Francesco Giorgio, Claudio
Rende, Sandro Berardone: tre personalità completamente diverse tra di loro
ma accomunate da un unico destino, fare qualcosa per il Pollino.
Francesco Giorgio (Foto di Bruno Romanelli) |
Francesco, il
precursore, in anni non sospetti e sempre contro corrente con il tempo
contemporaneo, fu tra i fondatori dell’Associazione Amici del Parco nazionale
del Pollino, di San Lorenzo Bellizzi, avendo come obiettivo la nascita
dell’area protetta.
All’epoca Francesco insegnava a Roma
e quindi aveva modo di incontrare il gotha dell’ambientalismo del tempo in
Italia. Conobbe Franco Tassi e Fulco Pratesi. Ben presto decise di ritornare
sul Pollino per aiutare questa associazione a fare qualcosa per la nascita di
un Parco che non fosse solo divertimenti, insediamenti turistici e strutture
avveniristiche che avrebbero trovato il loro tempo.
L’associazione riuscì a bloccare -
anche con l’aiuto dell’allora sindaco Cerchiara - la speculazione di Serra di
Crispo da parte della società immobiliare napoletana La Gioconda e grazie al
Wwf presentò un progetto di Parco alternativo a quello voluto dal governo in
carica.
Un progetto – quello del Wwf –
troppo all’avanguardia per i tempi che non ebbe seguito. È questo il rammarico
di non essere stati propositivi come ambientalisti dopo i successi ottenuti nel
bloccare questo o quel progetto speculativo. Ricordo per quelli più giovani che
il Progetto Efim-Insud prevedeva – tra l’altro - un sistema viario che avrebbe
attraversato il Pollino in senso trasversale – per intenderci una super strada
che valicava il Varco del Pollino in direzione Piano Vaquarro-Viggianello,
intersecando un’altra strada che avrebbe, da Terranova del Pollino, raggiunto
il Pollinello dove bisognava costruire un albergo a sette piani a sua volta collegato
da una funivia con partenza da Morano calabro, all’altezza dell’attuale uscita
autostradale.
Francesco, allora, seguì questo
malumore e con la sua verve riuscì a portare all’attenzione di molti lo scempio
e i danni che ne sarebbero derivati da questo strano concetto di valorizzazione
della montagna.
Ben presto – come era nel suo
carattere – abbandonò le idee del Wwf e si dedicò ad una sua personale
battaglia per il Pollino che spesso sfociò in forti polemiche.
Prima di andare in pensione,
Francesco insegnò italiano nelle scuole superiori di Castrovillari e durante le
sue lezioni non mancava mai una proiezione di diapositive sul Pollino.
Questo l’uomo “politico”
Francesco; poi segue invece lo scopritore, l’esploratore, il gentiluomo di
vecchio stampo, intabarrato nel suo sempre nuovo abito di velluto fatto cucire
su misura dal migliore sarto di Terranova del Pollino, che vagava per le nostre
montagne nascondendo in punti stabiliti lungo gli itinerari più frequentati
fiaschi di vino che amava recuperare a distanza di mesi se non di anni
suscitando nella comitiva sconcerto ed ilarità per la strana idea.
Però il vino si era conservato
bene.
Ricordo ancora Francesco quando
il giorno di ferragosto prima di venire a messa a Civita (amava così tanto il
rito bizantino-greco che per un periodo desiderò fortemente di farne parte come
aspirante sacerdote) passava da casa mia a portare a mio padre un arancio (il
famoso biondo di Trebisacce) che aveva accuratamente conservato nella paglia
dopo la raccolta nel suo giardino per i suo amici.
Infine, non posso non citare
l’immensa cultura classica di Francesco e le sue lunghe discussioni – per
esempio – con Fedele Mastroscusa da Morano: assistervi era un vero e proprio
piacere. Per non parlare della passione musicale: Francesco che amava invitare
i suoi amici a casa sua ed eseguire con magistrale bravura l’inno alla gioia di
Beethoven.
Ci sarebbe tanto da raccontare di
Francesco che per noi - allora giovani - che ci avvicinavamo alla montagna e a
quello che in seguito sarebbe diventato il trekking, insegnò: le lunghe
attraversate del Massiccio alla volta del Santuario della Madonna del Pollino
con partenza da Civita e ritorno a Plataci, dove la moglie inglese di Salvatore
ci preparava dei piatti tipici da leccarci i baffi. E tanto altro che uno
spazio tiranno di un articolo non permette di esporre.
Un grande uomo, un intellettuale
ed un maestro per tutti noi che ci lascia un unico grande insegnamento: siate sempre
vigili perché la natura non si difende con leggi, norme e regolamenti. La
natura – nel senso più ampio del significato - sta dentro di noi.
Claudio Rende |
Claudio Rende, invece, molto più pratico, deciso e determinato, ha
forse sostituito Francesco nelle battaglie per la difesa del nostro Pollino.
Fondatore, deus ex machina, della Lipu sezione di Castrovillari, intorno
alla metà degli anni ottanta, fu protagonista di tanti scontri con il mondo –
per esempio – venatorio per la istituzione del Parco del Pollino.
Fece parte della
Commissione paritetica per la istituzione del Parco dove non si risparmiò nello
sfidarsi con i vari detrattori del Parco.
Io, invece, ho un ricordo
particolare in quanto grazie alle sue iniziative – come responsabile della Lipu
– feci il mio primo corso di riconoscimento degli uccelli che culminò con una
gita al Piano di Caramolo attraverso la salita del Portone da Saracena con un
altro personaggio del calibro di Franco Senatore, dove assistemmo per diversi
minuti al volo acrobatico di un aquila reale che si difendeva da un attacco
organizzato di uno stormo di corvi imperiali. In quella occasione ebbi come una
visione (era aprile del 1985) che avrei fatto da grande la Guida di montagna e
che noi tutti che cercavamo di difendere le nostre montagne dai vari assalti di
presunti “valorizzatori” eravamo come quell’aquila che era stata sfidata in
combattimento dai corvi per mettere in discussione chi fosse il padrone dei
cieli.
In quegli anni, Claudio si
divideva tra l’essere uomo di governo in quanto componente della Commissione
paritetica e militante di una associazione di frontiera in difesa
dell’ambiente.
Non esitò a denunciare il sindaco
di Civita per l’inopportuna e scellerata scelta di costruire un depuratore a
pochi passi dal ponte del diavolo, così come denunciò il sindaco di Morano per
la costruzione di un abbominevole abbeveratoio al Piano di Gaudolino, così come
bloccò l’apertura di una pista forestale che doveva portare al Piano Pallone
dopo il grande incendio del giugno del 1985.
Questo era Claudio. La sua
irruenza ed onestà intellettuale lo hanno portato spesso a grandi scontri e
competizioni per giudicarsi la leadership del movimento ambientalista a
Castrovillari in concorrenza con il Wwf. Nacque il Parco e da subito lui capì
che si sarebbe trattato di un ennesimo carrozzone che tutto avrebbe fatto
tratte che difendere la natura, l’ambiente delle nostre montagne.
Ebbe anche serie ripercussioni
nel suo lavoro di funzionario di banca.
Io stesso in più occasioni ebbi
forti discussioni sul modo di intendere il Parco. Lui molto più realista del re
capì che non saremmo andati da nessuna parte con questa idea di Parco e presto
si dedicò ad altro. Già precursore della fine delle associazioni ambientaliste
con l’istituzione del ministero dell’ambiente si disinteressò del Pollino e si
dedicò al karatè e al volo libero. Sperava di trovare nel cielo una sua nuova
dimensione.
Sandro Berardone |
Sandro Berardone, agronomo, con
la passione per la politica, per certi versi poteva essere considerato
l’antagonista lucano di Claudio anche se molto più politicizzato e più
vincolato ai dettami del partito.
Sandro ha da sempre
militato nella Legambiente, braccio operativo nel movimento ambientalista
nazionale dell’allora Partito comunista. Legambiente agli inizi degli anni novanta
non aveva voce in capitolo sul Pollino. La nostra montagna era a tutto appannaggio
del Wwf e della Lipu. Legambiente cercava il suo spazio soprattutto con il Wwf
che anche in Basilicata era molto forte. Sandro mostrò subito doti non comuni
di politico di lungo corso e nelle lunghe telefonate a dibattere sui vari
problemi del Parco non trovavamo mai un punto di convergenza: per lui tutto era
mediabile. A tutto c’era una soluzione. Per me, invece, non c’erano margini di
discussione, soprattutto con la gestione del Parco da parte del presidente
Fino. Infatti, erano gli ultimi periodi delle grandi infrastrutture in
Basilicata e si era di fronte al mega progetto di una fondovalle (l’ultima) del
Frido che doveva collegare la valle omonima con l’entroterra attraverso una
serie di viadotti e gallerie che avrebbero seriamente compromesso la bellezza
di questi luoghi. Il Wwf in prima fila riuscì a bloccare il progetto. Sandro
intuì le potenzialità di carriera in questo mondo ed iniziò a tessere la tela
di una terza associazione ambientalista che in seguito ebbe grande ruolo nella
gestione del Parco del Pollino. Infatti, con l’istituzione del Parco
Legambiente – insieme con il Wwf – ebbe un suo delegato nel Consiglio direttivo
del parco. A discapito della Lipu che fu tagliata fuori. A dire il vero questi
componenti non incisero più di tanto sulle scelte del Parco. Sandro capì che
conveniva passare attraverso la politica normale, convenzionale e così entrò
ufficialmente di diritto nella Comunità del Parco come sindaco di San
Costantino albanese e poi come consigliere della provincia di Potenza. Ebbe un
ruolo importantissimo, fino ad essere nominato presidente di questo importante
organismo che in più occasioni salvò l’ente dal default
politico-amministrativo. Intelligente, colto, dotato di una visione realistica
della politica Sandro è stato un amico da sempre del Parco. Ne ha fatto la sua
ragione di vita. Lo ricorderemo come una personalità di grande prestigio per il
Pollino.
Tre figure – Francesco, Claudio e
Sandro – che nel bene e nel male hanno fatto la storia (almeno quella legata al
movimento ambientalista) del Pollino. Oggi che non ci sono più e ne sentiamo la
mancanza. Speriamo che i loro insegnamenti non vadano perduti e che qualcuno
raccolga il testimone.
Emanuele PisarraArticolo pubblicato sulla rivista della sezione di Castrovillari del Club Alpino Italiano n. 1 - gennaio 2015
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