"Se bruci un albero,
distruggi un sogno.
I nostri boschi
continuano a bruciare
per colpa della gente
che non vuole sognare"
Alfonso Alessandrini (Airone, ottobre 2001)
L’Italia è sicuramente
il Paese che ha le migliori norme in materia di gestione delle foreste nel
mondo.
Dai tempi della
Serenissima, passando per i Borboni, fino ad arrivare alla Repubblica, le leggi,
i regolamenti emessi per la gestione della risorsa legno, in molte circostanze, sono inappuntabili.
Una pagina del Corriere della Sera di qualche giorno fa che inneggia agli alberi giganti. Come dire che la propaganda è diversa dalla realtà. |
Mi piace ricordare come
alle Direzioni Generali dei Ministeri interessati vi sono state personalità di ampio
respiro con un grande senso dello Stato.
Riporto qui di
seguito una LETTERA CIRCOLARE
emanata il 1 luglio 1982 dalla Direzione generale del Ministero dell’Agricoltura
e delle Foreste, a firma del dott. Alfonso Alessandrini, allora capo del Corpo
Forestale dello Stato, che concludeva così: Resta inteso che gli indirizzi su esposti costituiranno norme
comportamentali pratiche non sempre poggianti su norme di legge esplicite.
MINISTERO DELL'AGRICOLTURA
E DELLE FORESTE
LETTERA CIRCOLARE
Negli
ultimi tempi sulla stampa si sono rinnovate e fatte più frequenti le critiche
nei confronti dei forestali, accusati di promuovere o consentire iniziative ed interventi
dannosi per i boschi o per l'ambiente.
Generalmente
si tratta di accuse infondate o esagerate, ma talvolta le critiche trovano
qualche riscontro nella realtà, quando vi sia stata da parte nostra un'insufficiente
valutazione preventiva delle conseguenze sull'ambiente di determinati
interventi e una interpretazione non sufficientemente rigorosa delle norme
vigenti.
A
tale proposito si ricorda che la normativa sulle foreste e sull'ambiente, ai
vari livelli (Stato, Regione, Comune), offre molte possibilità di intervenire
in senso protettivo.
Occorre
però che da parte nostra vi sia questa volontà di tutelare più rigorosamente
gli ambienti che ci sono affidati, rispondendo in tal modo ad una precisa
esigenza della società, di cui la stampa è spesso l'espressione più critica e
sensibile.
A
tale scopo, nelle attività relative alle utilizzazioni boschive ed alla tutela
dei boschi, ci si dovrà ispirare ai seguenti criteri:
1. rispetto generalizzato
degli alberi monumentali, anche se in fase di deperimento, specie se ubicati in
zone di particolare valore ambientale e paesaggistico e cioè in prossimità di
sorgenti, corsi e specchi d'acqua, limiti di boschi ecc. ;
2.
estrema cautela e rigore per quel che riguarda l’apertura
di nuove strade nei boschi, di regola da evitarsi;
3.
rigorosi interventi repressivi della circolazione e del
parcheggio con vetture, con moto e con mezzi fuori-strada al di fuori delle
strade, dei percorsi e dei luoghi autorizzati. A tale proposito, a parte le
eventuali leggi regionali e le ordinanze di alcuni comuni, che bisogna far
rispettare, va ricordato che la circolazione e la sosta al di fuori delle strade
producono sempre
danni al terreno, al cotico erboso, alla vegetazione in generale ed alla
rinnovazione in particolare;
Tronchi di faggio taglati nel bosco di Palladoro (comune di San Severino lucano). Foto di G. Braschi |
4. rigorosa tutela dei boschi, degli alberi e degli arbusti, anche
di specie considerate "secondarie", che offrono rifugio, nidificazione,
nutrimento alla fauna selvatica protetta e, in particolare, all'avifauna;
5. controllo dei campeggi (autorizzati), che interessano terreni boscati,
e rigorosi
interventi di repressione del campeggio selvaggio nei terreni boscati con tende, roulottes, campers, ecc., specialmente quando si
tratti di aree di notevole interesse naturalistico c, in ogni caso, quando vi
siano danneggiamenti del terreno e della vegetazione. Si ricorda tra l'altro,
che è sempre Opportuno, rinvenendo veicoli abbandonati su strade e sentieri,
interessanti zone isolate o particolari, annotarne i numeri di targa;
6. ragionata ed articolata opposizione alla utilizzazione dei boschi per riprese
cinematografiche quando siano· interessate zone di notevole valore naturalistico e quando vi siano particolari
pericoli (danni alla vegetazione,
accentuazione dell'erosione, disturbo
della fauna selvatica, ecc.) Tale opposizione non ha generalmente ragion di essere
per le riprese naturalistiche mentre invece trova motivo nel caso nel caso di
films da girare con l’uso di complesse attrezzature e con la partecipazione di
notevoli masse di tecnici e di comparse. Le eventuali autorizzazioni ad effettuare
riprese di questo tipo dovrebbero in ogni caso
essere subordinate al versamento di un deposito cauzionale ed all’osservanza di
particolari prescrizioni.
Taglio di faggi e conseguente apertura di stradine forestali (foto di G. Braschi) |
Resta
inteso che gli indirizzi su esposti costituiranno norme comportamentali pratiche
non sempre poggianti su norme di legge esplicite.
Ho
avuto modo più volte di incontrare in occasioni pubbliche sia sul Pollino che a
Roma, l’allora Capo del CFS, il dott. Alfonso Alessandrini, e non ho un buon
ricordo.
Tuttavia,
ho rivalutato la sua figura, sia attraverso i suoi scritti, libri e articoli, che tramite le sue “proverbiali” circolari, dalle quali traspare la grande
passione che nutriva per il nostro patrimonio forestale.
Purtroppo
figure di questo spessore non se ne trovano più.
Non
se ne trovano perché è cambiata la nostra “struttura” giuridica. Oggi le
Foreste sono ad appannaggio delle Regioni e i Ministeri, anche in seguito alla
sciagurata modifica del titolo V della Costituzione, non hanno più nessun
potere di intervento.
Sono
state istituite le “Conferenze di Servizio”, una sorta di “riunione di
condominio” dove tutti i soggetti interessati (a vario titolo) a una questione sono chiamati a esprimere il proprio pensiero.
Spettacolari faggi "affettati", pronti per essere portati via. (foto di G. Braschi) |
In
linea teorica questo tipo di discussione è il massimo della democrazia; solo
che all’atto pratico in molti decidono di non decidere (vedasi, una per tutte,
la questione della costruzione della centrale elettrica sul Torrente Frido):
le conseguenze di questo andazzo sono disastrose per la natura, per l’ambiente
e per le popolazioni interessate.
Se
a questo “modus operandi” aggiungiamo
anche l’istituzione degli Enti Parco, si ha la quadratura del cerchio.
Infatti,
questi ultimi sono ridotti a veri e propri “ragionieri” e, molte volte, artefici loro
stessi, dei danni causati alla nostra natura.
Come a dire che proprio quelli che dovevano difendere gli “interessi” dei boschi,
della fauna, della flora di un dato territorio sono i primi a concedere le
autorizzazioni alla loro distruzione.
Se
a questo aggiungiamo che le norme e le responsabilità, come ai tempi di
Alessandrini erano certe, oggi, spesso non si capisce chi controlla i
controllori; quali sono le leggi alle quali fare riferimento per proporre un
esposto in difesa di un bosco, per evitare l’apertura dell’ennesima stradina in
terra battuta, oppure per farla chiudere ai mezzi a motore dopo il taglio degli
alberi.
Tutto
ciò rende l’azione dell’uomo inutile nei confronti di qualsiasi atto verso i
boschi e la natura in generale.
Scrivo
questa riflessione anche alla luce del messaggio, scritto dal mio carissimo
amico e collega Giorgio Braschi, ricevuto da Gruppo WhatsApp “Palladoro”,
evocativo di un bella foresta antica e severa di faggi monumentali, nel comune
di San Severino lucano.
“Non c’è pace per il nostro territorio. In questo
periodo quasi ogni passeggiata o escursione diventa motivo di tristezza,
amarezza e indignazione. Ieri siamo stati a Palladoro e proseguendo per i Tre
Confini, lungo la bella “Strada Panoramica degli Orizzonti dei Briganti”, poco
dopo Palladoro, abbiamo trovato uno spettacolo deprimente: i grandi faggi
monumentali che si potevano ammirare lungo quel breve ma suggestivo tratto di
bosco erano tutti spariti; qualcuno c’era ancora, ma sistemato a lato della
strada già sapientemente affettato, pronto per essere caricato sui camion …
parevano pietose carcasse giganti senza vita distese nelle polvere. Questo è lo
spettacolo che offriamo ai turisti in
agosto. I monumenti vegetali che fino a
pochi mesi fa spiccavano maestosi nel bosco a lato strada e che con orgoglio
mostravamo a turisti e conoscenti, oggi non ci sono più. È rimasto il bosco
monotono e banale formato da faggi di nessun pregio, tutti uguali come
piantagione di scopini da gabinetto. Nessuno pretende che non si utilizzi il
bosco per la sua funzione produttiva, ma si pretenderebbe anche il rispetto di
quella turistico ricreativa, salvaguardando gli alberi più grandi e più belli
che sono i nostri monumenti da ammirare, di cui essere fiere, da far ammirare
ai visitatori. È come se a Roma buttassero giù le statue per venderne il marmo.
Ricordo il dott. Lauriola, direttore della Foresta Umbra, che nel 1973 ci
spiegava che le stradelle, le piste forestali e i sentieri escursionistici non
faceva tagliare ai lati per almeno 40-50 metri; al di là consentiva il taglio produttivo
regolare … i turisti durante le loro camminate ammiravano alberi colossali
bellissimi, una natura intatta e affascinate, senza sapere che poco più in là il
bosco assolveva anche alla sua funzione produttiva, con gli inevitabili danni
del caso, (comunque provvisori), ma almeno tenuti discretamente poco visibili
ai visitatori,. Un modo intelligente di gestire il bosco, attuato cinquant’anni
fa… da noi, in pieno Parco Nazionale, sembra si sia tornati indietro di 100
anni … e pensare che fin dal 1982 una circolare ministeriale del Direttore
Generale delle Foreste, il dott. Alessandrini, un grande forestale, raccomandava nelle
attività di utilizzazione boschive , il rispetto degli alberi monumentali (intesi
come grandi alberi i criteri di definizione di albero monumentale verranno 32
anni dopo con la Circolare della Presidenza del Consiglio del 2014), soprattutto in
zone di particolare valore ambientale e paesaggistico (siamo nel Parco);
raccomandava “estrema cautela e rigore
per quel che riguarda l’apertura di nuove strade nei boschi, di regola da
evitarsi” (sic! Caramola, Palladoro, Bosco Magnano e Bosco Favino a Monte Alpi
sono oggi diventati labirinti di stradelle)... e lo scempio continua!
Stradine di accesso (Foto di G. Braschi) |
Un abbraccio sconfortato Giorgio
Tanto
per aggiungere altro sale alle ferite di Giorgio (e non solo alle sue) aggiungo
che anche i Boschi di Chiaromonte, Castelsaraceno, San Donato di Ninea, San
Sosti, Mottafollone, Grisolia, Verbicaro, non stanno meglio.
Tuttavia,
potrebbe essere la volta buona per chiedere una moratoria di almeno dieci anni
anche a seguito degli incendi che hanno distrutto buona parte dei boschi
perimetrali al nostro Parco.
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