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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

mercoledì 11 gennaio 2017

Sentieri e civiltà di un popolo

Una volta si diceva che la civiltà di un popolo si vede dallo stato della sua viabilità.Parafrasando, possiamo dire che un parco si vede dalla sua sentieristica e dalla relativa segnaletica.

Le nuove tabelle segnavia poste a San Lorenzo Bellizzi (foto dal web)
Per quanto riguarda il Parco del Pollino la questione sentieri, ben lo sappiamo, è stata da tempo messa da parte.
Ogni tanto qualche associazione, gruppo o ente pubblico “si sveglia” e segna un sentiero, per poi abbandonarlo a sé stesso.
Di recente è apparsa una nuova rete sentieristica con relativa segnaletica nel comune di San Lorenzo Bellizzi (nel versante calabro del Parco).
Con astuta furbizia, ma anche con completa ignoranza, i progettisti, traendo in inganno i camminatori, hanno usato la tipologia delle tabelle CAI senza, però, rispettarle nei dettagli.


Le dimensioni dei cartelli sono state fatte a piacimento dei tecnici: invece dei 55cm x 25cm, sono di 90cm x 45cm; non è stata rispettata la regola per le indicazioni delle mete, ravvicinata intermedia e finale; infine, elemento non di poco conto, il computo della tempistica. A parte il dubbio su come siano stati calcolati i tempi, quello che appare sulla tabella è a dir poco surreale: una località si raggiunge in 3:60. Il che vuol dire, per un povero escursionista, che per quella giornata di relax voglia lasciare a casa la matematica e la logica, creargli almeno qualche perplessità: Se per questa meta occorrono tre ore e sessanta minuti… perché non scrivere direttamente quattro ore?
Tipologia di tabella adottata dall'Ente Parco del Pollino
(foto da internet)
Se il nostro escursionista, nonostante ciò, si avventurasse su quel sentiero in direzione della meta indicata dalla freccia, il pensiero del tempo indicato, come un piccolo tarlo, continuerebbe a rodere la sua “corteccia cerebrale” e stuzzicherebbe reminiscenze scolastiche, distratto, per fortuna dalla bellezza del paesaggio, ma continuerebbe a camminare senza trovare soluzione. Quando, poi, la fatica comincerebbe a farsi sentire, ecco di nuovo quel tarlo che, lungi dall’essere svanito, riporterebbe a galla il quesito. La soluzione, proprio perché troppo semplice, tarderebbe a venire e allora la risposta sarebbe altrettanto facile: come al solito quelli del CAI scrivono … sciocchezze, magari loro non hanno mai percorso questo sentiero e il tempo è puramente indicativo.

Per sgombrare subito il campo da qualsiasi equivoco: noi del CAI con questi sentieri e questo progetto non abbiamo nulla a che fare. Non siamo stati interpellati.
Fermo restando che, ovviamente, non è fatto obbligo a nessuno interpellarci, nonostante una legge dello Stato affidi al CAI “… il rilevamento e la tracciatura dei sentieri montani”, e malgrado la regione Calabria sia ormai rimasta l’ultima e l’unica a non avere una Legge Regionale sulla Sentieristica, nessuno ha pensato di consultarci: tanto basta fare una ricerca su internet, dove si trova tutto e il … contrario di tutto, e il progetto è presto fatto.
Forse anche perché tanto si è quasi certi che chi mai percorrerà queste “timpe” dimenticate da Dio e dagli uomini?

Dopo l’inverno le tabelle marciranno, i pali verranno inevitabilmente asportati da qualcuno che avrà necessità di recintare un ovile e che troverà i pali della segnaletica pronti da utilizzare e a costo zero...
Inoltre, in molti si chiedono quale sia il ruolo degli uffici del Parco nelle circostanze di questo “fai da te” che va a incidere su uno dei settori portanti del turismo di un’area protetta.
Semplicemente l’ente Parco nazionale del Pollino non ha un ufficio che si occupi esclusivamente della sentieristica, che “dia i numeri” di un sentiero, che provveda a dare validità a un progetto di rete sentieristica comunale, che fornisca indicazioni su come vuole che si realizzi un sentiero sul proprio territorio.
Tabellonistica CAI (foto da internet)
Questo ente tratta i progetti di sentieristica come un qualsiasi altro appalto relativo ai lavori pubblici, al pari di una fognatura o della realizzazione di un campo sportivo: l’importante è che il progetto abbia tutti i pareri previsti dalle norme (ma poi quali, se la Regione Calabria, non ha uno straccio di norma su come si fa un sentiero?) e le autorizzazioni dei vari altri enti coinvolti.

Di conseguenza i risultati sono abbastanza … folkloristici. Alcuni sentieri hanno una tabellazione in legno di castagno con scritte incise a fuoco e verniciate di nero; altri sfruttano le indicazioni date del CAI però, per essere “originali”, sono fatte a piacere e le misure delle tabelle risultano essere come puramente indicative. Come se, per realizzare la tabella dello “STOP” nei pressi di un incrocio, invece di farla secondo le misure standard previste dal codice della strada, si usasse la logica delle dimensioni a propria discrezione.
Tanto più è grande è meglio si vede a distanza….
Altra annosa questione è quella della numerazione dei sentieri: per chi non lo sapesse, il Parco qualche anno fa diede incarico ad alcuni professionisti per la realizzazione del “Catasto dei Sentieri” e la redazione di un manuale con le indicazioni ufficiali da seguire.
I tecnici, attenti e profondi conoscitori del territorio, portarono egregiamente a compimento il loro lavoro fornendo all’Ente Parco numerazione, planimetria e una scheda dettagliata dei singoli sentieri; oltre al manuale d’uso.
Il manuale redatto è rimasto nei cassetti!!!
Perciò tutti segnano sentieri, nessuno chiede all’Ente che numero utilizzare con la naturale conseguenza di risultati ridicolissimi, di numeri di sentieri replicati.
Perché non si è inviato e non si invia a tutti i comuni, i GAL, i Consorzi e le associazioni il Manuale, anche in formato elettronico, con le indicazioni necessarie per tracciare un sentiero?
Mistero!
E poi, chi ha il compito di validare l’ufficialità del nuovo sentiero?  
In attesa che la legge regionale indichi i soggetti preposti a ciò, l’Ente Parco ha il compito di validare la regolare esecuzione dei lavori di un sentiero ricadente nel proprio territorio, cosa che, tra l’altro, è prevista nel Piano del Parco (anche se non è stato ancora approvato).
Così come ha il compito di richiamare l’Ente Appaltatore e il Responsabile del Procedimento a verificare la correttezza dei lavori secondo le indicazioni che l’Ente Parco assunse con delibera, la n. 121, già dal lontano 1997.
Nel caso di San Lorenzo Bellizzi, l’Ente Parco deve richiamare il Responsabile del Procedimento del Comune e intimargli di rifare la tabellazione secondo gli standard del CAI così come previsti dalla su citata delibera.
Lo farà?
Io ne dubito…!
Infine, per tornare al quesito del nostro escursionista, la soluzione è molto semplice: i tecnici hanno inteso usare l’unità di tempo “centesimale” e non “sessagesimale” come suggerisce il CAI: per cui le “3:60” vogliono dire tre ore e trentasei minuti.


Emanuele Pisarra

1 commento:

  1. Carissimo Emanuele,

    non ti sfugge mai nulla sulle inadempienze che si perpetuano sul territorio e fai benissimo a evidenziare le tante negligenze degli Enti che operano con superficialità e prendono decisioni spesso errate. Un abbraccio ....

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