Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

sabato 12 agosto 2017

L'oro del Pollino: gli alberi monumentali

"Se bruci un albero,
distruggi un sogno. 
I nostri boschi
continuano a bruciare
per colpa della gente
che non vuole sognare" 
Alfonso Alessandrini (Airone, ottobre 2001)




L’Italia è sicuramente il Paese che ha le migliori norme in materia di gestione delle foreste nel mondo.
Dai tempi della Serenissima, passando per i Borboni, fino ad arrivare alla Repubblica, le leggi, i regolamenti emessi per la gestione della risorsa legno, in molte circostanze, sono inappuntabili.
Una pagina del Corriere della Sera di qualche giorno fa che
inneggia agli alberi giganti. Come dire che la propaganda è
diversa dalla realtà. 
Mi piace ricordare come alle Direzioni Generali dei Ministeri interessati vi sono state personalità di ampio respiro con un grande senso dello Stato.

Riporto qui di seguito una LETTERA CIRCOLARE emanata il 1 luglio 1982 dalla Direzione generale del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, a firma del dott. Alfonso Alessandrini, allora capo del Corpo Forestale dello Stato, che concludeva così: Resta inteso che gli indirizzi su esposti costituiranno norme comportamentali pratiche non sempre poggianti su norme di legge esplicite.

MINISTERO DELL'AGRICOLTURA 
E DELLE FORESTE

LETTERA CIRCOLARE

 Negli ultimi tempi sulla stampa si sono rinnovate e fatte più frequenti le critiche nei confronti dei forestali, accusati di promuovere o consentire iniziative ed interventi dannosi per i boschi o per l'ambiente.
Generalmente si tratta di accuse infondate o esagerate, ma talvolta le critiche trovano qualche riscontro nella realtà, quando vi sia stata da parte nostra un'insufficiente valutazione preventiva delle conseguenze sull'ambiente di determinati interventi e una interpretazione non sufficientemente rigorosa delle norme vigenti.
A tale proposito si ricorda che la normativa sulle foreste e sull'ambiente, ai vari livelli (Stato, Regione, Comune), offre molte possibilità di intervenire in senso protettivo.

Occorre però che da parte nostra vi sia questa volontà di tutelare più rigorosamente gli ambienti che ci sono affidati, rispondendo in tal modo ad una precisa esigenza della società, di cui la stampa è spesso l'espressione più critica e sensibile.

A tale scopo, nelle attività relative alle utilizzazioni boschive ed alla tutela dei boschi, ci si dovrà ispirare ai seguenti criteri:

1.    rispetto generalizzato degli alberi monumentali, anche se in fase di deperimento, specie se ubicati in zone di particolare valore ambientale e paesaggistico e cioè in prossimità di sorgenti, corsi e specchi d'acqua, limiti di boschi ecc. ;

2.    estrema cautela e rigore per quel che riguarda l’apertura di nuove strade nei boschi, di regola da evitarsi;
3.   
Tronchi di faggio taglati nel bosco di Palladoro (comune di
San Severino lucano). Foto di G. Braschi
rigorosi interventi repressivi della circolazione e del parcheggio con vetture, con moto e con mezzi fuori-strada al di fuori delle strade, dei percorsi e dei luoghi autorizzati. A tale proposito, a parte le eventuali leggi regionali e le ordinanze di alcuni comuni, che bisogna far rispettare, va ricordato che la circolazione e la sosta al di fuori delle strade producono sempre danni al terreno, al cotico erboso, alla vegetazione in generale ed alla rinnovazione in particolare;

4.    rigorosa tutela dei boschi, degli alberi e degli arbusti, anche di specie considerate "secondarie", che offrono rifugio, nidificazione, nutrimento alla fauna selvatica protetta e, in particolare, all'avifauna;

5.    controllo dei campeggi (autorizzati), che interessano terreni boscati, e rigorosi interventi di repressione del campeggio selvaggio nei terreni boscati con tende, roulottes, campers, ecc., specialmente quando si tratti di aree di notevole interesse naturalistico c, in ogni caso, quando vi siano danneggiamenti del terreno e della vegetazione. Si ricorda tra l'altro, che è sempre Opportuno, rinvenendo veicoli abbandonati su strade e sentieri, interessanti zone isolate o particolari, annotarne i numeri di targa;

6.    ragionata ed articolata opposizione alla utilizzazione dei boschi per riprese cinematografiche quando siano· interessate zone di notevole valore naturalistico e quando vi siano particolari pericoli (danni alla vegetazione, accentuazione dell'erosione, disturbo della fauna selvatica, ecc.) Tale opposizione non ha generalmente ragion di essere per le riprese naturalistiche mentre invece trova motivo nel caso nel caso di films da girare con l’uso di complesse attrezzature e con la partecipazione di notevoli masse di tecnici e di comparse. Le eventuali autorizzazioni ad effettuare riprese di questo tipo dovrebbero in ogni caso essere subordinate al versamento di un deposito cauzionale ed all’osservanza di particolari prescrizioni.
Taglio di faggi e conseguente apertura di stradine forestali
(foto di G. Braschi)
Qualora in sede di applicazione delle direttive sopra indicate dovessero dei contrasti con amministrazioni locali, con enti o con privati, se ne dovrà riferire urgentemente all’ufficio regionale competente, e, nei casi di particolare importanza, a questo Ministero per promuovere la necessaria azione di coordinamento.

Resta inteso che gli indirizzi su esposti costituiranno norme comportamentali pratiche non sempre poggianti su norme di legge esplicite.






Ho avuto modo più volte di incontrare in occasioni pubbliche sia sul Pollino che a Roma, l’allora Capo del CFS, il dott. Alfonso Alessandrini, e non ho un buon ricordo.
Tuttavia, ho rivalutato la sua figura, sia attraverso i suoi scritti, libri e articoli, che tramite le sue “proverbiali” circolari, dalle quali traspare la grande passione che nutriva per il nostro patrimonio forestale.
Purtroppo figure di questo spessore non se ne trovano più.
Non se ne trovano perché è cambiata la nostra “struttura” giuridica. Oggi le Foreste sono ad appannaggio delle Regioni e i Ministeri, anche in seguito alla sciagurata modifica del titolo V della Costituzione, non hanno più nessun potere di intervento.
Sono state istituite le “Conferenze di Servizio”, una sorta di “riunione di condominio” dove tutti i soggetti interessati (a vario titolo) a una questione sono chiamati a esprimere il proprio pensiero.
Spettacolari faggi "affettati", pronti per essere portati via.
(foto di G. Braschi)
In linea teorica questo tipo di discussione è il massimo della democrazia; solo che all’atto pratico in molti decidono di non decidere (vedasi, una per tutte, la questione della costruzione della centrale elettrica sul Torrente Frido): le conseguenze di questo andazzo sono disastrose per la natura, per l’ambiente e per le popolazioni interessate.
Se a questo “modus operandi” aggiungiamo anche l’istituzione degli Enti Parco, si ha la quadratura del cerchio.
Infatti, questi ultimi sono ridotti a veri e propri “ragionieri” e, molte volte, artefici loro stessi, dei danni causati alla nostra natura.
Come a dire che proprio quelli che dovevano difendere gli “interessi” dei boschi, della fauna, della flora di un dato territorio sono i primi a concedere le autorizzazioni alla loro distruzione.
Se a questo aggiungiamo che le norme e le responsabilità, come ai tempi di Alessandrini erano certe, oggi, spesso non si capisce chi controlla i controllori; quali sono le leggi alle quali fare riferimento per proporre un esposto in difesa di un bosco, per evitare l’apertura dell’ennesima stradina in terra battuta, oppure per farla chiudere ai mezzi a motore dopo il taglio degli alberi.
Tutto ciò rende l’azione dell’uomo inutile nei confronti di qualsiasi atto verso i boschi e la natura in generale.
Scrivo questa riflessione anche alla luce del messaggio, scritto dal mio carissimo amico e collega Giorgio Braschi, ricevuto da Gruppo WhatsApp “Palladoro”, evocativo di un bella foresta antica e severa di faggi monumentali, nel comune di San Severino lucano.
 Non c’è pace per il nostro territorio. In questo periodo quasi ogni passeggiata o escursione diventa motivo di tristezza, amarezza e indignazione. Ieri siamo stati a Palladoro e proseguendo per i Tre Confini, lungo la bella “Strada Panoramica degli Orizzonti dei Briganti”, poco dopo Palladoro, abbiamo trovato uno spettacolo deprimente: i grandi faggi monumentali che si potevano ammirare lungo quel breve ma suggestivo tratto di bosco erano tutti spariti; qualcuno c’era ancora, ma sistemato a lato della strada già sapientemente affettato, pronto per essere caricato sui camion … parevano pietose carcasse giganti senza vita distese nelle polvere. Questo è lo spettacolo che offriamo ai turisti in
Stradine di accesso (Foto di G. Braschi)
agosto. I monumenti vegetali che fino a pochi mesi fa spiccavano maestosi nel bosco a lato strada e che con orgoglio mostravamo a turisti e conoscenti, oggi non ci sono più. È rimasto il bosco monotono e banale formato da faggi di nessun pregio, tutti uguali come piantagione di scopini da gabinetto. Nessuno pretende che non si utilizzi il bosco per la sua funzione produttiva, ma si pretenderebbe anche il rispetto di quella turistico ricreativa, salvaguardando gli alberi più grandi e più belli che sono i nostri monumenti da ammirare, di cui essere fiere, da far ammirare ai visitatori. È come se a Roma buttassero giù le statue per venderne il marmo. Ricordo il dott. Lauriola, direttore della Foresta Umbra, che nel 1973 ci spiegava che le stradelle, le piste forestali e i sentieri escursionistici non faceva tagliare ai lati per almeno 40-50 metri; al di là consentiva il taglio produttivo regolare … i turisti durante le loro camminate ammiravano alberi colossali bellissimi, una natura intatta e affascinate, senza sapere che poco più in là il bosco assolveva anche alla sua funzione produttiva, con gli inevitabili danni del caso, (comunque provvisori), ma almeno tenuti discretamente poco visibili ai visitatori,. Un modo intelligente di gestire il bosco, attuato cinquant’anni fa… da noi, in pieno Parco Nazionale, sembra si sia tornati indietro di 100 anni … e pensare che fin dal 1982 una circolare ministeriale del Direttore Generale delle Foreste, il dott. Alessandrini, un grande forestale,
raccomandava nelle attività di utilizzazione boschive , il rispetto degli alberi monumentali (intesi come grandi alberi i criteri di definizione di albero monumentale verranno 32 anni dopo con la Circolare della Presidenza del Consiglio del 2014), soprattutto in zone di particolare valore ambientale e paesaggistico (siamo nel Parco); raccomandava “estrema cautela e rigore per quel che riguarda l’apertura di nuove strade nei boschi, di regola da evitarsi” (sic! Caramola, Palladoro, Bosco Magnano e Bosco Favino a Monte Alpi sono oggi diventati labirinti di stradelle)... e lo scempio continua!
Un abbraccio sconfortato Giorgio

Tanto per aggiungere altro sale alle ferite di Giorgio (e non solo alle sue) aggiungo che anche i Boschi di Chiaromonte, Castelsaraceno, San Donato di Ninea, San Sosti, Mottafollone, Grisolia, Verbicaro, non stanno meglio.
Tuttavia, potrebbe essere la volta buona per chiedere una moratoria di almeno dieci anni anche a seguito degli incendi che hanno distrutto buona parte dei boschi perimetrali al nostro Parco.






PS

Ringrazio Giorgio Braschi per aver autorizzato a pubblicare la sua lettera e le foto




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