Dalla stampa apprendo che il Suo interesse verso le aree protette della nostra Nazione è un po’ scarsetto in quanto le Sue attenzioni sono rivolte verso il nucleare, magari di quarta o forse quinta generazione. Non importa cosa ciò voglia dire e, soprattutto, pare proprio che Lei non si preoccupi dei tempi, nel senso che, implementare una tale tecnologia e metterla poi in produzione, vuol dire mettere in conto almeno venti anni e diversi miliardi di euro.
Vengo,
però, alla questione principale, oggetto di questa lettera: i parchi nazionali.
Come
Lei certamente saprà, l'Italia ne ha venticinque sparsi tra le Alpi e le isole. .
Molti
sono, a tutt’oggi, privi della figura del direttore, in altri manca il
presidente; in alcuni è persino assente un Suo rappresentante (in quello del
Pollino, in cui vivo e lavoro, mancano tutti e tre).
Eppure il suo Dicastero è, tra le altre cose, l'organo di vigilanza per la corretta attuazione delle norme di gestione del territorio ricadente all'interno del perimetro di un’area protetta.
Tralascio
tutti gli altri problemi che affliggono tali aree, per evidenziarne intanto
uno: la mancanza del direttore. Ebbene questa figura squisitamente ‘tecnica’ è
sempre in balia del vento ‘politico’ del periodo. Converrà che ormai è giunto il momento di
bandire un concorso per titoli e per esami per nominare questa determinante
figura che manca nella nostra pubblica amministrazione. La presenza di un tale dirigente in ogni area
protetta sarebbe la garanzia di avere una valida figura amministrativa per
almeno trent'anni, e non credo che l'assunzione di venticinque funzionari possa provocare una voragine nelle casse dello Stato.
Vorrei
portare alla Sua attenzione anche una serie di situazioni che si sono venute a
creare in seguito alla soppressione, per esempio, delle Comunità montane nel
Meridione con il passaggio delle loro competenze ai nuovi enti parco.
Se a questo aggiungiamo la programmata sopressione delle Province è facile immaginare come tutte le aspettative sorte nella comunità locali, con la creazione di questi nuovi Enti, siano andate puntualmente deluse. Perché, come al solito, la riforma è stata realizzata a metà: nel senso che, per tutta la vacatio normativa in seguito al tentativo fallito di abolire le province, gli enti parco si sono accollati le tante e varie esigenze del territorio, appaltando strade, spendendo denari nelle più svariate iniziative.
È ovvio che questo nuovo ruolo degli enti parco ha creato tutta una serie di attese e che ora non è più facile tornare indietro.
Le
modifiche introdotte dal governo Monti – che hanno praticamente cambiato la governance, trasferendo i poteri dallo
Stato, attraverso le comunità dei parchi, agli enti locali – si sono rivelate
fallimentari e io sono a sostenere che questi poteri debbano tornare di
competenza al Suo Dicastero: proprio perché i parchi sono ‘nazionali’,
non possono e non devono essere sottoposti ai piccoli interessi di bottega.
Bisogna nominare al più presto i nuovi dirigenti - sia tecnici sia politici - e ridefinire, in sostanza, la mission dei parchi da qui fino ai prossimi trent'anni, perché il "mio" ha appena compiuto il suo trentesimo anno nella completa indifferenza di molti, compreso il Suo Dicastero.
E
su questo La invito a leggere la mia cronaca della serata del 21 novembre 2023
(Parola di Acalandros: Festa dei
trent’anni dell’istituzione del Parco nazionale del Pollino].
Il
Pollino (così come gli altri parchi italiani) non merita questo trattamento!
Perché il Pollino è sinonimo di biodiversità, di comunità minoritarie ricche di
storia, tradizioni, usi e costumi particolari da salvaguardare perchè segni di
una identità!
È
un territorio ricco di paesaggi selvatici, di canyon, di ambienti naturali
fiabeschi.
Se
Lei non ha mai visitato questi luoghi non ha il ‘giusto’ metro di misura per
giudicare questa realtà, mi offro volontario nel farLe da guida.
Al
momento in cui scrivo questa lettera sono passati circa settecento giorni senza
presidenza, circa quattrocento senza un Suo rappresentante e l'incarico di direttore è
stato prolungato per la settima volta.
Nella
comunità che vive con fatica in questo territorio non si avverte più la
presenza di questo ente.
Magari
è un bene? allora perché non abolire gli enti parco? Risparmieremmo diversi
stipendi, rimborsi spese, dinieghi, conflitti di competenze e pareri
amministrativi.
Ma
se li vogliamo mantenere, urge una Sua presa di posizione e un Suo
interessamento.
Non
comprendo il Suo silenzio!
Batta
un colpo.
Se
è un problema di uomini, mi offro volontario (forse).
Distinti
saluti
Emanuele
Pisarra