ineludibilità degli eventi, di fronte ai quali sembra che non si possa fare niente, sta distruggendo il nostro Pollino, la nostra Calabria e l’intera nazione.
Sì, perché il fuoco, questa estate ha percorso l’intera Italia: dalla Liguria, alla Campania, alla Sicilia, alla Basilicata, alla Calabria, ogni giorno si registravano dati da bollettini di guerra su quanta superficie fosse andata perduta, di cosa avessimo perso, di quanto tempo sarebbe occorso per ripristinare quel paesaggio caro a tutti, e per il quale l’Italia è visitata da milioni di persone provenienti da tutto il mondo.


Emanuele Pisarra




PS
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